
Fiere, chi farà affari?
La marcia forzata di quest’anno si profila quasi identica per il 2008, salvo il fatto che Globe08 va ancora più a ridosso di Bit. Di nuovo quattro fiere in poco più di un mese, tra la metà di febbraio e i primi di aprile, quando per molti ci sono anche Fitur, ITB e Mitt a Mosca. Il mercato, quello degli espositori, ha già espresso qualche insofferenza, le dichiarazioni di Giuseppe Boscoscuro, presidente di Astoi, hanno dato voce ai tour operator. Ma nessuna delle organizzazioni protagoniste su questo scenario – anche questo molto italiano – a questo punto può fare nulla. Oltre a fare tutto il possibile per farsi scegliere da una schiera di espositori che di certo stanno rivedendo conti e progetti di marketing. Il difficile è capire chi e come potrà davvero fare affari nelle fiere del turismo, tra organizzatori, espositori e visitatori. «Quello delle date è un falso problema – dice Paolo Audino, a.d. di ExpoGlobe e di TTG Incontri- ogni azienda sceglie strumenti e strategie che ritiene più opportuni. Non è sempre vero che si espone perché lo fa la concorrenza. C’è chi viene per il motivo opposto. Chi alimenta questa polemica lo fa perché forse non conosce i meccanismi che governano il mercato delle fiere, oppure per una partigianeria di qualche tipo. Certo l’Italia non è un paese liberista, ma in un libero mercato le cose stanno così. Il mio problema semmai è di fare fiere ben fatte e utili, a volte ci si riesce perfettamente, altre meno, e allora lavoriamo per aggiustare il tiro». Il riferimento è alle difficoltà logistiche che hanno segnato il debutto di Globe nella nuova Fiera di Roma. Ha poco da dire anche Fabio Majocchi, direttore generale di ExpoCts: «Bit è cresciuta ancora – spiega – benissimo con le Regioni, ma anche con 15.000 metri quadrati di t.o. indipendenti, il Buy Italy con 500 buyer stranieri, e il 66% di seller più che soddisfatti. Innovazione e ascolto del mercato hanno dato frutti, abbiamo i mezzi per tenerci le nostre quote, e farle crescere». Anche BMT, la rassegna napoletana di Angelo De Negri, ha mostrato tutta la sua presa sul Sud: «Più 20% l’area espositiva – ci dice -più 6,5% le presenze, più 4% gli espositori. Siamo i più economici, con un “prodotto chiavi in mano”, e taglieremo ancora i costi: il turismo va sostenuto, non sfruttato. La nostra data è ideale per l’outgoing, e giusta per l’incoming, che tratta un anno per l’altro. Quel che accade prima non ci sfiora». Soddisfatti da No Frills, il workshop di Bergamo alla seconda edizione di primavera: «Il format funziona – dice Annalisa Raia, direttore generale – a basso costo, favorisce il dialogo immediato tra fornitori e distribuzione, vogliamo solo progredire ancora in qualità, le contese tra i grandi non ci riguardano». Certo se il mercato dovrà scegliere, il rischio è che le grandi fiere a costo medio-alto perdano di spessore. E di certo in molti scegliereanno. Dice Nardo Filippetti (Eden Viaggi): «Vedremo quali eventi hanno veramente prodotto. Quattro sono troppi, forse Globe andrebbe meglio a fine stagione». Sceglierà Costa Crociere: «Per una realtà come la nostra – dice Carlo Schiavon – non servono più di due eventi l’anno. A questi costi ci sono altri strumenti di marketing». Aggiunge Jalel Hebara (Sprintours): «Possibile che gli organizzatori non si parlino? Dovremo fare tagli e scelta». Daniel Ponzo (Kuoni) non è nuovo alle scelte: «Noi già abbiamo selezionato da tempo – ci dice – Roma potrebbe essere una grande vetrina, anche internazionale, magari con qualche attenzione in più al calendario». E ancora Guy Luongo (Albatravel): «Le imprese devono investire in tecnologia per rimanere sul mercato, in risorse umane e prodotto. Chi vuole coinvolgerle su quattro fiere in un mese e mezzo perde di vista questo stato di cose, si sprofonda in una visione provinciale del mercato». Ma già Giuseppe Boscoscuro, presidente di Astoi, aveva dato voce ai t.o.: «Si è passato ogni limite. Sarà il mercato a razionalizzare. I nostri associati valuteranno in base ai costi, ormai insopportabili, e al rendimento degli eventi. E noi abbiamo accantonato ogni idea di un nostro workshop, per non peggirorare le cose». Concorda Paolo Mazzola, vice presidente Fiavet: «Troppe fiere diventano inefficaci. Gli interessi della distribuzione si scontrano con quelli degli organizzatori, basterebbero una grande fiera al nord e una al sud». Poi c’è la concorrenza straniera. Dice Andrea Giannetti, presidente Assotravel: «La guerra tra fiere italiane favorisce quelle straniere. La nostra polverizzazione porta altrove anche i buyer. È un problema, non più sana concorrenza». Anche Amalio Guerra, presidente Assoviaggi, si preoccupa dell’incoming: «La saturazione costringe tutti, anche gli stranieri, alla selezione in base all’appeal commerciale delle fiere, e in base al proprio portafogli».