
Fiere, alleanza Milano-Bologna
Marco Morino
MILANO
Dalle guerre di campanile a una logica di alleanze condivisa che promuova il made in Italy sui mercati di tutto il mondo e permetta alle fiere di compiere un enorme salto di qualità. È con questo spirito che sull’asse Milano-Bologna, rispettivamente il primo e il secondo centro fieristico nazionale, sono in corso segnali incrociati per raggiungere un accordo destinato a segnare una svolta per il settore. Le due Fiere, anticipa al Sole-24 Ore l’amministratore delegato di Fiera Milano spa Claudio Artusi, starebbero per proporre la creazione in tempi brevi di una società comune che rafforzi e sviluppi le attività di entrambi i poli espositivi, in Italia e all’estero.
«È giunto il momento – spiega Artusi – di uscire da questa competizione sfrenata a somma zero per il sistema fieristico e avviare una strategia di collaborazione. È normale che l’impulso parta da Milano, Fiera leader in Italia e in Europa, e che susciti l’interesse di Bologna, il secondo centro espositivo nazionale. Ma l’offerta di Milano è aperta a tutte le Fiere, da Rimini a Verona a Cremona, perché è in gioco la competitività stessa delle imprese italiane sui mercati internazionali».
«Per quanto riguarda la casa comune che vorremo costruire con il sistema fieristico – prosegue Artusi – vi sono due ambiti di collaborazione. Innanzitutto dobbiamo fare in modo che si moltiplichino progetti e investimenti per rendere più internazionali le manifestazioni che si svolgono in Italia, a partire da quelle ospitate da Milano e Bologna e quindi dobbiamo fare uno sforzo comune per attirare più operatori dall’estero. Dobbiamo rendere più grandi e rappresentative le mostre che organizziamo all’estero, in modo che costituiscano una via d’accesso diretta per le imprese italiane interessate a radicarsi sui quei mercati». Lo sviluppo internazionale costituirà la prima mission del futuro accordo tra Milano e Bologna.
«Il secondo ambito di collaborazione – prosegue Artusi – riguarda l’Italia. Penso che si debbano individuare una serie di mostre ed eventi per valorizzarli e promuoverli al massimo livello. Queste mostre hanno, per storia e tradizione, un rapporto consolidato con il territorio di riferimento e dunque sarebbe dannoso trasferirle altrove. Ma le due Fiere possono mettere in campo le rispettive forze per far convergere visitatori ed espositori sui rispettivi eventi». A titolo di puro esempio si può citare il Cosmoprof di Bologna, che Fiera Milano può contribuire a lanciare ancora di più all’estero sfruttando i suoi 74 uffici di rappresentanza sparsi nel mondo, oppure la Bit di Milano, che Bologna potrebbe impegnarsi a valorizzare. Si potrebbero immaginare, nei giorni in cui Bologna ospita il Motorshow, passato dalla Promotor di Alfredo Cazzola ai francesi di Gl Events, appuntamenti paralleli a Milano.
«Tutto ciò – precisa Artusi – è ancora prematuro. Ciò che a noi interessa, in questa fase, è di far comprendere che le fiere devono rispondere ai bisogni delle imprese e non dei campanili. In uno scenario nuovo, dove si ragiona su mercati sempre più vasti, sono necessarie risposte nuove. L’alleanza Milano-Bologna, allargata ad altri quartieri, se andrà in porto, è un segnale forte che ci auguriamo possa avere numerosi sostenitori, a incominciare dalle istituzioni. Ed è comunque una grande opportunità che i presidenti Confindustria e di Confcommercio, Luca Cordero di Montezemolo e Carlo Sangalli, siano in questa fase rispettivamente presidente di Fiera Bologna e vicepresidente di Fiera Milano».
Intanto Fiera Milano sta concludendo una serie di acquisizioni che, promette Artusi, saranno annunciate «a brevissimo». Le operazioni sono in linea con quanto indicato dal piano industriale approvato dal Cda.