
Fiere, al via 35 nuove professioni
Trentacinque nuove professioni per la fiera che cambia. Dal project manager di mostra, che si occupa della definizione dei progetti sulle singole manifestazioni, al responsabile del sistema qualità; dal progettista di allestimento all’analista del mercato fieristico, che ha il compito di effettuare attività statistiche e di ricerca: un esercito di nuovi professionisti che sosterrà il sistema fieristico italiano nel proprio processo di evoluzione. È questo il risultato della ricerca sui mestieri fieristici commissionata dall’Accademia del management fieristico e realizzata dalla società di ricerca Mete, presentata ieri a Milano nel corso del convegno ´I mestieri di una fiera che cambia’. Lo studio ha individuato 35 mestieri, 180 diverse competenze e 700 elementi (conoscenze, capacità, comportamenti ecc.) che costituiscono l’ossatura professionale della nuova fiera, reduce da un profondo riassetto interno che ne ha mutato fisionomia, immagine e funzione. ´È in corso una rivoluzione copernicana’, ha spiegato Luigi Roth, presidente di Fondazione Fiera Milano, ´a partire dalla struttura organizzativa degli enti, che si trasformano in società per azioni’. Nel panorama della fiera la virata verso la privatizzazione ha ribaltato il modello tradizionale, quello cioè di un sistema in cui prevale la logica non profit, ispirato a un atteggiamento di protezionismo e di tutela dei monopoli. Oggi emerge, al contrario, un modello che privilegia l’ottica competitiva, dove il sistema aggregato della fiera generalista e di settore si scinde e moltiplica in spin-off più specifici e si persegue la logica dell’utile. La monade-fiera cede il passo alla filiera, in cui si assiste a una frammentazione delle attività e delle competenze. In un simile scenario ´la fiera non può più limitarsi a essere una semplice vetrina ma deve avere una forte componente di comunicazione e una maggiore progettualità’, ha detto Piergiacomo Ferrari, presidente di Fiera Milano international. Secondo Ferrari, gli elementi fondamentali di una realtà che ha mutato fisionomia sono dunque la comunicazione, la logistica, l’informatica e l’internazionalizzazione. Ed è attorno a questi elementi che vanno formati i nuovi profili delle professioni legate al mondo delle esposizioni commerciali. ´Il marketing è fulcro del nuovo sistema fieristico’, gli ha fatto eco Ermanno Rondi, presidente dell’Unione industriale biellese. ´In un certo senso, si può dire che la fiera stia diventando l’outsourcing del marketing per le piccole e medie imprese, perché svolge tutte quelle attività di comunicazione che le pmi non sono in grado di svolgere da sé’, aggiunge Rondi. In definitiva, c’è bisogno di un maggior numero di figure manageriali rispetto al passato, che valorizzino l’immagine della fiera e delle singole aziende che partecipano alle esposizioni, sostengano l’internazionalizzazione e lo scambio, elaborino delle politiche per promuovere la competitività. E che abbiano, inoltre, una serie di ´competenze trasversali’: attenzione al cliente, capacità di lavorare per obiettivo e di capitalizzare del know how, organizzazione per processi, analisi e confronto con altri sistemi fieristici internazionali. Il trend in atto rileva tuttavia una scarsa percezione, fra gli addetti ai lavori, dell’impatto del cambiamento sulle professioni. Una tendenza che Fondazione Fiera Milano ha cercato di invertire con la creazione dell’Accademia di management fieristico, il primo centro formativo europeo dedicato al mondo delle fiere. Dallo scorso anno è infatti attivo il master in exhibition and event management, nato dalla collaborazione fra l’Accademia e l’università Bocconi.