Rassegna stampa

«Fiera, ricerca e nuovi poli industriali: la sfida globale del modello lombardo»

MILANO – Una nuova grande Fiera europea, dodici università, tanti poli di ricerca, da Bergamo a Brescia a Como e Varese, un fiorire di nuove iniziative. La Lombardia ha vissuto uno straordinario 2004 e sta cambiando con molte contraddizioni, con aree di crisi industriale e ambientale. Ma ha mezzi e idee per guardare al futuro come non accadeva da anni, grazie anche a una rinnovata e straordinaria stagione culturale. Il futuro della Lombardia sarà, probabilmente, il futuro del Nord. In Europa. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, è stato uno degli interpreti di questa trasformazione che è fatta di reti, cambiamenti sociali, servizi, con importanza sempre crescente man mano che andava perdendo importanza l’industria tradizionale. Che ruolo avrà la Lombardia? «Sarà cerniera indispensabile tra politiche globali e esigenze del territorio, perché è sul territorio che si gioca lo sviluppo. Noi non puntiamo sulla delocalizzazione, ma sul rilancio delle forze produttive, delle piccole e medie imprese. Vogliamo collegarle con l’università e la ricerca, avendo ben presente che il mondo si è allungato alla Cina, all’India e al Brasile. Senza dimenticare la competizione con il capitalismo renano e francese». Si sta aprendo, se guardiamo al futuro, una nuova collaborazione con Torino e anche con Genova. Cosa fa la Lombardia? «Il rilancio di un asse Mi-To non basta, come non basta pensare al vecchio triangolo industriale: ha contraddistinto all’estero negli anni ’70 le produzioni dell’avanguardia imprenditoriale. Oggi bisogna pensare alla collaborazione tra regioni, al collegamento tra le reti dei servizi e della conoscenza. La Lombardia grazie anche a una maggiore articolazione sociale e produttiva ha vissuto prima delle altre due aree la transizione dalla grande impresa al terziario avanzato. Piemonte e Liguria, rimaste più a lungo condizionate da un vecchio modello produttivo, hanno intrapreso un rapido cambiamento e le nostre economie sono oggi simili. E’arrivato il momento per coordinare al meglio questa nuova fase di sviluppo che corrisponde anche alla crescita di una nuova classe dirigente politica con visione locale e globale come il nuovo ceto imprenditoriale. Le tre regioni hanno bisogno di trovare un’unità anche sotto il profilo simbolico non per contrapporsi, ma per affiancarsi al Nord-Est. E la Lombardia può trainare questa evoluzione». La Lombardia può farlo se si presenta come una regione moderna forte di reti e infrastrutture, dall’energia alle strade, alle ferrovie. Un cammino difficile «Tanti impegni ci attendono su un terreno diventato decisivo anche per due fattori: lo spostamento dell’economia mondiale verso Asia e Cina e l’Europa a 25. Torino, Milano e Genova sono in posizione di grande vantaggio lungo il “Corridoio 5” la direttrice europea Lisbona-Kiev che attraversa la Pianura Padana incrociando le linee dei traffici tra Mediterraneo e Nord Europa. E’ questo il fattore fortemente innovativo in grado di innescare il processo di integrazione e di valorizzazione di queste aree. Al quale va aggiunto il rilancio del porto di Genova che verrà collegato al Gottardo con una direttrice Nord-Sud prevista grazie al lavoro del governo italiano durante il nostro semestre di presidenza Ue. Una prospettiva storica del Nord-Ovest che deve essere letta in chiave di sviluppo». E i servizi? Il 2 aprile verrà inaugurato a Rho-Pero il più grande hub fieristico del mondo, un polo multifunzioni in grado di rilanciare l’intero sistema del Nord, di portare a una riorganizzazione di tutte le esposizioni provinciali per arrivare a una rete vera e efficiente. Stiamo lavorando per fare grande Malpensa e per assimilare la distanza tra Milano e Torino a quella di due punti diversi di una stessa città grazie alla connessione con l’Alta capacità. Investiamo per mettere in rete le Università e con fondi dedicati aiutiamo le piccole e medie imprese a collegarsi con le università e ad approfittare della ricerca i cui fondi sono stati decuplicati fino a 250 milioni di euro l’anno». Sono già avviate linee di collaborazione tra le tre regioni? «Sulla mobilità sostenibile, per esempio: oggi ad Arese potremmo costruire, insieme con Torino l’auto del futuro pensata con nuovi criteri di compatibilità ambientale. Sul tema delle utilities abbiamo esigenze comuni in termini di approvvigionamento idrico e di energia. La Lombardia sta creando le condizioni per realizzare un grande polo in grado di offrire servizi migliori e più competititvi. Un primo sì dei tecnici è arrivato, ora lavoriamo per il consenso politico. Il settore sanitario vede già un’intesa a tre per il governo della mobilità dei pazienti». Questi cambiamenti modificano anche la qualità della vita dei lombardi che si caratterizza oggi per un grande desiderio di cultura e per una sofferenza da inquinamento. Come risponde la Regione? «I lombardi che vanno alle mostre sono il nostro petrolio e sottolineano una lezione: il fattore umano è la leva dello sviluppo. Investire in cultura per noi significa non solo contribuire alla rinascita di musei e al diffondersi delle attività, ma anche chiudere con i finanziamenti a pioggia e puntare su buono scuola, buono formativo e voucher tecnologico per le aziende. Sull’inquinamento voglio chiarire che la Regione ha avviato un programma complessivo di guerra allo smog con il blocco delle auto non catalizzate per cinque ore al giorno o con un programma di rinnovo del parco autobus. Noi, preciso, finanziamo anche iniziative di lotta all’inquinamento che deve essere fatta da comuni e provincie (la trasformazione delle caldaie nei condomini e nelle scuole, per esempio). Poi spetta a Comuni e Province rendere operativi i finanziamenti e controllare che ottengano lo scopo». Come sarà la Lombardia nel 2010? Servizi e cultura? «Non solo. Penso soprattutto a poli industriali di qualità eccelsa, sostenuti dalla ricerca e dalle università. Con una civiltà della conoscenza sempre più decentrata».

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