Rassegna stampa

Fiera, piace più dentro che fuori

Una fiera più apprezzata all’interno che all’esterno del quartiere per i servizi che offre a visitatori ed espositori, a parte la ristorazione. È la «fotografia» della fiera di Verona fatta da uno studio effettuato dall’Università scaligera in collaborazione con Veronafiere e l’Associazione degli industriali, nella cui sede di piazza Cittadella è stato presentato ieri il quarto volume dei «quaderni del centro studi». Titolo del quaderno, che è frutto di un protocollo d’intesa firmato dai tre enti nel 2003: «La soddisfazione dei clienti nei servizi fieristici». Quanto sono dunque soddisfatti visitatori ed espositori della fiera di Verona? L’indagine, condotta su due manifestazioni molto diverse quali Vinitaly e Progetto Fuoco, ha portato a concludere che la soddisfazione è complessivamente positiva e che la quasi totalità degli intervistati tornerà per le edizioni del 2005. «Promossi» costo e disponibilità del parcheggio auto, nonostante la registrazione di «parecchie esperienze negative individuali che dovrebbero far riflettere l’organizzazione» (come riporta il quaderno); abbastanza bene anche per l’accesso alla fiera tramite gli sportelli, nonostante alcuni reclami: unico neo è il giudizio riguardante i mezzi pubblici nel periodo del Vinitaly. Il prezzo del biglietto fieristico viene ritenuto adeguato e la segnaletica per raggiungere gli stand sufficiente. Pesante invece il problema dell’affollamento in fiera, assieme alla difficoltà di trovare un posto di sosta all’interno degli spazi. La ristorazione riceve pesanti critiche per gli eccessivi costi dei cibi e per la bassa qualità, legata ad un ridotto assortimento proposto. Qualità e completezza dell’offerta, per le due manifestazioni in questione, sono state giudicate positivamente. Anche gli espositori promuovono la fiera per localizzazione e dimensione degli stand, personale e servizi – a parte le difficoltà nel portare il materiale all’interno dei padiglioni. I problemi maggiori per chi espone sono riscontrati nell’accesso alla fiera. Dunque, «all’interno del quartiere fieristico i servizi sono sostanzialmente positivi, anche se migliorabili; le criticità vere sono fuori, cioè logistica, parcheggi e mobilità»: è il commento del presidente di Veronafiere, Luigi Castelletti, che aggiunge: «Possiamo anche essere sotto esame, ma siamo comunque il primo organizzatore di fiere proprie in Italia, e questa è una professionalità che va protetta». Per Federico Testa, ordinario di Economia e gestione delle imprese a Verona, che ha coordinato il lavoro, «l’importanza della ricerca sta soprattutto nel fatto che l’Università si è aperta al territorio e alle imprese. Pure la Fiera è un’impresa che deve stare sul mercato, e quindi capire cosa pensano i clienti. Seguire il cliente nell’evoluzione delle sue aspettative è fondamentale per stare sul mercato e vincere: non ci sono più rendite di posizione per nessuno». Anche per il presidente di Assindustria Verona, Alessandro Riello, «oggi o si cresce o si cala, non ci sono più spazi per situazioni di sopravvivenza. E la nostra associazione cerca da tempo di promuovere collaborazioni e fare rete con enti che operano sul territorio, un territorio che spesso ha dimostrato la propria incapacità a creare sinergie». Come ad esempio nel caso del fallimento della cordata veneta nell’acquisizione di Padovafiere, che è andata per ora ai francesi, salvo possibili ricorsi. «Su questo tema, continua Riello, avremmo dovuto muoverci prima e più velocemente, come sistema Veneto. Ma il polo fieristico veneto va comunque fatto». Intanto ieri è stato siglato a Pordenone un accordo di collaborazione tra la fiera di Padova e Pordenone Fiere per il nuovo Salone triveneto del mobile, in programma per settembre nella città patavina.

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