
Fiera, nuovo Cda a giugno Mastrobuono fino al bilancio
di Luca Orsi La partita sul futuro di BolognaFiere si gioca da qui a giugno. Allora, come da statuto, ci sarà la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, che resterà in carica per tre anni. La tempesta di questi giorni (le dimissioni annunciate dell’amministratore delegato, Luigi Mastrobuono e, a ruota, quelle formalizzate di Alfredo Cazzola) non ha dunque fatto cambiare la tabella di marcia. Nessuna proroga del Cda, dunque; nessun rinnovo per soli 12 mesi, ma regolare nomina alla naturale scadenza. Questa la decisione presa venerdì dai soci pubblici e dal presidente Luca di Montezemolo nel corso del vertice-fiume a Roma. Che dovrà ora essere sottoposta ai soci privati. Intanto, in attesa di voltare pagina e aprire una nuova fase nella vita della società di via della Fiera, si prende tempo in merito alla scelta del nuovo ad, che spetta ai soci privati. La nomina sarebbe rinviata di un paio di mesi. Mastrobuono sembra disponibile ad aspettare un po’ prima di fare le valigie. Magari fino alla presentazione del bilancio, ma certo non fino a giugno. Il nuovo corso potrebbe vedere al timone ancora Montezemolo. Almeno per i primi tempi. Forse un anno, un anno e mezzo. Una volta stabilizzata la rotta, il presidente potrebbe passare la mano. Ma i privati, che detengono il 56,9% del capitale di BolognaFiere, vogliono capire quale sarà in merito l’atteggiamento dei soci pubblici, cui spetta la nomina del presidente. Il destino di Montezemolo sarà dunque un tema cruciale nel dibattito interno sul futuro della Spa, che comincia già domani con gli incontri fra il vicepresidente, Luigi Marino, il dimissionario Cazzola e i soci privati entrati l’anno scorso grazie all’aumento di capitale. Martedì si vedranno invece le associazioni di categoria, cioè i ‘vecchi’ azionisti privati. Più in generale, sul tavolo della discussione fra soci pubblici e privati finiranno anche un paio di temi da più parti ritenuti non più rinviabili. Da un lato la riscrittura dei patti parasociali, per garantire potere decisionale sulla nomina dell’ad anche ai nuovi soci privati. Dall’altro, lo snellimento del Cda, che potrebbe passare dagli attuali diciotto consiglieri a undici. Per il sindaco, Sergio Cofferati, «si tratta di due argomenti oggettivi che vanno affrontati subito, per approdare rapidamente a delle conclusioni». Poiché «è evidente» che, sotto entrambi gli aspetti, «l’attuale struttura ha molti limiti». Cofferati – presente venerdì alla riunione di via Veneto, in rappresentanza del Comune, socio di BolognaFiere con il 10,47% del capitale – propone le sue «tre direttrici» per il futuro della Fiera. «Anzitutto, costruire una dimensione territoriale con le ‘piccole’ fiere (Modena e Ferrara; ndr) e con Rimini. Poi c’è bisogno di acquisire sempre nuovi marchi. Infine, ci sono i rapporti internazionali, il più interessante dei quali è quello con Pechino». Comunque, precisa subito l’ex segretario della Cgil, «si tratta di una mia opinione. Poi devono decidere i soci». Cofferati auspica poi un ripensamento da parte del patron della Promotor. Perché «per la Fiera sarebbe importante il recupero di Cazzola e un suo coinvolgimento». Il sindaco nega quindi una possibile manovra dei soci pubblici a seguito delle dimissioni di Mastrobuono: «Non siamo mai andati a caccia di poltrone. la nomina dell’ad è un tema che riguarda i privati. Certo, il problema va risolto il prima possibile, in azienda e non sui giornali». Sempre in merito alla successione di Mastrobuono, il presidente dell’Api provinciale (socio al 4,45%), Paolo Mascagni, ritiene «corretta» la decisione di prendere tempo. «I due mesi di tempo ci consentono di non fare scelte precipitose, ma ponderate e professionali». Mascagni auspica anche «che ci sia il tempo per fare una selezione, e potere arrivare alla scelta migliore». Di certo, l’Api si augura «una gestione molto stabile e duratura». All’interno di una struttura rinnovata, «con organismi amministrativi più snelli e una gestione semplificata», e nella quale «vengano uniformati i ruoli dei soci vecchi e nuovi». Mascagni propone anche un identikit dell’amministratore delegato ideale. «Visto che Montezemolo, uomo di grandissimo prestigio, non può garantire una presenza costante – commenta il presidente dell’Api -, il nuovo ad dovrà essere molto presente e operativo, esperto nel settore e buon conoscitore della città».