
Fiera, il quartiere contro i grattacieli
Dicono che le grandi trasformazioni devono avvenire con il consenso dei cittadini. E comunque non solo in nome del dio sviluppo, che in certi precisi casi coincide col dio denaro. Dicono che se il progetto passerà così com´è, con «un po´ di finto verde in più», una «specie di giardino condominiale, solo per darci un contentino e indorare la pillola», niente sarà più come prima. Nel senso che sarà peggio. Avvertono poi che «sbatterci in faccia tre grattacieli e dei mostri di 23 piani e imbottire il quartiere di tonnellate di cemento» – pur cemento d´autore – a qualcuno potrebbe costare molto caro: e si riferiscono alle prossime elezioni comunali. «Con le parole non mi impicco – ragiona Amalia Navoni, animosa consigliera di Miracolo a Milano – ma ho la sensazione che l´affare Citylife sposterà molti voti». Gli abitanti della Fiera tradizionalmente se la tirano un po´. È gente ricca, che vota più a destra che altrove. Come case si va dalle belle palazzine liberty agli eleganti edifici di metà anni Novanta, passando da un altrettanto elegante Sessanta. Prezzo medio al metro quadro: 7mila euro. Il panorama, per chi abita dal terzo piano in su, in certi punti e in certe giornate di sole è davvero notevole: le vette del Monte Rosa e del Resegone che si stagliano contro il cielo. Proprio un bel vedere. In cambio di molti vantaggi per quasi un secolo si è sopportato l´inevitabile disagio – traffico e tutto – derivato dalle fiere. Adesso, con il Portello che si sposta nel nuovo futuribile polo di Pero-Rho, alla gente di qui hanno lasciato in dote, al posto della vecchia Fiera, 900 mila metri cubi di abitazioni e uffici. Appunto il progetto Citylife. Tre torri gigantesche (218 metri la più alta), una bella infornata di nuovi palazzi (da 12 a 23 piani), parcheggi sotterranei per 9.500 posti. E, almeno sulla carta, 86 mila metri quadrati di verde. Firmato da tre assi dell´architettura (Libeskind, Isozaki e Hadid) il progetto contribuirà ad accrescere, oltre alle casse di Fondazione Fiera, che incassa 523 milioni di euro, la fama di Milano città verticale. Però non è ancora stato approvato dal consiglio di zona. La votazione avvenuta martedì sera non ha espresso alcun parere: né in un senso né nell´altro. La maggioranza di centrodestra, nonostante l´esplicito appello rivolto ai suoi dal presidente forzista Alessandro Fede Pellone («cari consiglieri, questo progetto urbanistico è strategico per la Casa delle libertà, se non assicurerete il numero legale, mi vedrò costretto a segnalare alle segreterie di partito eventuali assenze»), ha fatto cadere la votazione.
Risultato: niente delibera (l´opposizione aveva fatto passare un emendamento per stravolgerla) e tutti a casa. Se ne riparlerà a settembre. Ma una cosa è certa: la zona il suo parere alla Fiera – che non è vincolante ma significativo sì – non l´ha dato. «Abbiamo raccolto tremila firme di cittadini contrari al progetto – dice Ronaldo Mastrodonato, presidente dell´associazione “Vivi e progetta un´altra Milano” – I motivi sono tre: le volumetrie spaventose, il traffico che anziché diminuire aumenta, e il verde, che è scarso e stretto tra i nuovi palazzi e le torri. In pratica è una specie di giardino condominiale. Le grandi rivoluzioni urbanistiche – aggiunge – non possono prescindere dal parere dei cittadini». Giorgio Ragazzi, economista e docente universitario, abita in via Giulio Cesare: «Ci troveremo davanti palazzi di 25 piani – dice – con una volumetria che non ha precedenti in nessun altro progetto. Il verde, poi, anziché concentrarlo in un vero parco, lo mettono all´ombra dei questi enormi edifici». Un malpancismo diffuso, destinato a far crescere la protesta. Conclude Michele Sacerdoti, stessa associazione “Vivi e progetta…”: «Fino al 21 marzo il verde sarà praticamente sempre all´ombra. E il traffico anziché diminuire aumenterà. Smau e Moda restano al Portello. Il nuovo quartiere porterà una mole di auto superiore a quella che se ne va con il nuovo Polo».