Rassegna stampa

Fiera, ecco il verdetto «non equo»

Ha aspettato l’ultimo giorno previsto dalla legge per uscire fuori dai fax e dalle raccomandate (spedite da giorni). Anzi, le ultime ore della sera, perché ancora ieri mattina i protagonisti alzavano le mani di fronte ai giornalisti: «Io non ho ancora ricevuto nulla». Adesso invece la carta c’è, pronta per dar fuoco alle polemiche soffocate nei tanti “no comment” della prima ora. È arrivato a tutti i protagonisti il ‘lodo arbitrale’ degli esperti legali Mauro Pizzigati, Gaetano Morazzoni e Daniele Corletto. Come noto, i tre arbitri hanno stabilito che la Fiera di Vicenza, che si trasformerà in una società per azioni (spa) sarà spartita solo tra Comune, Provincia e Camera di commercio, enti che la fondarono nel 1948. Niente azioni invece per Assindustria, Assoartigiani, Confcommercio, Apindustria, Coldiretti, Confagricoltura e Cna. Adesso le 43 pagine del “lodo” saranno vagliate parola per parola dai legali delle associazioni di categoria, che siedono tutte al tavolo della giunta della Camera di commercio, per capire se il verdetto va accettato così com’è o se ci sono spazi per eccepire qualcosa di fronte a un giudice. In effetti nel loro lungo testo gli arbitri chiariscono che quello che è stato loro chiesto è un “arbitrato rituale secondo diritto”, per valutare se le azioni della futura ‘Fiera spa’ spettano appunto di diritto – come sostengono la Camera di commercio e le categorie – anche alle associazioni di categoria che hanno versato soldi in questi cinquant’anni per la Fiera. Nel ’48, infatti, versarono sì 500 mila lire a testa quattro enti pubblici (c’era anche l’Ente provinciale del turismo), ma 100 mila lire a testa (non tutti nello stesso tempo) anche Assindustria, Confcommercio, Assoartigiani e “ProVicenza” (poi scomparsa). In seguito poi entrarono anche Coldiretti, Cna, Api e Confagricoltura. Gli arbitri, nel loro verdetto, partono da alcuni punti-base che poi porteranno alla decisione finale. Primo: al momento la Fiera è “ente pubblico economico”, quindi non è corretto parlare di ‘soci’ attuali. Secondo: quella che si sta attuando non è una semplice “trasformazione in spa” regolata dal codice civile perché si tratta di capitale pubblico che viene ‘tradotto’ in una spa e quindi è un’operazione del tutto particolare. E si arriva alle sentenze. Primo verdetto: non possono avere ‘fette’ della nuova spa le associazioni Coldiretti, Cna, Apindustria e Confagricoltura perché i versamenti che hanno fatto negli anni non sono entrati nel fondo di dotazione della Fiera che viene riportato ogni anno nel bilancio dell’ente. Ma proprio il fatto che queste associazioni oggi siedano ai vertici della Fiera – osservano gli arbitri – è la prova storica che dentro la Fiera ci possono essere soggetti che partecipano all’organizzazione dell’ente pur senza aver contribuito in alcun modo al patrimonio. Secondo verdetto: non possono avere fette della ‘spa’ neanche le associazioni Assindustria, Confcommercio e Assoartigiani perché lo statuto attuale della Fiera (approvato nell’88 dalla Regione) «pare imputare al fondo di dotazione della Fiera – scrivono gli arbitri – solamente quello che è stato versato inizialmente dai ‘soci fondatori’». Quel ‘pare’, probabilmente, farà scattare al contrattacco schiere di legali. Ma gli arbitri aggiungono un’altra osservazione: sempre lo statuto attuale prevede che in caso di scioglimento-liquidazione dell’Ente Fiera l’eventuale residuo di patrimonio va ripartito tra i tre soci fondatori (cioè gli enti pubblici). Il che significa che il patrimonio spetta solo a loro tre. Anche perché, rimarcano gli arbitri, la nascita della ‘Fiera spa’ è di fatto paragonabile a una procedura di “scioglimento-nascita di una nuova realtà”. Insomma, è lo statuto attuale della Fiera – rimarcano gli arbitri – che assegna un ruolo unico ai tre enti pubblici fondatori, ed è la Regione ad averlo approvato. Quella stessa Regione che, guarda caso, deve ora approvare anche l’atto di costituzione della ‘Fiera spa’. Di certo aprire la ‘spa’ anche alle associazioni di categoria sarebbe una procedura “equa”, sottolineano gli arbitri – che bocciano una eccezione di legittimità costituzionale sollevata dalla Camera di commercio – ma a loro è stato chiesto un giudizio di ‘diritto’ e non di equità. E sul diritto, concludono, non si discute: la Fiera è dei tre enti pubblici fondatori.

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