
Fiera e Arena, Bortolazzi attacca
Fiera e Fondazione Arena sono due pilastri dell’economia e dell’immagine di Verona. E, per motivi diversi, sono due fronti caldissimi, sui quali la città sta conducendo sforzi e battaglie. Per la Fiera, perché si vuol cercare di guidare un sistema veneto e di trovare alleanze e spazi che ci rendano ancora più forti sul mercato; ma almeno qui i conti sono molto buoni. Per la Fondazione Arena la città si sta impegnando a evitare una crisi assai preoccupante: qui i conti sono negativi. Si parla di 5 milioni di euro di deficit e di un possibile stato di crisi. Su entrambi i fronti la Camera di commercio è in prima linea. Presidente Bortolazzi, la Fiera chiude il 2004 con conti molto buoni e cerca di fare sistema nel Veneto. Ma le portano via Transpotec e l’imprenditore Macola accusa: vado a Milano perché a Verona non ho abbastanza spazio. C’è da riflettere, o no? «Macola su questo ha ragione. Alcune cose vanno dette. Punto primo: il nostro ente Fiera deve gestire, il più possibile, manifestazioni proprie. Se i marchi sono di altri, c’è il rischio di vederle andar via, secondo la convenienza del mercato. Secondo: proprio per aiutare la Fiera ad acquisire e promuovere nuove manifestazioni fieristiche stiamo mettendo a punto una società mista, Promofiera. Terzo, il problema degli spazi…». Una vecchia battaglia della Camera di commercio. Di fronte alla Fiera, però, verrà il Polo finanziario. «E infatti l’addio di Transpotec a Verona è la prima conseguenza delle scelte miopi della programmazione di questa città; altro che sviluppo, qui stiamo rallentando. Non si può infatti pensare che certe manifestazioni, quando diventano strette, non vadano altrove. Ma alla luce di certe scelte urbanistiche, questo è il primo di una serie di possibili dispiaceri che potranno arrivarci. Non capiamo perché il Comune non abbia accolto la nostra proposta». Quale? «Di destinare le aree di fronte all’espansione della Fiera, ovviamente pagandole; il Polo finanziario, che noi vogliamo, avremmo potuto realizzarlo altrove. Ci sono spazi a volontà e più adeguati per realizzare la cittadella della finanza. In questo modo la Fiera avrebbe potuto allargarsi in modo flessibile, in base al tipo di manifestazione. Anche gli industriali hanno ribadito spesso questa posizione, ma se l’economia non viene ascoltata, non è colpa nostra». Anche sulla Fondazione Arena avevate lanciato qualche segnale d’allarme, o no? «Dispiace sottolineare che noi l’avevamo detto. Due anni fa avevamo spiegato che andando avanti si sarebbero accumulati i debiti e sarebbe arrivato lo stato di crisi. Tutti si stracciarono le vesti e dissero che noi volevamo affossare la Fondazione. Si è visto…». Voi siete soci della Fondazione: avete idea delle dimensioni del deficit? «No. L’abbiamo chiesto, ma non ci è stato ancora comunicato. Aspettiamo dal nostro consigliere Morando ragguagli sul 2004». I sindacati parlano di 5 milioni di euro… «Speriamo che sia così. Temiamo peggio». La prossima settimana, sovrintendente e sindaco andranno dal ministro Urbani, con le altre Fondazioni liriche, per chiedere lo stato di crisi e aiuti speciali… «Di questi tempi, andare a Roma a chiedere aiuti e finanziamenti straordinari mi pare una scelta di retroguardia. Significa non capire che il mondo è cambiato, che siamo in una fase economica dove bisogna tirare la cinghia e arrangiarsi». Molti chiedono un cambio di gestione, e la Camera di commercio? «È una richiesta generica. Anch’io chiedo un cambio di gestione, ma questo non vuole dire cambiare i gestori. Significa cambiare il metodo di gestire e affrontare le spese: le uscite devono essere proporzionate alle entrate, qui invece si è speso troppo. L’ente è in grado di far fronte ai suoi impegni? Può pagare i Tfr? E se per affrontare la crisi, dovesse scadere anche la qualità il contraccolpo sarebbe durissimo. L’ente deve tornare flessibile, va impostato in modo diverso, deve trovare sinergie. Insomma, bisogna rifondare la Fondazione». E la Camera darà il contributo per il 2004? «La presidenza e la giunta camerale proporranno di adeguare il contributo a quanto ha fatto la Fondazione Cariverona: 1 milione di euro per il 2004 invece di 1 milione 600 mila euro. La proposta andrà nel prossimo consiglio camerale. Ma se non ci saranno garanzie per il futuro, questo contributo potrebbe essere l’ultimo».