
Fiera di Forlì, è polemica fra De Carolis e Zanniboni
Forlì – 24 agosto 2004 – Pubblichiamo la risposta del Presidente della Fiera di Forlì, Stelio De Carolis, alle considerazioni di Giorgio Zanniboni in merito al dibattito in corso sul sistema fieristico romagnolo. “Fra i tanti interventi sui sistemi fieristici Forlì – Cesena, regionale e nazionale, quello che maggiormente denota una scarsa conoscenza normativa, strategica e gestionale, è quello di Giorgio Zanniboni, ex Sindaco di Forlì per tutti gli anni ’80 e sicuramente non senza colpa per le difficoltà in cui la Fiera di Forlì S.p.A. si trova oggi – scrive De Carolis -. Con Zanniboni Sindaco, la Fiera era gestita da un Comitato composto da rappresentanti del Comune e dal locale Ente Camerale. Le poche decisioni venivano prese in un salotto “neutro” e fra queste ci fu anche quella di dire no alla “Fiera dell’Alimentazione” che nella realtà odierna avrebbe risolto le nostre difficoltà ed appagato le esigenze degli espositori. La Fiera di Rimini, che viene riproposta, oggi, come la panacea per la soluzione di quei mali nel territorio di nostra competenza, non si fece certamente perdere l’occasione di tanta generosità. Inoltre il sindaco Zanniboni si è ben guardato nel corso del suo decennale regno forlivese dall’investire nel quartiere fieristico, facendolo precipitare nei bassifondi di una classifica che già allora la Bocconi si riservava di pubblicare su importanti organi di informazione”. “Basterebbe ricordare – aggiunge De Carolis – l’ingresso situato in un angolo di un capannone, e talmente angusto, da apparire come un’uscita di emergenza e gli investimenti sempre cospicui per l’acquisto di secchi da affiggere nelle capriate dei capannoni durante le giornate piovose. L’unico monumento della zona fu il Palazzo di Vetro, una sorta di cattedrale del deserto, contestato duramente da tutte le Istituzioni, valorizzato dallo SME e utilizzato dalla Fiera come ingresso per le manifestazioni di una certa importanza e per gli uffici della Società in tempi successivi. E’ stata la Giunta Rusticali con un programma specifico che prevedeva la nascita del polo fieristico – mercantile a dare valenza alle scelte per il decollo di un quartiere che oggi si colloca, con dati alla mano, dopo le tre grandi realtà del territorio emiliano – romagnolo pur vivendo, con le altre sette, le difficoltà derivanti da una crisi del settore la cui portata va ben al di là di ogni pur pessimistica previsione”. “Del resto – continua De Carolis – chi come me ha vissuto nel Consiglio Regionale le fasi relative alla nascita della prima Legge sul sistema fieristico (anni 1982 – 1983) sotto l’assessorato del ferrarese Radames Costa, conosce quelle che erano le strategie del Governo Regionale in materia di fiere, strategie che velatamente vengono oggi difese. La nascita di quattro poli: Bologna, Parma, Rimini e Piacenza e per tutte le altre realtà taciti accorpamenti, cercando di attribuire a quella di Rimini una leadership da non esercitare alla “Conte Ugolino” nei riguardi delle altre realtà romagnole. Alla luce di tali considerazioni se le posizioni espresse da Giorgio Zanniboni servivano a criticare ancora una volta il Segretario della Federazione dei Democratici di Sinistra di Forlì e ad offrire un contributo alle nostre difficoltà, si può tranquillamente affermare che abbia fallito entrambi gli obiettivi. Giuliano Pedulli in Consiglio Comunale e come Segretario della Federazione ha sempre incoraggiato la mole di investimenti (20 miliardi dal 2000 ad oggi) condividendo le conclusioni di uno studio commissionato dalla Fondazione Garzanti, che individuava nell’Università, nell’Aeroporto e nella Fiera le direttrici di sviluppo del territorio forlivese”. “Quanto a noi – continua Stelio De Carolis -, il Consiglio della Fiera di Forlì S.p.A. e l’Assemblea degli Azionisti si sono espressi per un Consiglio di Amministrazione unico che sovrintenda ai due quartieri fieristici della Provincia e facendo nel contempo un appello a Faenza per creare un polo romagnolo con ben tre fiere internazionali: il “Macfrut” a Cesena, “Fieravicola” a Forlì e la rassegna dedicata alle ceramiche a Faenza. In un siffatto contesto l’elaborazione di un calendario di manifestazioni non ripetitive, non conflittuali, non antagoniste avrebbe consentito anche l’utilizzo di un bacino d’utenza tale da oscurare ogni forma di localismo. Su tali posizioni l’Assessorato Regionale delle Attività Produttive della Regione Emilia – Romagna ha sempre espresso un convinto consenso. A tutt’oggi però le risposte sono diverse con rischi di nuovi campanilismi”.