Rassegna stampa

Fiera delle vanità per soli narcisi

Fosse tutto così semplice, a proposito della ricerca, da parte di una donna, del suo tipo ideale, come appare, a un certo punto, nel nuovo romanzo di Camilla Baresani, Un’estate fa. Quando Erica, la protagonista, 45 anni ben portati, rievoca il suo passato. E perciò veniamo a sapere, con grande divertimento, che – scartati i dirigenti d’azienda, perennemente itineranti con te, moglie, e coi figli, messi da parte i giornalisti, «che sono bugiardi e ti tradiscono con le stagiste», e nemmeno presi in considerazione i medici, a contatto, ogni santo giorno, in ospedale, «con infermiere anche carine che non vedono l’ora di sedurli», fatti fuori, per carità, i notai, «con livelli di pallosità all’ennesima potenza», e gli avvocati, con i loro eterni faldoni e incartamenti «da studiare il sabato e la domenica», operata, insomma, un’ecatombe mentale preliminare –, resta solo un bel commercialista, ricco e desideroso di evadere «dall’arido mondo dei numeri». C’è un problema: nella vita non succede di fatto così. Perché Erica, veronese trapiantata a Milano, che collabora a un giornale importante recensendo i serial televisivi, ha invece sposato un veterinario. Cui è legata più dalla consuetudine e dall’affezione che dall’amore, oltre che da miserabili ma essenziali legami pratici come la casa in comune con relativo mutuo da estinguere.
Tutto benino, anzi, così così, diremmo, ma comunque una vita complessivamente accettabile, se non fosse che Erica, una cerebrale e snobbetta mica da ridere, dall’intelligenza puntuta e calcolatrice (spesso non simpatica nel corso della trama, ma non priva di slanci, per fortuna), ogni tanto si lascia andare e sogna il grande amore. L’uomo cui poter dire, in un empito di passione, «sono tua».
E, all’inizio di un’estate, finalmente arriva l’amore, nella persona del produttore (romano) di documentari Arnaldo. Alto, magro, affascinante; anche se con moglie, Stella, di cui lui minimizza la presenza affermando che vivono separati in casa. «Un professionista dell’immagine», Arnaldo: attentissimo a farsi fotografare nel posto giusto e con la gente giusta, quella che gli può essere utile; un marpione con seconda casa a Capalbio e relative puntate quotidiane nella spiaggia dei vip, e frequentazioni che contano in giro per il mondo. Scocca la scintilla, e Arnaldo porta con sé Erica dovunque, per lavoro o meno, da – appunto – Capalbio a New York, Las Vegas, San Francisco, e ad Amsterdam, Cortina, Venezia, Sabaudia, in un clima di continui appuntamenti mondani e relativi gossip. Mentre fa da spalla a Erica, nel romanzo, l’odioso-amato amico d’infanzia Gerardo, nullafacente e scroccone, ma non privo di un suo humour, che si intrufola dovunque, e persino talvolta come io narrante nel racconto, normalmente gestito in prima persona da Erica.
Che sarà dell’amore di Erica e Arnaldo, con i suoi bravi alti e bassi, lo vedrà il lettore da sé.
Nonostante le eccessive lungaggini della parte centrale, quella delle peregrinazioni dei due, la Baresani ritorna allo smalto del suo primo romanzo, Il plagio (2000), che le aveva dato notorietà. Mentre ha la buona idea, in stile anglosassone, di giocare la trama su un mondo di soli narcisi, mettendone in mostra il quotidiano bla bla. E la sua tagliente cattiveria ci prende. Potrebbe anche diventare, in futuro, la nostra piccola Thackeray; ma, per ora, la sua fiera della vanità anni Duemila ci basta.
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1 Camilla Baresani, «Un’estate fa», Bompiani, Milano, pagg. 354,
€ 18,50. Il libro verrà presentato
a Roma martedì 2 marzo (ore 19)
al Caffé Fandango, Piazza di pietra. Con l’autrice Barbara Palombelli e Angelo Bucarelli

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