Rassegna stampa

Fiera del libro, apertura con polemica

TORINO *c Inaugurazione con polemica alla Fiera del Libro di Torino. É mancata, nonostante le assicurazioni della vigilia, la presenza istituzionale al taglio del nastro. Parterre completo per le istituzioni locali (presidente della Regione, della provincia e sindaco), sgabelli vuoti per governo e dintorni. Assente il neo-ministro ai Beni culturali Rocco Buttiglione, nessun sottosegretario a sostituirlo. Al Lingotto hanno fatto da soli, ma Rolando Picchioni, il segretario generale della Fondazione del Libro, è sbottato. “Sono contento di andare a ricevere all’aeroporto almeno il ministro della Cultura della Lituania. Ma non siamo il Katanga”, ha continuato. “Questa è una manifestazione culturale di valore, che compie 18 anni, visitata ogni anno da almeno 200 mila persone, forse il governo farebbe bene a considerare questo aspetto”.
Ferrero (direttore editoriale della Fiera) e Motta (presidente degli editori), nonostante i cognomi, non riescono ad addolcire l’amarezza per la mancata visita ministeriale. “Gli editori sono degli imprenditori – ha ribadito un seccatissimo Motta -. Devono far fronte innanzitutto alle richieste del mercato. Poi possono occuparsi anche di far crescer la qualità e la domanda; ma quello in realtà non è un nostro compito: è un problema del Paese, delle istituzioni. Sarà ora che chi ci governa capisca di dover essere presente agli appuntamenti importanti e di dover assumere la cultura come fatto prioritario, senza cui non c’è crescita né culturale, né sociale, né economica”.
Il ministro Buttiglione ha assicurato, nel pomeriggio, che sarà presente a Torino lunedì, alla chiusura della Fiera. Creando, a quel punto, un “ingorgo” istituzionale, dal momento che per quel giorno era già prevista la visita del Presidente del Senato Marcello Pera.
Dal punto di vista degli incontri e del pubblico la prima giornata è sfilata via senza grandi emozioni. “Ma nel nostro mondo dei libri – dice Ernesto Ferrero – c’è qualcosa che davvero non va. Come Mantova, Sarzana o Modena, la Fiera è un paradosso: per cinque giorni l’Italia pare un Paese nordico con 230.000 visitatori che acquistano centinai di migliaia di libri e frequentano incontri anche impegnativi, poi, per gli altri 360 giorni dell’anno, tutto cambia. Evidentemente il pubblico per i libri esiste e ha una grande potenzialità, ma non abbiamo capito come fare a raggiungerlo”.
Ieri un convegno promosso dall’Aie ha suggerito un modo, esibendo numeri significativi (ma anche preoccupanti). Ogni volta che un libro arriva nelle sale cinematografiche le sue vendite in libreria, in pochi mesi si quadruplicano. Speriamo che qualcuno non ne tragga la conclusione che la necessaria legge sul libro vada relegata in una qualche piega dei fondi destinati al cinema.

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