
FIERA, COSA INSEGNA IL «CASO MILANO»
di MASSIMILIANO MARZO La Fiera di Bologna oc-cupa nuovamente la ribal-ta della cronaca economi-ca in seguito alla denuncia (a mio parere giusta) del presidente della Camera di Commercio, Giancarlo Sangalli, sulla cospicua do-te di finanziamenti pubbli-ci concessi alla Fiera di Mi-lano. Effettivamente, si tratta di una vera e pro-pria sovvenzione (a fondo perduto) a un ente che do-vrebbe competere sul mer-cato con altre istituzioni analoghe ad armi pari. An-cora una volta si segnala la pessima abitudine della classe politica italiana di utilizzare il denaro pubbli-co per distorcere la concor-renza. Quest’ultimo caso evidenzia proprio la situa-zione di un gioco a somma zero: anziché un finanzia-mento mirato sulla base di perequazioni e/o criteri di merito, il denaro viene elargito semplicemente per favorire uno specifico contesto economico. La concessione di finan-ziamenti senza la definizio-ne di una strategia indu-striale più generale rischia di alimentare quelle conti-nue frizioni tra realtà loca-li di cui la nostra econo-mia (regionale e naziona-le) non ha assolutamente bisogno. I fondi pubblici (nazionali e/o regionali) dovrebbero essere finaliz-zati a costruire modelli di integrazione tra i vari seg-menti di business per per-mettere agli operatori di poter competere con sog-getti internazionali, e non per alimentare ulterior-mente il campanilismo economico. E’ palese a tut-ti che per attirare operato-ri importanti (nazionali e internazionali) le nostre istituzioni economiche (Fiera, aeroporto e altro) devono essere in grado di raggiungere e mantenere una soglia minima di ope-ratività che garantisce il ri-spetto di economie di sca-la e una continua innova-zione di processo e di pro-dotto. Per tale scopo, non vi è nessuno scandalo se gli operatori pubblici inter-vengono con fondi, che po-tremmo definire ‘di coordi-namento’, sussidiando cioè quelle attività che con-sentono il coordinamento delle varie attività sul terri-torio. A questo punto il ca-so Fiera di Milano crea certamente un precedente di cui non sarà semplicissi-mo non tenere conto in se-guito. Credo comunque che ora sia molto ben chiaro a tutti quali passi siano ne-cessari per il rilancio della Fiera di Bologna. Al pri-mo punto vi è la necessità di procedere al rinnovo del contesto infrastruttura-le, ampliando l’offerta di servizi, i collegamenti tele-matici, gli stand espositivi e altro. Connesso a ciò, vi è il problema del reperi-mento dei capitali per la re-alizzazione degli investi-menti. Da questo punto di vista ritengo che la soluzio-ne di mercato sia quella in assoluto più trasparente: il reperimento del capitale deve essere condizionato alla redditività del proget-to che esso finanzia. Riter-rei essenziale il coinvolgi-mento degli operatori del settore nel processo di fi-nanziamento e ricapitaliz-zazione. Il settore pubbli-co ha un ruolo fondamen-tale in questi processi: non come ente finanziatore e gestore di un’attività che deve rimanere a larga base di capitale privato, ma co-me garante della realizza-zione di quanto sta attor-no a un progetto di rilan-cio di tal genere, snellendo le procedure burocratiche e favorendo la creazione di cruciali nodi infrastrut-turali.