
Fiera alimentare, fare sistema
PAR E STIA nascendo, come ha ammesso il vice sindaco Mario Lugli, la decisione di Comune, Provincia e della stessa Camera di Commercio di varare nella nostra città un unico grande evento sui temi dell’enogastronomia. Finalmente. L’argomento è da tempo all’ordine del giorno, ma finora si era frantumato in tante piccole, seppure importanti, manifestazioni, che si sono rivelate troppo costose e troppo di nicchia per costituire la massa critica necessaria a un evento che dovrebbe richiamare l’attenzione dei compratori, ma anche del pubblico, per tutto l’arco dell’anno. L’area di Cittanova, finora utilizzata saltuariamente e senza un filo conduttore strettamente legato alle nostre vere vocazioni (che non sono quelle di Skipass e Country Life destinate al successo in qualsiasi altro luogo o tanto meno della fiera degli arredi funerari) diventerebbe così la passerella permanente delle più note eccellenze modenesi. Nell’ambito di questa rassegna, insomma, troverebbero finalmente spazio stabile avvenimenti come Balsamica e Lambrusco Mio, che pare siano stati cancellati dal calendario per l’eccessivo costo e gli scarsi risultati offerti ai produttori interessati. Qualcuno, inevitabilmente, tirerà in ballo Cibus, ma Modena non dovrebbe far concorrenza alla manifestazione di Parma, già collaudata e con aspirazioni internazionali. La nostra rassegna dovrebbe puntare su alcuni punti fermi. Primo: la fama dell’aceto balsamico tradizionale, un tesoro soltanto nostro che sta facendo il giro del mondo. Secondo: Modena dovrebbe puntare ai prodotti artigianali, di nicchia. Ultimo ma non meno importante: la novità della manifestazione dovrebbe essere quella di puntare sulla sicurezza e sulla genuinità dei prodotti. Mario Lugli annuncia che c’è finalmente unità d’intenti. D’accordo, sì, ma con troppi però. Propongo allora, se ci sono ancora dei però, che Promo, l’ente istituzionalmente più adatto, organizzi un convegno di due giorni, invitando tutti gli attori interessati al progetto, nessuno escluso. Da questi lavori, però, si dovrà uscire finalmente con idee chiare e intenzioni serie. Oppure, si accantoni il sogno e non se ne parli più. Ognuno faccia da sè e smetta di invocare questo benedetto fare sistema, che a Modena sembra la quadratura del cerchio.