Rassegna stampa

«Fiera a Montebello, la Regione la finanzi comunque»

di Giuseppe Palladini La Regione, ha affermato di recente l’assessore Enrico Bertossi, darà i fondi per rilanciare la Fiera a fronte di un preciso progetto. E il coinvolgimento della Regione è ritenuto indispensabile dalla Provincia per invertire il declino dell’ente fieristico. Ma tra le istituzioni non c’è accordo. La Camera di commercio aggiunge che la giunta Illy non potrà tirarsi indietro di fronte a un nuovo progetto, edilizio e fieristico, che rilanci la sede di Montebello. Il terzo grande socio della Fiera, il Comune, insiste invece per una collocazione in Porto Vecchio. Il presidente Fulvio Bronzi, intanto, invoca il sostegno economico dei tre soci di maggioranza, pena la chiusura dell’attività. Ma i soci che detengono oltre il 75% della spa (Provincia, Comune e Camera di commercio) non dispongono dei fondi necessari a portare i conti in attivo (penalizzati essenzialmente dai forti ammortamenti degli immobili di Montebello), e tantomeno quelli molto più ingenti per ristrutturare il comprensorio. «La soluzione – rimarca Walter Godina, assessore provinciale allo Sviluppo economico – si può trovare solo coinvolgendo la Regione. Non bastano i tre soci, perchè la Fiera opera in un sistema regionale. Se la Regione non investe sul polo fieristico – ribadisce – non se ne viene fuori». Godina riconosce che l’imminente vendita del palazzo delle nazioni all’imprenditore triestino Sergio Hauser consentirà di mettere in sicurezza il bilancio della Fiera, ma qualche milione di euro coprirà solo il «buco» finanziario di alcuni esercizi. «Siamo stati costretti a vendere – precisa Bronzi – perchè non si poteva chiudere il bilancio con continue perdite. Ho chiesto ai soci se pagavano loro: mi hanno risposto che non potevano. Ho replicato che allora bisognava vendere un pezzo. Vendi, mi hanno detto». Il grande ostacolo alla rinascita della Fiera, si sa, è il sito. Da anni Montebello non è all’altezza di altri comprensori. E anche i partecipanti a manifestazioni di successo (Trieste Espresso e Città dell’olio) non se la sentono di continuare in una struttura senza i necessari servizi e che pesa negativamente in termini di immagine. «Prima del sito – osserva ancora Godina – il problema è come si accompagna il cambio. I promotori di manifestazioni fieristiche in centro devono usare come soggetto organizzatore la Fiera: in una città di 240 mila abitanti non c’è spazio per tante manifestazioni, ciascuna fatta da un soggetto diverso. Come organizzatore unico la Fiera avrebbe un bilancio in attivo dal quale ripartire. Credo – osserva – che ci siano le condizioni per un accordo sulla Fiera come braccio operativo, ma con Comune e Camera di commercio serve chiarezza». La proposta di Godina trova immediato appoggio nel presidente della Camera di commercio, Antonio Paoletti. «Mi fa piacere – dichiara – che accolga il suggerimento fatto da Bronzi tempo fa. Sono d’accordo nell’assegnare alla Fiera le manifestazioni che si fanno in città: è una strada obbligata se si vuole rilanciarla. Nella Fiera la Camera di commercio crede, e lo ha dimostrato col continuo sostegno di questi anni». Quanto al sito, Paoletti non si nasconde che per una nuova struttura in Porto Vecchio ci vogliono tempi molto lunghi. «A questo punto – rileva – rimettiamo a posto Montebello, e quando sarà disponibile il Porto Vecchio faremo una dependance per la nautica. Servono 20-25 mila metri quadri coperti, oltre a piazzali, parcheggi e servizi. Altri spazi disponibili nella provincia non ci sono. Se aspettiamo ancora un po’ perdiamo la Fiera». E la Regione cosa direbbe? «Se non dà finanziamenti sul vecchio – conclude Paoletti – su un progetto edilizio e fieristico nuovo li darebbe. Come ha finanziato altre fiere, non vedo perchè non dovrebbe farlo anche con Trieste». La proposta di risistemare Montebello vede invece contrario il Comune. «Richiederebbe investimenti ingentissimi – commenta l’assessore allo Sviluppo economico Paolo Rovis -. Nell’ultima asemblea abbiamo deliberato, solo per manutenzioni, un milione di euro». Rilanciare la Fiera, secondo Rovis, vuol dire portarla al mare. «Differenziandoci – osserva – possiamo vincere. Altrimenti diventiamo una delle tante fiere italiane. Bisogna quindi che tutti gli enti perseguano con forza la collocazione in Porto Vecchio, decisa da tempo». E sulla Fiera come braccio operativo degli enti, il Comune che ne pensa? «Abbiamo un ruolo di supporto ai vari organizzatori – spiega Rovis – per il suolo pubblico, l’assistenza dei vigili, l’energia e le pulizie. La Fiera non può sostituirsi in questo al Comune. E non si può neanche imporre a un organizzatore di affidarsi alla Fiera, che è una spa. La Fiera deve invece organizzare eventi di qualità, nazionali e internazionali, come sta facendo. Non credo debba andare alla ricerca dei mercatini».

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