Rassegna stampa

Fermo diventa un resort a cielo aperto

Dal prossimo 8 giugno diventerà una delle 106 Province italiane. Fermo, arroccata tra mare e montagne su un colle abitato da 3mila anni, un centro storico fra i più suggestivi d’Italia, si prepara al salto di qualità, anche urbanistico. Come? Sfruttando le proprie bellezze storiche e ambientali per dar vita a un sistema integrato per la ricettività, attraverso la ricerca d’investimenti immobiliari nell’accoglienza, un settore che «ha troppe mancanze», secondo Vittoriano Sollazzi, assessore regionale al Turismo. Lo ha dichiarato, stigmatico, evidenziando le priorità della Regione: qualificazione delle strutture ricettive; utilizzo dei finanziamenti del Fondo aree sottoutilizzate (Fas) e della riserva di 100 milioni di euro messi a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti; creazione di un marchio di qualità regionale per gli alberghi.
L’antefatto è semplice, l’idea brillante, e soprattutto consistente per come sta prendendo corpo. «Il Comune di Fermo è proprietario d’immobili di grande pregio artistico, nel centro storico, inutilizzati, in via di decadimento – spiega Cecilia dei Conti Romani Adami, esperta di progetti territoriali –. Osservando quest’imperdibile valenza abbiamo elaborato un progetto che potrebbe rinnovare la verve alla città e servire tutto il territorio, economicamente e industrialmente molto attivo». Così insieme a Claudia Bonanno, avvocato esperto di pubblica amministrazione e contrattualistica immobiliare, e alla fotografa di interni Hellen Miller, le tre hanno formalizzato in novembre al sindaco della città una proposta. Il progetto prevede, per ora, di immettere sul mercato Palazzo Monti (della fine del ‘700), Palazzo Trevisani (‘700) e la casa Marinelli (addirittura del ‘400). Non in vendita, però. Bensì in locazione a investitori che li possano restaurare, salvare e valorizzare, trasformandoli in strutture ricettive, usando le infrastrutture fermane già esistenti per trasformare la città in un «resort a cielo aperto».
«La parte contrattuale è molto complessa – commenta Claudia Bonanno –. Si dovranno fissare tempi e modi e una ristrutturazione in linea con il piano regolatore, per un rapporto che soddisfi l’interesse pubblico e privato. L’investitore utilizzerà il bene in base a un contratto di affitto/concessione a lungo termine, inserito nella struttura urbana con tutte le possibilità di sfruttare le bellezze del centro storico, la forza economica delle industrie del fermano, epicentro provinciale vicino all’aeroporto di Ancona».
Il concetto è esaltante. «Pensate a un resort, un albergo diffuso dove palazzi storici vicini diventano come le sezioni delle camere: il teatro dell’Aquila, a 500 metri il centro congressi con i suoi mille posti, la chiesa del ‘600 di San Martino e quella di San Filippo in restauro – spiega Cecilia Romani Adami –. Poi il Palazzo dei Priori e magari le Cisterne romane, sotto la piazza, le seconde più grandi al mondo, dopo quelle bizantine di Istanbul». Un’area espositiva unica, come suggerisce Liliana Lippi ex sovrintendente ai beni artistici delle Marche. Possiamo immaginare uno scenario in grado di accogliere turisti, meeting, fiere e congressi? O semplicemente dove visitare una «città resort», dove tutto è a «portata di piede»?
Daniele Gatti, imprenditore turistico del litorale, consigliere del turismo della Camera di Commercio di Fermo celebra il progetto come «la prima idea geniale da molto tempo a oggi. Il nostro litorale ha un range alberghiero medio-basso, che non lavora in sinergia, non fa sistema. Il successo di questa iniziativa valorizzerebbe il territorio dando un ulteriore e più qualificato impulso al turismo di medio-alto livello, soprattutto dando alternative e destagionalizzando i flussi, rendendoli più cospicui e profittevoli».
Per il progetto servono investimenti ingenti, ma esistono grandi possibilità di finanziamenti. I fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) prevedono, fra i 5 assi d’intervento, la «valorizzazione dei territori finalizzata al recupero e all’adeguamento strutturale e funzionale dei beni storico-culturali e alla riqualificazione di aree (e complessi) di pregio storico-architettonico». E poi ogni anno l’Unione europea, attraverso la Regione, stanzia contributi su progetti fino all’80% a fondo perduto. E così se ne possono ottenere altri. L’interesse infatti è già grande. «Abbiamo contatti in corso con investitori stranieri nel campo alberghiero – precisa Hellen Miller – che hanno compreso l’importanza e l’unicità del progetto. Finora il Fermano ha spesso dovuto rinunciare a eventi di grande risonanza per l’assenza di una ricettività alberghiera adeguata». Altri immobili privati di pregio potrebbero entrare in gioco per allargare il progetto, con l’intervento diretto dei proprietari interessati a una gestione della città di così ampio e lungimirante respiro. Si parla della creazione di circa 350 camere nella parte antica, con un allargamento a tutto ciò che un resort potrebbe offrire (ristorazione, shopping, spa), senza costruire nulla di artefatto, ma semplicemente mettendo le tessere del mosaico ognuna al proprio posto.
massimo.terracina@gmail.com
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