
Ecco perché la Fiera ha perso i Tabacchi
Comperare l’ex manifattura Tabacchi, per la Fiera, sarebbe stato l’ideale. Però non è stato possibile. Perché? Perché il Comune, socio di maggioranza della Fiera, ha fatto lievitare il prezzo dell’immobile fino a cifre improponibili per la Fiera. Una spiegazione semplice, fornita dal presidente di Veronafiere Luigi Castelletti l’altra sera al Propeller Club in un affollato incontro con i consoci, presentato dalla presidente Patrizia Martello. A Fintecna, proprietaria del complesso, Castelletti aveva offerto al metro quadrato una cifra uguale a quella dell’acquisto delle aree confinanti del Don Calabria e ex Enel. Solo che il presidente si è sentito rispondere dall’amministratore delegato della finanziaria con argomenti spiazzanti: il Comune di Verona, socio di maggioranza di Veronafiere, attraverso il sindaco Paolo Zanotto e l’assessore al patrimonio Giangaetano Poli, aveva presentato quell’area a Fintecna come fosse l’ombelico di Verona Sud (vedi il Piano strategico), con auditorium, albergo, polo congressuale e altro ancora. Il prezzo richiesto, per un simile «bendiddio», è così salito a circa 4 volte l’offerta della Fiera, sebbene Fintecna meditasse di non venderla, ma di partecipare ad un progetto di recupero e valorizzazione dell’area. E pensare, ha spiegato Castelletti, che Veronafiere ne voleva fare, tra l’altro, la sede dell’Authority alimentare. E sempre in tema di alberghi a Verona sud, c’è da capire il destino dell’ex Macello, area comperata dalla Fiera con destinazione ricettiva e direzionale. Ma l’assessore Uboldi, ieri a L’Arena, ha affermato che non è previsto che lì nasca un albergo, ma soltanto al Foro Boario e all’ex Manifattura Tabacchi. Ma anche la Fiera, ha spiegato Castelletti al Propeller, per non essere accusata di sprecare risorse pubbliche (18 miliardi di vecchie lire nel 2001 per l’acquisto), potrebbe dover progettare un albergo e cubature pari a quelli previste dalle norme e uguali a quelle dell’ex Foro Boario. Un aspetto che si collega con il patrimonio immobiliare della Fiera e la sua trasformazione da ente a Spa. «Non so se si concluderà e non so quanto sia utile in questo momento» ha detto Castelletti, che teme un’operazione di pura facciata (che, tra l’altro, farebbe rimettere parecchi contributi statali ogni anno). Bisognerebbe, piuttosto, scorporare gli immobili e utilizzare le risorse per l’espansione operativa. Ma Castelletti che cosa farà dopo il mandato fieristico, gli è stato chiesto. Per ora, ha risposto, a candidarsi a futuro sindaco di Verona non ci pensa proprio. Salvo imprevisti, nel marzo del prossimo anno, pensa di tornare a fare il legale a tempo pieno.