
Ecco perché lo Stato deve recuperare centralità
di Pierpaolo Vaj*
In questi ultimi sette anni il sistema fieristico italiano si è rafforzato o indebolito? Due mi sembrano le questioni centrali a questo proposito.
La prima riguarda il federalismo fieristico, ovvero il passaggio delle competenze alle Regioni per tutto ciò che concerne l’assetto del mercato fieristico. Il federalismo ha avuto il merito di riqualificare gran parte dell’offerta di spazi, ma ha anche introdotto una tendenza alla dispersione degli investimenti. Si è cresciuti, ma senza aver ben presente quale fosse la strategia a livello nazionale, quali quartieri potessero puntare alla competizione internazionale, quali al mercato nazionale.
Eppure questo gigantismo non trova corrispondenza né nella domanda fieristica europea, né nella struttura imprenditoriale regionale. Ne consegue, gioco forza, la crescita numerica delle manifestazioni nel crescente bisogno dei quartieri di riempire gli spazi il più possibile, avvicinare il punto di break even, amplificare le ricadute sul sistema economico locale. L’evidenza sta tutta nei numeri: 143 manifestazioni internazionali nell’anno 2000, 166 nel 2005 e 186 nel calendario 2008. Quaranta città coinvolte da queste manifestazioni contro le 32 del 2001. Tutti dati in controtendenza con gli altri mercati europei: difficile allora sostenere che questi numeri siano l’effetto della concorrenza e che il problema non sia invece una visione localistica un po’ miope, se siamo l’unica nazione in cui la concorrenza ha prodotto questa frammentazione.
Il federalismo fieristico è prezioso nella misura in cui trova un contrappeso in una strategia nazionale: oggi, invece, siamo imbrigliati in una interpretazione troppo radicale del Titolo V della Costituzione, nel quale invece si riconosce allo Stato la tutela della concorrenza e del mercato.
Il secondo punto su cui vale la pena riflettere è il ruolo delle istituzioni locali e dei quartieri in un sistema come il nostro. La filiera fieristica opera in modo molto simile a un distretto produttivo: specializzazione per fasi, eccellenza produttiva, grande flessibilità e personalizzazione del servizio. Si tratta però di un equilibrio fragile che si può mantenere solo nella misura in cui non vi sono categorie di operatori che sovrastano sul mercato gli altri. Se alcuni hanno una posizione dominante, l’equilibrio si infrange. Oggi però le istituzioni locali, che spesso hanno il controllo dei quartieri fieristici, scrivono le regole del mercato; i quartieri, integrando l’offerta di servizi, rischiano di acquisire una posizione dominante imponendo "pacchetti" a organizzatori ed espositori.
Una cosa è fornire servizi su una rete infrastrutturale (gli spazi fieristici) in cui operano anche altri fornitori, altro è conquistare il monopolio di quella rete. Legittimo è infatti gestire una società che fornisce allestimenti, ma questa deve operare a pari condizioni degli altri fornitori; lo stesso dicasi per l’organizzazione di manifestazioni. Oggi sappiamo che il 67% dei mq delle manifestazioni internazionali, sui primi venti organizzatori, fa capo a quartieri. Ciò rappresenta un rafforzamento del quartiere, ma non permette all’organizzatore di scegliere liberamente il luogo in cui fare la propria fiera e non consente al sistema fieristico di allocare in modo ottimale le risorse. Così, manifestazioni potenzialmente competitive rimangono in quartieri piccoli e inadatti, mentre i grandi quartieri internazionali si"inventano" nuove manifestazioni che finiscono solo per danneggiare il concorrente nazionale, a tutto vantaggio delle manifestazioni estere. Come leggere altrimenti quanto sta succedendo nell’alimentare o nella nautica?
Ecco, quindi, la proposta di Asal che è anche il senso della collaborazione con Cfi e, ci auguriamo nel prossimo futuro, con Aefi: costruiamo un manifesto, un documento della filiera fieristica che sintetizzi in pochi punti qual è la visione dell’industria fieristica. Identifichiamo quali siano gli ambiti in cui lo Stato centrale deve tornare ad avere un ruolo di coordinamento e diventiamo noi attori attivi del processo, sia questo finalizzato a una cabina di regia oppure a una legge quadro nazionale.
*Presidente Asal Assoallestimenti
NEL 2007
+4,2%
Superfici affittate
L’incremento rispetto al 2006 valutato da Cermes-Bocconi
su un campione di 60 manifestazioni internazionali
+1,7%
Espositori totali
La crescita degli espositori diretti è stata invece del 3,2 %
-2,2%
Visitatori totali
La flessione stimata da Cermes-Bocconi si accompagna a una crescita del 5,5% dei visitatori stranieri
+2,3%
Espositori esteri
L’aumento degli espositori stranieri rispetto al 2006
NEL 2006
900
Manifestazioni
Nel 2006 si sono tenute in Italia quasi 900 rassegne fieristiche, di cui 194 internazionali e circa 700 tra nazionali e regionali
7,5 milioni mq
Superfici affittate
Per le fiere internazionali sono stati venduti 4,68 milioni di mq
163mila
Espositori
Quasi 112mila per le manifestazioni internazionali, 52mila per eventi nazionali
o regionali
23
Milioni di visitatori
Alle rassegne internazionali i visitatori sono stati 13,5 milioni