Rassegna stampa

Ecco il progettoMilanoper conquistare l’Expo

Ecco il progettoMilano per conquistare l’Expo Ci sono già le grandi linee degli investimenti: 1,7 miliardi per i collegamenti, 1,2 per la sede espositiva. E poi altri fondi per alberghi, parcheggi e il Village LUCA PAGNI «Ha notato quante persone per un incontro in cui non c’era niente da dire? Ma ormai Expo è diventata la parola magica per riempire qualsiasi sala convegno. Che poi arrivino solo gli addetti ai lavori o i professionisti potenzialmente interessati, al momento è un particolare di scarsa importanza». Quanto è avvenuto martedì 6 novembre nell’affollato Urban Center del comune di Milano, in piena Galleria Vittorio Emanuele, può ben rappresentare quanto accadrà da qui al prossimo marzo: sala gremita per la presentazione di un semplice audiovisivo. Ma l’attesa è grande e gli interessi in ballo lo sono ancora di più. Dalla decisione che verrà presa dai membri del Bureau International des Expositions, l’organismo con sede a Parigi che deve decidere se assegnare l’edizione 2015 dell’Expo Internazionale a Smirne in Turchia oppure a Milano dipende molto delle possibilità di rilancio della capitale economica italiana. E non solo i destini politici del sindaco Letizia Moratti che secondo le indiscrezioni più accreditate in Comune si sta occupando quasi esclusivamente della candidatura della sua città, al punto di trascurare l’ordinaria amministrazione. E che ha come consulente economico principale Bruno Ermolli, uno dei manager più ascoltati in casa Fininvest. Un atteggiamento che ha, però, raccolto le critiche di Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil, l’associazione di categoria dei grandi costruttori edili: «Manca una guida complessiva della città, non esiste solo l’Expo». Basta dare un occhiata ai numeri per capire, però, quanto conti la vittoria sugli anatolici e che le pioggia di finanziamenti che potrebbe precipitare su Milano nei prossimi sei anni vale critiche anche pesanti. E spiegare così la folla di architetti, avvocati, professionisti, e operatori immobiliari a vari livelli che giovedì scorso affollavano l’Urban Center. Per tutta l’operazione, così come il Comitato milanese l’ha presentato al Bureau International, occorrerà un investimento di 14,1 miliardi di euro. L’equivalente di una manovra finanziaria. Ma come ha ammesso la stessa Moratti «dieci miliardi serviranno per progetti infrastrutturali già in progettazione o in corso di finanziamento, mentre altri 4 saranno destinati alla realizzazione del quartiere dell’Expo e arriveranno solo se l’esposizione si farà». Detto in altro modo, l’Esposizione dedicata al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” sarà un modo per accelerare opere di cui si parla da un decennio ma che non sono ancora state nemmeno cantierate: dalle linee 4 e 5 della metropolitana alla strada superveloce Pedemontana, dalla nuova autostrada MilanoBergamoBrescia al completamento delle linee ferroviarie per la Malpensa, nonché per tutta la viabilità su strada e su ferro attorno al nuovo polo della Fiera. Perché l’Expo non sarà solo l’occasione del rilancio delle infrastrutture in una metropoli al limite del collasso, ma anche la possibilità di ridare smalto alla Fiera di Milano, alle prese con una serie di problemi strutturali dopo l’apertura due anni fa della nuova sede. L’area su cui si svilupperà l’Expo appartiene infatti per la maggior parte a tre soli proprietari: il Comune, il gruppo Cabassi e la Fondazione Fiera. Grazie all’Expo saranno costruiti nuovi servizi, parcheggi e infrastrutture che una volta terminato l’evento rimarranno a disposizione. Un salvagente non da poco per la Fondazione, socio di maggioranza di Fiera Spa, la società che organizza le manifestazioni e che ha dichiarato nell’ultima semestrale un calo del fatturato del 28% e con gli utili scesi da 29 a 6,4 milioni. Non solo: è alle prese con il progetto di riconversione del vecchio recinto che potrebbe diventare il Centro Congressi che Milano non ha mai avuto. Che costerà soldi (si parla di un 20 milioni) e che rischia di mettersi in concorrenza con quello che l’immobiliarista Luigi Zunino dovrebbe realizzare al quartiere Santa Giulia, nel progetto di recupero da oltre un milione di metri quadrati dell’ex Montedison. Grazie all’Expo, nell’area poco più a sud della nuova Fiera verranno così investiti 3,2 dei 4,1 miliardi destinati appositamente all’area espositiva dell’Expo. Ma chi paga? Poco meno della metà saranno a carico del Governo (con 1 miliardo e 486 milioni), un quarto arriveranno da Comune, Provincia e Regione (851 milioni), un altro quarto dai privati, facendo affidamento sulla possibilità di chiudere contratti di project financing. A cosa serviranno tutti questi soldi? La maggior parte (1 miliardo e 780 milioni) servirà per lavori di manutenzione straordinaria della città e per i collegamenti all’area in cui si tiene l’Expo. Il secondo capitolo di spesa (1 miliardo e 253 milioni) sarà destinato alla costruzione della sede espositiva, mentre al terzo posto (135 milioni) si trova la quota da destinare al miglioramento della ricettività della città, con una serie di nuovi alberghi. Ma non è tutto: il Comitato promotore è entrato anche in altri dettagli, sebbene si tratti ancora di cifre di massima: per i nuovi parcheggi in zona ci vorranno 72 milioni di euro, 80 milioni per un Expo Village che sia la vetrina e il quartier generale dell’esposizione. Organizzare e gestire i sei mesi dell’evento, invece, costerà 892 milioni di euro. Soldi che saranno coperti dalla vendita dei biglietti ai 29 milioni di visitatori previsti, dall’affitto degli stand espositivi ad almeno 150 Paesi, dalla pioggia di sponsorizzazioni attesa per l’occasione (quantificata in 219 milioni di euro) e dal merchandising. Nel progetto presentato ai commissari internazionali che poche settimane fa hanno visitato Milano è stato spiegato che l’Expo porterà benefici economici a tutta l’area metropolitana. Sulla carta, il piano finanziario parla di altri 3,7 miliardi di euro grazie all’effetto volano della mole di investimenti pubblici nei cantieri. E di circa 70mila posti di lavoro indotti da quei cantieri. Mentre nei sei mesi di apertura di Expo, saranno al lavoro 36mila volontari arruolati per fare accoglienza. Anche se lavoreranno gratis occorrerà spendere per vestirli, sfamarli, organizzarli, il che costerà almeno 20 milioni di euro. Tra opuscoli e pubblicità se ne potrebbero andare altri 93 milioni di euro, comprese una grande cerimonia di apertura e una di chiusura collegate in mondovisione, modello Olimpiadi il cui preventivo è già stato indicato in 20 milioni. Ancora da quantificare, invece, quanti soldi si potranno muovere quando l’Expo sarà finito. Dei progetti sull’area vicino alla Fiera rimarranno oltre ai servizi, i padiglioni principali e una torre di 200 metri d’altezza che sarà il simbolo dell’Esposizione. La parte restante, invece, farà parte di un progetto a cura del gruppo Cabassi: case, uffici e un parco di 500mila metri quadrati in un area fino ad ora agricola ma che ha appena ottenuto la variante al piano urbanistico. A patto che non vinca Smirne.

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