Rassegna stampa

“Ecco il mio progetto per l’Expo”

In passato la Mostra ha già accolto una esposizione i tempi Per un grande evento muoversi 9 anni prima significa essere già in ritardo L´idea Si basa su tre colonne portanti: la logistica, il turismo e la conoscenza CONCHITA SANNINO Scusi professore Cercola, smentisca o confermi. È lei la “mente” del sogno Expo 2015 a Napoli? «Che dice, dovrei pentirmi? Dire che è colpa dei giornali?» Faccia lei. «Mi avete stanato in Francia. Me ne stavo buono a leggere tante posizioni ed interventi. Non mi pento affatto. Quanto alla “mente”, faccio solo il mio lavoro. Insegno “Marketing del territorio”. Mi piace applicarlo anche fuori dell´aula. A Napoli. Città dalle enormi potenzialità, con notevoli amministratori. Eppure affetta da un morbo antico: “Mah, non so, non si può fare”». È vero che avete fatto arrivare il dossier al presidente Napolitano? «Mi risulta che lo abbia avuto. Ne sono onorato, e felice per la città, che egli rappresenta ai massimi livelli. Ovviamente, con il suo impeccabile understatement, il Capo dello Stato ha ribadito che la sede della valutazione è il governo. Perciò mi piacerebbe se ne discutesse costruttivamente. Senza considerarla aprioristicamente la boutade d´agosto». Da Nizza, tiepido pomeriggio, ultime ore di vacanze, ecco il racconto dell´”ideatore”: Raffaele Cercola, docente di “Marketing” al Politecnico, presidente della Mostra d´Oltremare e dinamica personalità degli eventi culturali ospitati proprio nello storico spazio di Fuorigrotta. Si dà il caso che Cercola sia anche amico del leader degli Industriali Gianni Lettieri, e stimato collega del ministro Luigi Nicolais oltreché del rettore della Federico II Guido Trombetti. Così è stato lui – appassionato di storia, dopo aver scoperto che la Mostra è stata tra le poche sedi italiane (nel 1940) ad ospitare una esposizione universale a tema – a studiare l´opzione della candidatura napoletana per l´Expo 2015. Gli altri ci hanno creduto. Il sogno comincia a viaggiare. Dividendo la comunità «in iperottimisti ed iperpessimisti», come ha scritto Trombetti. Professore Cercola, lei insiste: non è una boutade. E ieri il premier Prodi ha detto: «Napoli ha bisogno di uno shock». «Credo che, al di là di qualunque grande evento, Prodi abbia colto empaticamente la fase che attraversa la città. Ed è questo il punto. Io la chiamo discontinuità, lui shock, è uguale. Rivendico la possibilità di una grande e moderna metropoli di proiettarsi in un futuro di sviluppo e di vetrina mondiale – come fanno Francia, Spagna, Portogallo – anche mentre è calata nella fatica e nell´esercizio della gestione presente. Rivendico il fatto che per un grande evento globale muoversi nove anni prima significhi essere già in ritardo. Lo fanno anche quelli che inforcano le lenti bifocali, no? Guardare sotto il naso ma vedere anche lontano». Che, magari, è una teoria economica. «Appunto. Si chiama strategia duale. C´è un libro di Derek Abell illuminante, ma il concetto è estremamente semplice. Se sei un manager e pensi solo a fare l´ordinario, l´azienda chiude in tre anni e tu sei spacciato. Sono sicuro che il sindaco Iervolino ed il governatore Bassolino, ai quali riconosco capacità di ascolto e dialogo, possano trarre da questa idea un´occasione di confronto». Ora parli da manager. Crede che Napoli abbia effettive chances? «La mia proposta ha tre mesi di lavoro alle spalle. Ho controllato i dati richiesti dal Bureau dell´Expo, verificato alcuni criteri. Insomma, elaborato un´idea come fa un manager: investendo il mio tempo per renderla credibile, con valentissimi amici e colleghi. Poi si vedrà. Avevamo già svolto un´attività importante con i miei allievi del master: sintetizzato la capacità attrattiva di tutta l´area ovest. Altro che Expo potremmo avere: oltre alla Mostra d´Oltremare, che potrebbe fare da capofila, abbiamo concentrati in questa zona Bagnoli Futura, Città della Scienza, le Terme di Agnano e gli ex uffici della Nato di Bagnoli oggi Fondazione per l´infanzia di Banconapoli, oltre all´ippodromo. Lo sapevate che oltre ai teatri della Mostra, vi è una sala per 1200 posti anche nella ex sede Nato? In tutto, 5 milioni di metri quadri che fanno capo agli enti locali. Ogni giorno vi sarebbero 200 mila persone-visitatori. Significa occupare le strutture ricettive di provincia e regione». Basta questo? «Per nulla. Ma abbiamo tre colonne portanti. Primo: il turismo, l´enorme patrimonio di storia e attrazione. Secondo: le conoscenze, il sapere, 5 università cittadine. Terzo: la logistica». Tuttavia, c´è chi contesta: “risolviamo prima l´ordinario”. «La corrente del “niente panacea”. Ma chi mette in contrapposizione le due cose è fermo a 20 anni fa, oggi c´è bisogno di strategia duale. Noi abbiamo incrociato le richieste che fa il Bureau delle fiere universali con le reali disponibilità che offre la città; gli enormi vantaggi che ne deriverebbero e la sete di discontinuità che vive oggi la nostra metropoli. Tra l´altro, una parte del dibattito che si è scatenato resta singolare: se ne parla come se avessimo in tasca la candidatura o la vittoria, e ci chiediamo quanto sia utile per Napoli». Altra obiezione che è stata mossa: siamo a nove anni prima. «Questo genere di impresa richiede 3 fasi: ideazione, progettazione, e realizzazione. Saremmo perfino in ritardo, se avessimo questa enorme opportunità. Dopo l´eventuale candidatura, occorre un lavoro diplomatico e organizzativo da far paura». E ci vogliono sponsor. «Bisogna crederci, innanzitutto. E poi investire soldi, tempo e personalità di rilievo che facciano da sponsor, da garanti. Gli altri Paesi sono più avanti. Hanno avuto almeno due grandi eventi in pochi anni: Cina, Spagna, Portogallo. A Roma, Veltroni si è mosso per le Olimpiadi 2010, e ha seriamente insidiato Milano. Qui si preferisce dire: “Mah, non so, non si può”».

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