
Due offerte per Padova Fiere
PADOVA *c La tormentata privatizzazione di Padova Fiere un primo risultato concreto l’ha ottenuto: riuscire a far allestire in fretta e furia una holding fieristica veneta dopo almeno un decennio di chiacchiere senza risultato.
Ieri scadeva il termine per la presentazione delle offerte secondo il nuovo bando e nelle mani del presidente Ferruccio Macola sono giunte due buste: una del colosso francese Gl Events, l’altra “firmata” dagli enti fieristici di Verona e Vicenza in rappresentanza della costituenda Veneto Fiere holding Spa che dovrebbe riunire Verona e Vicenza con il 40% ciascuno, e a seguire la Banca Popolare di Vicenza, il Banco Popolare di Verona e Novara attraverso Banca Aletti, la AntonVeneta e la finanziaria Veneto sviluppo tutti con un 5%.
Per comprendere la situazione occorre fare un passo indietro. In prima battuta Padova Fiere aveva messo in vendita semplicemente il 60% chiedendo all’aspirante partner un solido piano industriale. Molti gli interessati ma alla fine erano arrivate solo una generica proposta di Verona Fiere ed una più articolata offerta di Gl Events. I francesi, in particolare, si dicevano interessati più alla gestione che all’intero pacchetto visto che sui conti, a determinare un passivo di 2,8 milioni su un fatturato di 18,6, gravavano oneri finanziari per 38 milioni relativi ai forti investimenti immobiliari fatti negli ultimi anni. Messaggio recepito e nuovo bando, quello in scadenza ieri, con la previsione di uno scorporo degli immobili.
Nel mezzo si è scatenata la bagarre tra chi vedeva nel ventilato arrivo dei francesi l’ennesimo episodio di “colonizzazione” di un Veneto che non riesce a far squadra ed a difendere il proprio patrimonio e chi invece sosteneva la necessità di una apertura senza condizioni al mercato su posizioni competitive.
Tra questi ultimi si era schierato, raccogliendo più di qualche critica, il presidente di Unindustria Padova Luca Bonaiti il quale aveva affermato la necessità di muoversi in una logica di competitività e si era detto ben felice di un possibile gioco di squadra veneto, a patto che si trattasse di un impegno concreto e che dietro la difesa dei campioni locali non si nascondesse solo una sterile forma di protezionismo.
Poi era arrivato il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, a sollecitare una discesa in campo massiccia di Veneto sviluppo ed il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, aveva rilanciato con una mediazione che di fatto ha portato alla holding fieristica regionale. Una holding che però nasce con un vizio originale: come può concorrere ad una privatizzazione se è in mano alle “pubblicissime” Fiere di Verona e Vicenza?
Domani l’assemblea di Padova Fiere dovrebbe avviare il processo di scorporo degli immobili, entro il 15 gennaio è prevista l’aggiudicazione della gara, ma dal fitto riserbo chiesto dai diretti interessati ieri trapelavano solo indicazioni di un’offerta economicamente robusta e industrialmente ben costruita dei francesi e di un più modesto rilancio dei veneti.
Una situazione confusa, viziata sicuramente da una accelerazione forse non totalmente condivisa e su cui si proiettano ombre politiche legate alle imminenti elezioni regionali.
Più che una gara, insomma, si profila una sorta di braccio di ferro dagli obiettivi, più ancora che dagli esiti, incerti.