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Gli smartphone spingono le proprie capacità verso nuovi mondi, affinando la convergenza con i tablet e la televisione. E adesso, per la prima volta, ne seguono addirittura gli sviluppi tecnologici: quindi, nel l’era delle tv 3D diventano 3D anche i cellulari. Molte delle innovazioni presentate al Mobile world congress 2011 di Barcellona, questa settimana, ruotano infatti intorno al video e all’intrattenimento.
Ci sono il primo cellulare 3D, appunto (Lg Optimus), ma anche il primo certificato PlayStation (Sony Ericsson Xperia Play): soprattutto questi due spingono all’estremo le nuove caratteristiche degli smartphone. Al punto da ricadere nell’ambito di prodotti tanto innovativi quanto di nicchia.
Lg Optimus registra in 3D con la propria videocamera e poi fa vedere sul display il video con l’effetto tridimensionale, senza bisogno di occhiali. Richiesti, invece, per vedere in 3D lo stesso video su una televisione collegata al cellulare. L’abbiamo provato e l’effetto è più piacevole e più realistico ancora sulla tv, ma non si può pretendere troppo da un pioniere. Si rivolge a una nicchia probabilmente anche l’Xperia Play, che cerca di evitare il fallimento dell’analogo Nokia nGage poggiando sull’ampia community di sviluppatori Android. Integra i comandi tipici di un controller per console portatili.
Sono evoluzioni possibili anche grazie ai passi avanti fatti dai chip e soprattutto dal processore grafico (componenti che in certi casi sono integrati in un solo pezzo di silicio). «I chip sono i luoghi dove per prima l’innovazione si manifesta – dice Enrico Salvatori, responsabile della divisione chip per Qualcomm in Europa –. Ci vogliono dodici mesi per realizzare una nuova generazione di chip e altri sei per integrarla nei cellulari. Questo significa che lavoriamo ora per abilitare le innovazioni che vedremo tra 18 mesi», continua.
Per ora si sa che il prossimo passo saranno i processori mobili quad-core, mentre ora si diffondono quelli dual-core. Questi sono in molti degli smartphone di punta, appena presentati: Lg Optimus, Samsung Galaxy S2, Motorola Atrix. Tutti e tre con Android, nota bene: questo sistema ha monopolizzato gli annunci di Barcellona.
«Il dual core è l’ideale quando si usano applicazioni pesanti in contemporanea. Per alcuni tipi di smartphone, va bene anche il single core, che continua a crescere in potenza: ora a 1.4 GHz, dice Salvatori. È single core l’Xperia Play, del resto, e usa una tecnologia grafica integrata con il processore. Questa varietà di chip riflette la crescente complessità e diversità di utilizzo degli smartphone.
La maggiore potenza, anche single core, abilita nuove applicazioni. Come quella di riconoscimento facciale presentata da Viewdle. Scatti una foto a un amico e l’app lo riconosce sfogliando le immagini pubblicate su Facebook, con il quale si collega. Facilita il tagging delle foto e l’accesso al profilo (e alla privacy) altrui. Al momento non c’è un’applicazione per l’utente finale ma solo un Sdk (Software development kit) per sviluppatori.
Ma l’evoluzione dei processori permette anche di migliorare l’economia di scala. Le nuove versioni di chip, soprattutto quelli con molti core, entreranno sempre più spesso sia nei cellulari sia nei tablet, dove è richiesta maggiore capacità video e di multitasking. La convergenza tra smartphone e tablet è rivelata anche nei marchi (Samsung Galaxy e Lg Optimus sono usati per entrambe le categorie di prodotti). La tecnologia 3D dello schermo dell’Optimus, realizzata da MasterImage, entrerà anche in tablet (per esempio l’LG G-Slate).
Nel futuro potrebbero esserci anche cellulari senza sim: avanza il gruppo di lavoro, della Gsm Association, che integra le sim nel terminale e promette per il 2012 i primi prodotti. L’idea è avere cellulari ancora più connessi, riuscendo a collegarsi a tanti network mobili in contemporanea e direttamente. Ma chissà se gli operatori lo permetteranno. Non tutte le innovazioni possono avere la fortuna di arrivare nelle mani degli utenti.
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