Rassegna stampa

Democrazia da thriller

di Roberto Coaloa

La storia della Repubblica italiana è ripercorsa da Alfio Caruso in uno studio originale che mette in luce i suoi molti misteri, dai suoi primi vagiti: dall’armistizio di Cassibile, che prelude al disastroso 8 settembre 1943.

Il 3 settembre 1943, nei pressi di Siracusa, è firmato l’armistizio tra gli Alleati e l’Italia: lo Short Military Agreement, nella definizione tecnica imposta da Roosevelt e Churchill. L’evento è noto: ci sono anche numerose fotografie che immortalano il Capo di stato Maggiore alleato, il generale Walter Bedell Smith, mentre firma l’armistizio sotto gli sguardi del delegato di Badoglio, il generale Giuseppe Castellano, e del console Franco Montanari. Meno note sono le trattative che precedettero l’atto ufficiale del l’accordo. Nell’ottobre 1945, l’editore Mondadori pubblicò le memorie di Castellano, Come firmai l’armistizio di Cassibile, una fonte edita, quindi, ma che lascia troppe domande allo studioso. Caruso racconta di alcuni personaggi enigmatici che furono al centro dell’armistizio di Cassibile: un avvocato e un principe siciliani, descritti al Club des Pins di Algeri, prima dello sbarco in Sicilia; altri sono invece noti, ma avvolti da qualcosa d’inesplicabile, come Charles Poletti, che sostituì i prefetti delle città siciliane con i sindaci nominati dalla mafia siculo-americana.

L’americano Charles Poletti (morto l’8 agosto 2002) è una figura chiave nelle vicende della Campagna d’Italia. Al momento dello sbarco in Sicilia, alcuni uomini, che facevano contemporaneamente capo a Cosa Nostra e all’OSS (che era il corrispondente della CIA di quegli anni), operarono in Italia creando una struttura armata. Poletti era al vertice della piramide. Caruso aggiunge alla vicenda anche la cocciutaggine britannica che, insieme alla strana alleanza italo-americana, rese il settembre 1943 uno dei periodi peggiori della storia italiana. Precedente oscuro alla vigilia della Repubblica, nata il 2 giugno 1946, tra tanti piccoli brogli.

Gli anni del dopoguerra sono segnati da stragi di mafia, dalle campagne di sangue di Salvatore Giuliano contro i partiti della Sinistra, dal trattato di pace firmato dall’Italia a Parigi il 10 febbraio 1947, con Alcide De Gasperi e Carlo Sforza talmente avviliti e adirati con gli Alleati da non essersi mossi da Roma. Questi eventi sono uniti da Caruso in un intreccio micidiale: insieme ai finanziamenti sovietici al Pci, ai rapporti tra la banca del Vaticano, lo Ior, e il banchiere Michele Sindona o l’ex numero uno del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, essi arrivano fino ai nostri giorni e disegnano un profilo del Bel Paese assai atroce. La Repubblica italiana ha pagato caro il fatto di essere per mezzo secolo una democrazia imperfetta: che ospitava il Vaticano e il più importante Partito comunista del l’Occidente, in uno scenario molto caldo della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Caruso ha scelto la formula del thriller per raccontare questo lungo intrigo; una formula necessaria, simile a quella che lo scrittore Victor Alexandrov impiegò per il saggio La Mafia, perché i nomi dei personaggi implicati nei tragici complotti sono stati nascosti. Ma, come ricorda Caruso, «Non possiamo sperare di avere un futuro se non chiuderemo i conti con il passato. Non è più l’ora di processare e condannare i colpevoli, però non è troppo tardi per sapere e capire».

1Alfio Caruso, «Il lungo intrigo. Dal 1943 a oggi: per una storia segreta d’Italia», Longanesi, Milano, pagg. 350, € 17,00.

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