Rassegna stampa

Dalle Fiere scommessa per due miliardi

MILANO – Il settore delle fiere è pervaso da un attivismo immobiliare che non si registrava da anni. Una sorta di “frenesia da investimenti” destinata a lasciare un segno profondo nelle strutture espositive nazionali. Accanto ai grandi progetti-simbolo di Milano e Roma – il primo finalizzato alla creazione di un maxipolo nell’area di Rho-Pero e il secondo alla realizzazione di un quartiere nuovo di zecca sull’asse Roma-Fiumicino – tutti i principali enti fieristici italiani hanno varato una raffica di interventi destinati ad ampliare, migliorare e ammodernare le rispettive infrastrutture. Da Verona a Bari, da Rimini a Palermo, da Genova a Bologna è tutto un fiorire di idee e di progetti che, una volta completati, consentiranno al sistema fieristico italiano di compiere un grande salto di qualità.

Secondo l’Aefi (l’associazione che raggruppa gli enti fieristici italiani) nell’arco dei prossimi 4-5 anni gli investimenti totali dei quartieri espositivi sfioreranno i 2 miliardi di euro, comprensivi della costruzione di nuovi parcheggi e degli investimenti in tecnologie (in particolare nei servizi informatici). Oltre la metà di questa cifra è assicurata dagli investimenti di Roma (più di 500 milioni di euro) e Milano (550 milioni di euro). Ma anche gli enti espositivi di medio calibro hanno stanziato cifre di tutto rispetto per rendere più accoglienti, funzionali e competitive le strutture.

Del resto la necessità di avviare un rinnovamento in grande stile delle infrastrutture fieristiche era ormai avvertita, da parte dei quartieri, come una priorità indifferibile. Troppo vecchie e obsolete appaiono molte fiere italiane se paragonate, per esempio, alle fiere tedesche, cioè i principali concorrenti del nostro Paese nel settore espositivo. «In Germania, negli ultimi 10 anni – sottolinea Piergiacomo Ferrari, presidente dell’Aefi – è stato prodotto uno sforzo enorme, da parte di tutte le grandi fiere (Hannover, Colonia, Dusseldorf, Francoforte), per migliorare le rispettive strutture immobiliari. L’Italia si sta muovendo ora ed è consapevole che solo attraverso massicci investimenti potrà recuperare il gap competitivo che la divide dalla Germania».

Si può aggiungere, a conferma di questa tesi, che l’attuale quota dell’Italia sul mercato fieristico europeo (in termini di superfici affittate) si aggira sul 28-30% contro il 40% della Germania; da non sottovalutare l’avanzata di Paesi terzi tipo Francia e Spagna, anche se le rispettive quote di mercato sono ancora piuttosto lontane dai valori italiani (17% la Francia e 14% la Spagna). Per quanto riguarda invece la capacità espositiva dei principali Paesi europei, la Germania è leader con un’offerta di 2,5 milioni di metri quadrati lordi coperti; l’Italia è seconda con 1,75 milioni e punta ad accorciare le distanze.

«La Germania, in virtù dei nuovi investimenti – spiega Ferrari – è stata in grado di soddisfare la crescente domanda di spazi fieristici proveniente dal mercato. Fiera Milano, al contrario, è satura e per accogliere le pressanti richieste di nuove manifestazioni sta realizzando il polo esterno a Rho-Pero (pronto nel marzo del 2005, ndr). In situazioni analoghe si trovano molti altri quartieri del Paese: numerose rassegne internazionali che si svolgono in Italia stanno registrando una forte crescita di visitatori ed espositori e le fiere, con gli spazi attuali, non sono più in grado di assecondarne lo sviluppo». A questo attivismo immobiliare contribuisce inoltre la trasformazione giuridica che ha interessato il settore negli ultimi anni: da enti pubblici molte fiere si sono trasformate in Spa, iniziando così a ragionare in un’ottica aziendale e di confronto con la concorrenza. «Il miglioramento delle strutture espositive – riconosce Ferrari – è dovuto, in parte, ai processi di privatizzazione in atto nel settore».

Le fiere, consapevoli del ruolo strategico che rivestono per l’economia italiana – il sistema coinvolge ogni anno 200mila aziende espositrici e 20 milioni di visitatori, mentre il 50% circa dell’export italiano passa attraverso le nostre fiere – invoca ora una maggiore attenzione del Governo a sostegno dei nuovi investimenti. I piani di sviluppo immobiliare, sottolinea l’Aefi, sono in larga parte autofinanziati oppure prevedono il ricorso (vedi Roma) al project financing, che vede coinvolti operatori pubblici e privati. «La richiesta dei quartieri al Governo – spiega Ferrari – è semplice: chiediamo una sospensione d’imposta per le plusvalenze prodotte dalle dismissioni purché siano reinvestite, nel triennio successivo, nel potenziamento delle strutture espositive. Ci auguriamo che la prossima Finanziaria preveda anche agevolazioni fiscali per le fiere».

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