Rassegna stampa

Dalla domanda Usa lo sprint per Pitti uomo

La moda italiana scommette sul secondo semestre dell’anno. Dopo un 2009 «difficilissimo, che ha visto prevalere lo scoraggiamento dei consumatori, il 2010 mostra segni di ripresa incoraggianti, anche se la situazione generale dell’economia rimane contraddittoria», commenta il presidente di Pitti immagine Gaetano Marzotto, che oggi inaugura la rassegna Pitti Uomo numero 78 e la sesta anteprima W-Woman, dedicata all’abbigliamento femminile, in programma fino a venerdì alla Fortezza da Basso di Firenze rispettivamente con 972 e 75 marchi.
È l’export a trainare l’ottimismo. Per la moda maschile, i primi dati positivi arrivano infatti da Stati Uniti e Francia. Secondo le rilevazioni Us census bureau l’inversione del trend sul mercato americano è partita a marzo, con una crescita dell’8% rispetto al 2009. In Francia i consumi sono aumentati dell’1,8% in aprile (fonte Ifm) e, per quanto il saldo gennaio-aprile resti negativo (-1,6%), il clima sta migliorando. I consumatori italiani, invece, sono ancora prudenti.
«Come Classico Italia abbiamo avuto un primo semestre 2010 allineato ai risultati del 2009, mentre gli ordini per la seconda parte dell’anno registrano incrementi medi del 10% grazie soprattutto all’export», conferma Claudio Marenzi, presidente del consorzio che raccoglie 18 aziende con un fatturato aggregato di circa 500 milioni e titolare del gruppo Herno, 21 milioni di ricavi a fine dicembre scorso. «Per quanto riguarda la mia azienda la crescita 2010 è nell’ordine del 39% sulle collezioni autunno-inverno. L’America ha ripreso a tirare prima ancora di vedere gli effetti del cambio favorevole – aggiunge Marenzi –. La carta vincente sono le collezioni, cioè il prodotto, grazie al quale adesso puntiamo a svilupparci anche in Italia, Europa e Giappone. Il rafforzamento del dollaro è un elemento ulteriore di ottimismo».
Anche il leader di Geospirit, Graziano Gianelli, scommette sull’export: «Abbiamo chiuso il bilancio al 31 marzo con un aumento dei ricavi di quasi il 6%, un Ebitda superiore al 28% e pensiamo di poter replicare questi numeri nell’esercizio in corso. Puntiamo molto sui mercati esteri, che oggi rappresentano il 23% dei nostri 90 milioni di fatturato, una percentuale destinata ad aumentare. Il cambio euro/dollaro aiuterà ma non determinerà queste performance». La forza del prodotto e una rinnovata propensione al consumo, nei mercati maturi come gli Stati Uniti e in quelli amergenti come Est Europa e Cina, sono i due fari a cui guarda la moda italiana per uscire dal tunnel in cui ancora si trova. Basti dire che nel 2009 il fatturato dell’abbigliamento maschile italiano è sceso dell’11% a quota 8 miliardi, con un saldo commerciale che resta positivo ma che in cinque anni è passato da 1.371 a 989 milioni. «Se le scosse della finanza mondiale e le politiche di bilancio degli Stati non penalizzeranno più di tanto la propensione al consumo della gente, sono fiducioso che il 2010 riporterà un po’ di sereno nel settore», dice Marzotto. L’export è la locomotiva a cui agganciarci – conclude –. Per questo abbiamo aperto Pitti desk nei 120 uffici dell’Ice, con l’obiettivo di aiutare soprattutto le piccole imprese a collaborare tra loro per andare sui mercati internazionali».
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