
Da Baselworld segnali di fiducia e ottimismo
BASILEA
Da una parte i dati di gennaio e febbraio che mostrano una contrazione per il settore, dall’altra l’esordio abbastanza robusto di Baselworld, il Salone mondiale di orologi e gioielli che si è aperto ieri a Basilea e che da sempre è un termometro importante. Dal ministro elvetico degli Interni, Pascal Couchepin ,che ha inaugurato il Salone, sino all’ultimo dei visitatori (che hanno uguagliato quelli dell’edizione 2008), passando per i produttori, tutti si chiedevano quale immagine avrebbe dato Baselworld.
«Se il buon giorno si vede dal mattino, le prospettive restano tutto sommato abbastanza buone», dicono alcuni manager nel padiglione Rolex, gruppo leader nei segmenti della gamma alta, alludendo alla forte presenza di distributori ed operatori del settore. Bisognerà poi vedere, come sempre, se questa presenza si tradurrà in ordini, ma il timore di molti espositori quest’anno era che anche le presenze a Basilea risentissero pesantemente del quadro mondiale di crisi economica. «Quando siamo arrivati qui, per controllare l’organizzazione degli stand – dice Paolo Marai, presidente della Vertime, attiva nel settore con il marchio Versace – abbiamo visto meno gente al lavoro, rispetto agli anni scorsi. Ma il fatto di inviare meno personale è stata una scelta degli espositori, per ridurre i costi. Quando si sono aperti i battenti abbiamo subito visto che i visitatori invece c’erano ed erano davvero molti».
Gli espositori a Baselworld – che durerà fino al 2 aprile – quest’anno sono 1.952, contro i 2.087 dell’anno scorso e tra i visitatori c’è qualche cambiamento. «Per ora sembra – prosegue Marai – che vi sia una minore presenza dell’Asia, forse pesa il costo dei viaggi. C’è già, invece, una forte presenza dell’Europa e del Medio Oriente. Quanto agli Stati Uniti, non sono mai stati molto presenti qui ed è normale che anche quest’anno sia così».
Un buon punto di osservazione sugli Stati Uniti è il padiglione di Tiffany, che nel settore degli orologi ha stretto un’alleanza con il Gruppo Swatch, presente a Basilea con i suoi marchi sia nella gamma medio-bassa, sia nella gamma alta. «Certo, Usa, Giappone e Gran Bretagna sono tra i mercati che oggi accusano le maggiori difficoltà, a causa della crisi finanziaria ed economica, ma il nostro impegno è rafforzare gli orologi Tiffany non solo su questi tre mercati, ma in tutto il mondo, diversificando maggiormente la presenza – spiega Nayla Hayek, figlia del fondatore di Swatch Nicolas Hayek, a capo dell’alleanza Swatch-Tiffany –. La prima impressione qui a Basilea è che gli operatori siano molto presenti e molto interessati, che la crisi internazionale non stia fermando il settore. Ancora una volta, mi sembra che la gamma alta sia quella che regga meglio».
I dati di fine febbraio sull’export svizzero di orologi mostrano in effetti che la flessione complessiva rispetto a dodici mesi prima, pari al 22%, è causata soprattutto dalla fascia media di prezzo.
Le segnalazioni che si raccolgono tra gli stand sono di un miglioramento dell’export e delle vendite in questo mese di marzo. Naturalmente, siamo lontani dai record del 2008, anno apice di un’espansione durata per ben quattro-cinque anni. Ma se a fine 2009 la flessione generale del settore fosse contenuta, grazie ad una ripresa nella seconda metà, allora gli ottimisti contro corrente di Basilea potrebbero dire di aver avuto ragione. La verifica nei prossimi mesi.