Rassegna stampa

Crescono gli espositori e i visitatori

Le aree locate sono in leggera diminuzione, mentre gli espositori crescono. Come a dire che non si rinuncia a partecipare alle manifestazioni più importanti ma, nel caso, si sceglie di essere presenti con un minor numero di metri quadri. I dati della congiuntura dell’attività fieristica internazionale in Italia nel primo semestre 2005, elaborati da CERMES-Bocconi, sono afferenti a un campione di 48 eventi internazionali confrontabili, che si sono tenuti sia nel 2005 sia nel 2004. Il mercato appare sostanzialmente stabile ( vedi tabella ): le aree locate hanno perso un 3%, mentre sono cresciuti dell’1,6% gli espositori totali diretti (con uno stand proprio) e del 6% gli espositori totali esteri. In complesso, e per il campione di riferimento, i visitatori totali sono aumentati del 2,6% e quelli esteri del 14,3%: «È il profilo di un mercato maturo ma non in crisi – dice Christian Chizzoli, ricercatore del CERMES-Bocconi – il calo delle superfici si può leggere come legato all’attuale congiuntura economica, che induce le aziende a contenere i propri budget promozionali». Ma l’Europa rimane una meta ambita dagli espositori? «Oltre agli elementi congiunturali va evidenziato un processo in atto di carattere più strutturale – dice Francesca Golfetto, direttore dell’Osservatorio Fiere CERMES-Bocconi – e cioè la notevole crescita dei mercati fieristici dei paesi asiatici, ai quali le nostre aziende stanno rivolgendo una crescente attenzione perché è in quei mercati che la domanda di prodotti manifatturieri (in particolare di quelli intermedi e dei beni strumentali) registra i più elevati tassi di sviluppo. Ciò si traduce in un parziale spostamento della domanda di spazi e di servizi fieristici da parte degli espositori europei verso le manifestazioni di quei Paesi. Alcune imprese stanno addirittura chiedendosi se vale ancora la pena esporre alle fiere del Vecchio Continente, visto che in queste ultime si incontrano ormai solo i clienti già conosciuti e si torna a casa con pochi ordini raccolti. In realtà le fiere europee svolgono una funzione differente rispetto a quelle asiatiche perché, presidiando mercati maturi, richiedono agli espositori un approccio non tanto finalizzato alla vendita, ideale per i nuovi mercati, quanto piuttosto orientato alla relazione e alla partnership con la clientela». I poli di attrazione sono al Nord Ma non sono solo le aziende a spostarsi. Talvolta sono le manifestazioni stesse che si spostano verso altri poli: «In Italia si sono verificati movimenti interni di sede, soprattutto se gli eventi non sono organizzati direttamente dai quartieri – aggiunge Chizzoli – mentre è meno frequente che i marchi fieristici italiani lascino l’Italia per l’estero. Il nostro Paese è infatti caratterizzato da una maggior frammentazione dell’offerta fieristica e da organizzatori di dimensioni mediamente più piccole rispetto, per esempio, ai principali concorrenti tedeschi che da tempo hanno esportato o replicato in Asia alcune loro manifestazioni internazionali o hanno investito nelle strutture espositive di quei paesi, spesso in joint venture con partner locali. La situazione è però in rapida evoluzione, visto che la maturità raggiunta dal mercato fieristico europeo sta favorendo un processo di concentrazione tra gli operatori». Il nostro Paese, comunque, è un mercato complessivamente vivace quanto a numero di manifestazioni: nel 2004 sono state organizzate ben 972 manifestazioni, delle quali 172 internazionali e 800 nazionali e regionali (fonte CERMES – Bocconi). La concentrazione delle manifestazioni internazionali vede ancora Milano, Verona, Rimini e Bologna tra il poli di maggiore attrazione. In particolare, va segnalata la sempre maggiore importanza del polo di Rho-Pero (il nuovo polo fieristico milanese) che, oltre alla dimensione e alla qualità dei suoi spazi espositivi, può anche contare su un HUB internazionale come Malpensa, che rende intercontinentale la sua accessibilità.

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