
Creatività in scena a «cloudnine»
di Luca Davi
Una faceva la psicologa. L’altra l’architetto. Esperienze lontane nello spazio ma coincidenti nel tempo. «Ci siamo conosciute in una fiera e abbiamo messo in comune i nostri stimoli: una creava oggetti con l’acciaio, l’altra con il technogel. Ora produciamo gioielli "industriali", accessori hi-tech che proporremo anche al Moma di Parigi». Quella di Laura Santi e Rosalba Galati, socie di Materia design, piccola realtà che disegna oggetti di arredo e gioielli, è solo una delle tante storie che colorano il mondo di "cloudnine", il salone dedicato alle collezioni più creative di accessori donna per l’autunno-inverno 2007-2008.
Un percorso tra 55 marchi emergenti o affermati, costantemente alla ricerca della sperimentazione ma nello stesso tempo attaccati alle lavorazioni artigianali. Mani che intrecciano tessuti, tagliano plastiche, modellano gomme: ecco cosa sembra intravedersi in questo spazio-laboratorio che conserva, fino a domenica 25, in via Tortona a Milano, il meglio dell’accessoristica femminile italiana e straniera.
Daniela Rondine e Luisa Fazio sono altre due giovani designer di talento. La prima, appassionata da sempre dei tessuti anni 20 e 30, dopo gli studi allo Ied di Milano inizia un’accurata selezione dei materiali e delle fantasie. Grazie all’esclusiva sull’utilizzo di questi tessuti, oggi crea calotte tondeggianti e cuffie asimmetriche in tinta con le pochette. E, visto il successo, si è convinta a produrre entro breve tempo anche capi d’abbigliamento come giacche e cappottini.
Luisa Fazio, invece, è una 30enne di origine australiana. Studi di moda in Italia, un periodo da freelance e poi dritta a lavorare per Gucci, dove la chiamano a disegnare borse. «Ma lì non ho trovato gli stimoli che cercavo, volevo crearmi nuove sfide». Così, nel giro di un anno, si siede alla scrivania e progetta la sua prima collezione. Oggi a cloudnine presenta oggetti di pelletteria di lusso con aggiunte di tessuti intrecciati a mano, borse-bijoux che richiamano il lavoro artigianale dei nativi Australiani. E strappa ordini su ordini ai buyers in visita.
Quest’anno, accanto a cloudnine e neoZone – l’altro palcoscenico di via Tortona, dedicato al meglio del luxury sportswear – Pitti Immagine ha affiancato Touch!, uno spazio espositivo disegnato come un loft futuristico all’interno dell’ex area industriale Ansaldo. Quarantacinque aziende presentano qui le loro collezioni, per uno stile che «ama mescolare il guardaroba, alla ricerca di una visione nuova, iperfemminile e glamour dell’eleganza», come raccontano gli espositori. Dai trench in pelle con effetto used (Giorgio Brato) ai microcoprispalla e le gonne strette con dettagli in pelliccia (Bp Studio), dai piumini in edizione limitata di Moon Boot ai pellami trattati delle borse di Zagliani da 1947, Touch! è il percorso ideale «per una donna che non è fashion victim, ma è motore del circuito stesso – dice Antonio Cristaudo, responsabile marketing e sviluppo Pitti Immagine -. Heavy spender che confermano la loro identità di consumatrici consapevoli».
Una strategia, quella di Pitti a Milano, che per il vicedirettore generale Agostino Poletto «corre su un doppio binario: da una parte facciamo scouting delle aziende più giovani, lavorando sulla ricerca e la selezione dei nomi più interessanti. Dall’altra, facciamo comunicazione e diamo sostanza al lavoro espositivo commerciale».