
Così la Fiera è rimasta a guardare
C´era un tempo in cui la Fiera del Levante – che si identificava quasi del tutto con la campionaria internazionale di settembre – era un grande evento che suscitava attese febbrili negli operatori economici e nella popolazione pugliese e meridionale. Da piccolo, anche chi scrive aspettava con ansia che il proprio genitore gli facesse il regalo di portarlo con sé a Bari. Il mio interesse per la Fiera era ovviamente diverso da quello di mio padre: le macchine per tagliare il carparo leccese, le betoniere e qualche piccola macchina agricola per lui; le strade della città, le luci degli stand e il giro sulle grandi giostre che animavano il quartiere fieristico per me e per i miei fratelli. Oggi la Fiera di settembre sembra molto prossima ad essere, almeno da un punto di vista economico, un “non evento”. Il suo status di fiera campionaria generale la rende uno strumento povero di marketing settoriale e territoriale: non è più un mezzo molto efficace efficace né per attrarre investimenti in Puglia né per allargare i mercati e promuovere l´internazionalizzazione delle imprese locali. Certo, con i suoi due mila espositori e 700 mila visitatori, la Fiera del Levante conserva ancora una capacità d´indotto che alimenta l´economia cittadina (ristorazione, alberghi, trasporti, shopping) e che compensa probabilmente i disagi che Bari subisce in termini di congestione urbana. Ma nessuno, credo, potrebbe giungere a giustificare la presenza della Campionaria con queste uniche ricadute sull´economia della città.