Rassegna stampa

Contesa in Laguna sull’organizzazione delle rassegne

Claudio Pasqualetto
VENEZIA
La “guerra” si combatte a colpi di comunicati, di annunci, di dichiarazioni velenose, di tentativi di sgambetto. Tutto comprensibile se si considera che la posta in palio è decisamente alta: essere la Fiera di Venezia, della città forse con il più elevato grado di appeal al mondo. Eppure, nonostante questo, la sonnacchiosa Venezia non s’era mai posta prima il problema di sfruttare tale opportunità. Qualche manifestazione di nicchia in linea con la città, dal salone dei beni culturali a quello della nautica, fino a quando qualcuno non ha annusato il business. Giusto per fare nomi e cognomi VeronaFiere da un lato e l’imprenditore Giancarlo Zacchello, già presidente di Confindustria Venezia e dell’Autorità portuale dall’altro.
La società-veicolo istituzionale già c’era, VeneziaFiere, e Verona ha scelto di entrarci come socio importante e portatore di know how. Dall’altra parte Zacchello ha deciso di cavalcare il privato chiamando a raccolta le realtà del settore già operanti su Venezia ed affidando l’incarico di presidente della nuova ExpoVenice a Piergiacomo Ferrari, a lungo uomo simbolo di Fiera Milano. D’obbligo schierarsi. Alla guida di VeneziaFiere è stato chiamato Francesco Borga, direttore di Confindustria Veneto, e nell’azionariato, oltre a Verona, ci sono Comune, Provincia, albergatori, parco scientifico Vega, Confartigianato e molti altri soggetti ancora. Ci sarà anche la Regione che con Veneto sviluppo ha annunciato l’acquisizione di una quota fra il 20 ed il 25%. Ad ExpoVenice partecipano la società madre Consormare, l’Autorità portuale, Confindustria Venezia, altri operatori del settore e di nuovo il parco scientifico Vega, partecipato esattamente da quegli stessi enti locali che stanno in VeneziaFiere. Fiutando il clima pesante, Ferrari ha subito proclamato che l’unico vero operatore fieristico a Venezia è ExpoVenice, ha know how consolidato, un calendario 2009 di una decina di importanti manifestazioni, idee innovative ed una solida rete di alleanze internazionale. «La concorrenza fa bene – dice Ferrari – ma bisognerebbe studiare una forma di collaborazione, un calendario coordinato. Ho anche proposto di valutare una fusione ma nessuno mi ha risposto». E non manca di sottolineare che gli «altri», oltre al «superato» salone dei Beni culturali non fanno praticamente altro di rilievo.
Borga, dal canto suo, ribadisce che sta portando a casa i risultati della sua mission: riorganizzare e rafforzare la società nel più ampio contesto di una razionalizzazione degli enti veneziani, consolidare anche nei rapporti internazionali le manifestazioni esistenti, avviare iniziative nuove ed alternative nel panorama mondiale, fare di Venezia una vetrina speciale per manifestazioni venete di valore, dal Vinitaly alle mostre orafe di Vicenza.
E mentre Cacciari sogna un grande polo nel nuovo quadrante di Tessera accanto all’aeroporto ed il governatore Giancarlo Galan coltiva l’ambizione di portare un quartiere espositivo a Marghera, Borga e Ferrari concordano almeno sul fatto che Venezia deve puntare su manifestazioni di nicchia ad altissimo valore aggiunto e che non serve un’area dedicata, basta sfruttare gli straordinari spazi diffusi sul territorio con le loro peculiarità.
Ripartire da qui sarebbe facile, forse anche possibile, ma prima devono andare a collocazione alcuni tasselli esclusivamente politici, gli stessi che stanno determinando ed alimentando dietro le quinte la guerra in corso.

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