Rassegna stampa

Congressi, la ripresina non basta

Manca il supporto del sistema paese per i grandi eventi

È arrivato il momento di unire le forze e di non andare più in giro in ordine sparso. È questo il forte richiamo di serrare le fila per gli operatori congressuali, un settore che paga la stretta relazione con la sfavorevole congiuntura economica internazionale. Nel 2004, si è assistito a un miglioramento delle performance, malgrado ci sia stata la flessione della durata media dei congressi. Quindi più eventi, meno grandi e più brevi. La novità dell’anno, comunque, è senza dubbio la costituzione di Federcongressi, la federazione tra le cinque maggiori associazioni di categoria fondata a Bologna a fine ottobre al fine di creare un unico referente dell’industria congressuale presso le istituzioni e il mercato internazionale. ´L’intenzione è di dare voce unitaria al settore’, dice a Italia Oggi Adolfo Parodi, presidente di Federcongressi. ´Abbiamo sentito la necessità di diventare visibili e riconoscibili fuori dall’ambiente degli addetti ai lavori. Esiste una professionalità ben precisa, sia del personale, sia delle imprese, che deve essere garantita e certificanta anche a livello giuridico’. Gli fa eco Pierpaolo Mariotti, presiente di Mpi Italia: ´Il congressuale deve poter contare sui supporti di una politica economica coordinata, di una rigorosa cornice giuridica e di una definizione della professionalità’. Nell’ambito di Federcongressi, sono stati creati anche due comitati settoriali e un gruppo di lavoro. Di quest’ultimo fa parte Alksandra Dermit de Simoni, che spiega come, ´durante le fiere internazionali, ci rendiamo conto che l’Italia non si presenta con un vero sistema congressuale. Siamo ancora visti come il paese del prosciutto, del mandolino e della pizza. Le istituzioni si devono invece rendere conto che stiamo parlando di un comparto, il turismo, che porta ricchezza al paese e notevoli benefici a molti altri settori economici’. A questo proposito, Massimo Fabio, vicepresidente di Federcongressi e presidente di Italcongressi/Confindustria, aggiuge che, ´da un lato, occorre lavorare per recuperare le posizioni perdute, rispetto alla concorrenza internazionale, dall’altro curare maggiormente l’immagine del paese all’estero. Nel 2004 abbiamo però registrato un’inversione di tendenza rispetto al trend negativo delle ultime stagioni. Per il 2005 nutro qualche speranza in più, considerato che sono previsti molti eventi fino a oggi rinviati per motivi vari. Comunque sia’, continua Massimo Fabio, ´il settore sconta una tradizionale ciclicità. Il fenomeno che mi preoccupa particolarmente è il limitato numero di giornate congressuali e dei partecipanti all’evento, compresi gli accompagnatori. Infatti le aziende tendono a risparmiare, con una contrazione del giro di affari del settore. È importante però che il mercato congressuale stia riprendendo vigore’. Poco è cambiato, peraltro, riguardo alle grandi questioni sul tappeto, che penalizzato il comparto: inadeguatezza delle infrastrutture del sistema-paese, spazi convegnistici inadeguati ai grandi meeting internazionali, elevata pressione fiscale e aliquote Iva non allineate a quelle inferiori degli altri paesi europei diretti concorrenti. ´Le problematiche del comparto sono quelle di sempre’, osserva melanconicamente Massimo Fabio, ´a cominciare dal sistema viario e dei trasporti: le immagini del blocco totale sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, causato dalla copiosa neve caduta più del previsto, ha fatto il giro del mondo, inducendo molti a pensare che in Italia non funzionano i servizi essenziali e diffondendo l’idea di una cronica e storica inefficienza. Al contrario, dobbiamo mantenere alto il tono della qualità del prodotto Italia, che ci contraddistingue nel mondo dell’ospitalità alberghiera e congressuale’. (riproduzione riservata)

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