
Congressi, l’Italia perde quota
Congressi, l’Italia perde quota MASSIMILIANO DI PACE Il turismo congressuale vale circa 30 miliardi di euro l’anno, ossia un quarto di tutto il turismo effettuato in Italia. Ma le cose non vanno tanto bene, come ammettono gli operatori del settore: “C’è stata una notevole caduta nel primo semestre del 2006 spiega Massimo Fabio, presidente di Italcongressi, l’associazione che riunisce le aziende che operano nel comparto congressuale che è stata in parte compensata dal recupero del secondo semestre”. Il problema centrale resta però la scarsa competitività internazionale del nostro paese sul fronte congressuale, tanto che vi è un deficit di 600 milioni di euro l’anno, derivante dal fatto che sono di più gli italiani che vanno all’estero per convegni, rispetto agli stranieri che vengono in Italia per lo stesso motivo. “Si tratta di una circostanza strana, vista la vocazione turistica del nostro paese – ammette il presidente di Italcongressi – ma perfettamente spiegabile per una serie di fattori, che vanno dalla mancanza di infrastrutture congressuali moderne, ai costi troppo elevati, in particolare di alberghi e ristorazione, a cui si aggiunge una promozione finora frammentata per via della competenza delle regioni nel settore turistico, che agiscono individualmente”. Anche se i congressi internazionali rappresentano solo il 5% del fatturato complessivo dell’industria dei convegni, è importante recuperare terreno sul piano internazionale: ne è convinto Massimo Fabio, per il quale il rilancio passa per diverse iniziative, a cominciare dalla realizzazione di nuove strutture, come quella dell’Eur di Roma, progettata dall’architetto Fuksas, i cui lavori dovrebbero cominciare nell’autunno di questo anno e concludersi nel 2009. Come è stato ricordato nel corso del convegno organizzato da Eur Spa il 7 febbraio, la struttura avrà la forma di una “Nuvola”, realizzata in goretex, che “galleggerà” in una sorta di “Teca” di acciaio e vetro. Potrà contenere fino a 11mila persone, che troveranno all’interno della struttura non solo un grande albergo (550 stanze), ma anche spazi commerciali e per la ristorazione. Per il Presidente di Italcongressi lo sviluppo dell’industria dei convegni deve basarsi anche su una promozione concentrata su pochi distretti, in grado di risultare competitivi a livello internazionale: “Il caso dell’Eur può essere un modello, in quanto dispone di una molteplicità di siti, e di una notevole capienza alberghiera, come d’altronde avviene in altri centri di eccellenza, come Rimini, Milano, Firenze, Genova – Santa Margherita Ligure. Inoltre una presentazione unitaria del sistema congressuale italiano è quanto mai importante, e l’esempio giusto è l’iniziativa “Italy for events” che presenta, nelle principali fiere di settore a livello mondiale (Francoforte e Barcellona), le offerte di servizi congressuali in Italia in modo unitario e non regione per regione”. C’è infine la questione del blocco della convegnistica medicoscientifica, in genere finanziata dalle industrie farmaceutiche, che ha rappresentato finora un 25% degli eventi, tra l’altro quelli più “ricchi”. Per uscire da questa situazione gli operatori hanno sottoscritto un codice professionale, che impegna gli organizzatori di convegni ad accettare solo gli addetti ai lavori (e non i partner), e di verificare l’effettiva frequentazione, così da evitare che i convegni diventino occasione di svago e non di approfondimento.