
Congressi, l’Italia non brilla
Un anno difficile, il 2003, per il turismo congressuale e ancora una volta sono le cifre a parlare molto chiaro: diminuiti del 4,7% i congressi e le convention organizzati in Italia (94.218), ridotte le giornate di presenza congressuale (circa 29 milioni). A questo si deve aggiungere il calo nel numero dei partecipanti, mentre si E assistito a un consistente taglio nelle dimensioni medie degli eventi congressuali. Ma il dato pi? preoccupante E sicuramente quello del calo del fatturato: -16%, passato da 5,1 milioni a poco pi? di 4,3 milioni di euro. Questo lo scenario di riferimento delineato dall’Osservatorio congressuale italiano, realizzato dall’universit? di Bologna e promosso dal Convention bureau della Riviera di Romagna e dalla Ediman, presentato ieri al centro-congressi Montecitorio eventi, a Roma. Purtroppo le difficolt? del settore sono molteplici: Attilio Gardini, docente all’universit? di Bologna, che insieme a Cristina Bernini ha realizzato lo studio, ha infatti enfatizzato Yla carenza di strutture e di progetti, che penalizza l’Italia nel confronto con paesi competitor che hanno continuato a investire in questo comparto, dalla vicina Francia al lontano Messico. Quest’ultimo proprio quest’anno ha deciso di azzerare l’Iva per tutti i congressi ospitati’. Le consistenti riduzioni certificate nel numero, nella durata e nei partecipanti degli eventi congressuali, infatti, E il segno tangibile di una crisi annunciata. YBasti pensare’, ha ricordato Gardini, Yche nel 2003 il 71% degli incontri E durato soltanto 1 giorno. Si segnala la riduzione della domanda congressuale verso le aziende alberghiere (-8,9%), con un -21% nel fatturato, a favore dei centri-congressi non alberghieri (+5,6%), che accrescono la loro quota-mercato. E la contestuale crescita del segmento degli eventi a dimensione molto contenuta, dai 300 ai mille partecipanti’. Degno di nota invece il buon andamento delle residenze storiche, che hanno ospitato il 17% di tutti gli eventi congressuali organizzati in Italia. Contenuta appare la contrazione degli incontri internazionali, pari a un -2%, mentre si registra un forte calo degli eventi regionali e nazionali, diminuiti del 5,1%. Riguardo poi alle destinazioni congressuali, l’Osservatorio rileva una sostanziale tenuta delle citt? d’arte, che vantano il 47% dell’ospitalit? di eventi congressuali e un autentico crollo di domanda per le localit? di mare e turistiche in genere, che vantano soltanto il 16% di share. La scelta di presentare l’Osservatorio al centro-congressi Montecitorio eventi, a due passi dal parlamento, non E stata certo casuale. All’incontro erano infatti presenti, in rappresentanza del governo, Stefano Saglia, della X commissione turismo-attivit? produttive, mentre per l’opposizione Enrico Letta, responsabile dipartimento economia della Margherita. Saglia ha espresso una sorta di incoraggiamento all’imprenditoria di settore: YIl governo deve ascoltare le legittime rivendicazioni di un settore vitale per la nostra economia e lo deve fare con un diverso approccio a certe problematiche, prima fra tutte quella della pressione fiscale’. Gli ha fatto eco Enrico Letta, che ha ricordato come Yquello congressuale E uno dei pochi settori produttivi che contribuisce a generare nuova e qualificata occupazione: in una parola uno dei pochissimi comparti che puU ancora vantare margini di crescita. Quindi non generare investimenti in questo ambito sarebbe puro autolesionismo. Proprio tenendo presente le indicazioni dell’Osservatorio congressuale che sottolineano una crescente richiesta per congressi in medio-piccoli centri urbani, nelle residenze storiche’, ha continuato Letta, YE possibile rilanciare il settore’. Lapidarie, infine, le riflessioni di Antonio Tozzi, presidente Fiavet (Confturismo): YIl governo sa bene cosa occorre al settore turistico-alberghiero: un riallineamento dell’Iva, nuove risorse alla promozione e coordinamento tra stato e regioni’.