Rassegna stampa

Condannati al bestseller

La Fiera scoppia. È stracolma di gente, di colori, di frastuono, di musiche, di ragazzi dalla faccia stanca, di cacciatori d’autografi, di autori in cerca di editori, di editori in cerca di successi, di espositori travolti da richieste, di librai indaffarati a non perdere di vista i clienti. Ernesto Ferrero, il direttore, è raggiante: «Ancora non abbiamo i dati ufficiali ma probabilmente raggiungeremo un numero di presenze record, oltre il 20% in più rispetto allo scorso anno». Gli editori presenti, e questo è un dato sicuro, sono già aumentati arrivando alla cifra record di 1263. Non sembra del tutto fantasiosa, dunque, l’ipotesi di individuare nuovi spazi per la manifestazione: nei giorni torinesi qualcuno ha lanciato l’idea di un possibile, sebbene improbabile, trasferimento all’Oval (ma il contratto con il Lingotto scade nel 2009). Insomma: la Fiera del Libro si ingigantisce sempre più.

Come tende a fare del resto, nel suo complesso, tutto ciò che riguarda il mondo del libro. Dominano il mercato editori sempre più grandi (a proposito: in Fiera si è avuta la conferma che il gruppo Pearson ha comprato la maggioranza di Paravia-Bruno Mondadori), le librerie megastore sono sempre più aggressive (anche se, come ha dimostrato il libraio più noto d’Italia, Romano Montroni con il suo manuale Vendere l’anima, edito da Laterza, le piccole e indipendenti hanno le loro carte – qualità e identità – da giocare) e persino i bestseller non sono più quelli di una volta. Nel senso che sono sempre più bestseller: vendono più di prima e sono di dimensioni più globali. Come ha dimostrato un convegno che ha visto riuniti i migliori esperti di editoria italiana (Giovanni Peresson, Giuliano Vigini), l’agente che più di ogni altro ha introdotto in Italia autori dai grandi numeri Luigi Bernabò (che rappresenta tra gli altri Le Carré, Turow e lo stesso Dan Brown) e gli editori che li pubblicano (Stefano Mauri, del gruppo Gems e la mente più lucida dell’editoria italiana, Gian Arturo Ferrari della Mondadori). Ebbene: se ancora 10-20 anni fa il bestseller "globale" in Italia era il libro che superava le 300mila copie e in America aveva venduto oltre i 10 milioni, ora i numeri sono quadruplicati. In Italia si viaggia sui due milioni di copie e in tutto il mondo si parla dei 50 milioni venduti dal «più grande tsunami editoriale di tutti i tempi: Il Codice da Vinci di Dan Brown, che non è per altro ancora uscito in dimensione tascabile o, per stare al campione di incassi presente in Fiera, i 65 milioni di copie da Paulo Coelho. Tutti concordi nel dire che i bestseller, come "genere" non esistono («perché un libro abbia successo lo si spiega sempre dopo che lo ha avuto, ma prevederlo è impossibile», dice Ferrari), e che il bello di questo mondo è proprio la casualità. Epperò il campo va sgomberato da molti pregiudizi: i bestseller non sono di per sé dannosi (anzi forse è il contrario), non è vero che li leggano i culturalmente meno attrezzati e non è vero che durino poco rispetto ai libri "di catalogo", che sarebbero più forti nel lungo periodo. «I bestseller del passato – rivela Mauri – diventano i longseller. Ancora oggi ci sono romanzi di Wilbur Smith usciti negli anni 90 che vendono 30mila copie all’anno» (cifre che qualche esordiente si sogna). «Il bestseller è il verdetto del pubblico – riprende Ferrari -. Bisogna rispettarlo. E poi un nostro sondaggio piuttosto accurato ha accertato che il 60% dei lettori di Dan Brown sta nella fascia di più alta istruzione».

Questi sembrano essere fatti nuovi, sui quali sarà bene spendere qualche ulteriore riflessione in futuro. In Fiera, in generale, si registra grande soddisfazione per le vendite e le presenze agli incontri. Non fanno il tutto esaurito solo Coelho o Moccia o gli autori visti in tv, ma anche i filosofi (pienone per Derrida), i saggisti o gli scrittori portoghesi e brasiliani (ottime le performance di Tavares e Chiziane), ospiti d’onore. E anche sui banconi i risultati si vedono. Impossibile fare una classifica della Fiera (e anzi: gli editori più grandi si stanno attrezzando, finalmente, per riorganizzare il metodo di rilevamento del mercato, in modo da avere classifiche più precise di quelle oggi pubblicate dai giornali, «del tutto falsate» secondo Ferrari), ma da minimumfax che ha trovato in Vonnegut un autore di grande vendibilità a Laterza che supera i risultati già brillanti dello scorso anno, da Newton Compton a White Star che invece ha sbancato con i Vangeli di Giuda, i commenti positivi si sprecano.

Nel clima di giustificata euforia – lo ripetiamo: la Fiera è stata un successo – non mancano elementi di riflessione per chi nell’editoria lavora. Il bestseller sarà pure un’autentica "formula uno" del romanzo ma quando, nel chiasso generale, sui discorsi di Ferrari & co, si imponeva l’anonima voce dall’alto che ordinava di «spostare urgentemente la Micra», c’è chi ha pensato a una sinistra profezia per gli autori ed editori più piccoli. Ma anche questa è una falsa impressione: i bestseller non sono da condannare. E se anche ormai in tutte le manifestazioni dove c’è di mezzo il libro siamo "condannati" a sentir parlare di Dan Brown, almeno quando entriamo in libreria, come lettori, a scegliere il nostro libro e il nostro autore godiamo di una salutare e rinfrancante amnistia. proprio vero: alla fine il verdetto lo emettono i lettori.

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