Rassegna stampa

Carroccio all’assalto della roccaforte CdO in Lombardia

di Marco Alfieri
Il paradosso della gabbia dorata. Al vertice di uno dei quattro motori d’Europa senza però riuscire a spiccare il grande salto romano. Roberto Formigoni vive da tempo questo scarto paradossale. Vorrebbe traslocare nella capitale, dopo 13 anni di governo lombardo, ma quando sembra certo il passaggio, ecco scattare il veto politico. Ci aveva già provato nel 2006, candidandosi al Senato: scommetteva sulla caduta del berlusconismo e voleva essere a Roma per giocarsi la successione. Venne fuori invece un mezzo pareggio che scombinò i suoi piani. Passano due anni, e Formigoni ci riprova, capolista al Senato. Questa volta il centro-destra stravince ma per lui al governo sembra non esserci posto. Berlusconi non vuol tornare al voto nella sua regione guida, rischiando che la Lega dilaghi un’altra volta. Salvo sorprese, il governatore resterà al Pirellone fino a scadenza (2010), con grande scorno. Anche perché nel frattempo il quadro politico per lui si è complicato. A Milano si è accesa la stella di Letizia Moratti: una coabitazione difficile, la loro.
Dal dossier Malpensa alla partita Expo 2015, in questi mesi non sono mancate le frizioni. Ma soprattutto, ci sarà da arginare una Lega che ha fatto il pieno elettorale. Raccontano alcune fonti che «in Lombardia si verificherà presto una specie di manovra a tenaglia». Da un lato l’asse Moratti-Ermolli, dall’altro quello leghista, «lo incalzeranno su ogni partita politica e di potere». I primi scampoli di guerriglia già s’intravedono. I poteri di commissario Expo e la guida operativa della newco affidati da Berlusconi al sindaco e ai suoi uomini (Paolo Glisenti), segnano un punto pesante nel rimescolo dei rapporti post-elettorali. E poi il Carroccio che scalpita per scalfire il monopolio formigoniano in Lombardia. Basta ascoltare il neo parlamentare milanese, Matteo Salvini, che accusa la galassia Comunione e liberazione-Compagnia delle Opere di «volersi mangiare il minicolosso energetico A2A», o l’assessore regionale Davide Boni, che rivendica «la presidenza regionale alla Lega nel 2010 e subito, invece, una vicepresidenza». In mezzo, un Formigoni livido che detta le condizioni per restare con più poteri in Lombardia: squadra snella in cui i tre assessori in partenza per Roma (Abelli, Corsaro, Beccalossi) potrebbero non venir sostituiti attribuendosi le deleghe. Possibilità di ricandidarsi nel 2010. E ruolo di primo piano nel partito. Intendiamoci. La rete Cl-CdO recentemente si è rinforzata. A Brescia è stato eletto sindaco Adriano Paroli, uomo della Compagnia delle Opere. Questo significa una maggior presa su A2A, dove su indicazione formigoniana, Paolo Sciumè è stato recentemente nominato vice presidente del Consiglio di sorveglianza. Una governance duale che però Paroli ha appena criticato. Un’uscita dietro cui s’intravede la volontà di avvicendare alcuni consiglieri legati alla vecchia giunta ulivista e a cui la Lega risponde prenotando i rinnovi in Brescia Mobilità, la spa che gestisce la partita sulla metropolitana leggera. Il presidente Ettore Fermi, socialista, nel 2009 scade. Senza contare che Cl presidia la sanità lombarda – che fa il 70% del budget regionale – con il direttore generale Carlo Lucchina. Ma è proprio qui la linea di faglia, che ebbe già un precedente nell’estate 2005 quando l’allora assessore alla Sanità, il leghista Alessandro Cè, accusò Formigoni di «inseguire logiche di potere». La guerriglia per molti osservatori è destinata a ripetersi su altre partite: Fiera, Expo e soprattutto Fondazione Cariplo, azionista forte di Intesa San Paolo, a partire dalla prossima tornata di nomine che cadrà tra un anno e mezzo. La presidenza di Giuseppe Guzzetti nasce infatti da un’asse Lega-Formigoni. Adesso quell’accordo si è indebolito e sia il governatore che il Carroccio puntano alla successione. Come finirà? Sul dossier sta lavorando Giancarlo Giorgetti, l’uomo di Bossi su banche e finanza. La Lega in fondo è cresciuta troppo per tenersi fuori dai salotti che contano, dopo il flop di Credieuronord.
Non basta. La competition è destinata a riprodursi anche su Fiera. Il Pirellone ne è grande azionista. I consigli di Fondazione e Spa andranno a scadenza a fine anno. Ma l’incrocio con la partita Expo (altro piatto che interessa il Carroccio) rende il risiko incandescente. Sia Luigi Roth (presidente di Fondazione) che Claudio Artusi (ad di Fiera Spa), entrambi vicini a Formigoni, dovrebbero cambiare. È in questo scenario che in pancia a Fiera si agitano le ambizioni di Sandro Bicocchi, ad di Fiera Milano International (area Cl), e del tandem Marco Reguzzoni, neo onorevole nonché presidente di Sviluppo sistema fiera e Marco Ambrosini (area Lega). Con il sindaco Moratti, finora marginale, decisa a contare di più. Resta infine l’incognita Maurizio Lupi, la partita romana che sta giocando l’onorevole ciellino, a sua volta ad di Fiera Milano congressi. Lupi negli anni si è autonomizzato, non senza frizioni con Formigoni. Gode di un rapporto diretto con Berlusconi, che potrebbe piazzarlo alle Infrastrutture o alla Sanità. A dimostrazione che la galassia Cl non è più un monolite.



I DOSSIER

Fondazione Cariplo
Nel 2010 cadranno i primi rinnovi dentro la strategica fondazione lombarda, azionista forte di Intesa San Paolo. Sia la Lega che la galassia formigoniana puntano a presidiarla. Obiettivo: portare un proprio uomo alla successione di Giuseppe Guzzetti nel 2013
Fondazione Fiera Milano
A fine 2008 scadono i cda di Fondazione e Spa, gli organi di governo dell’ente fieristico. Il Pirellone, assieme alla Camera di Commercio, è l’azionista forte. Ma sia il Carroccio che il Comune di Milano, specie dopo la conquista dell’Expo 2015, vogliono incrementare il proprio peso politico

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