
Carraro: «Basta con le occasioni perse Il sistema veneto non c’è, ma si può fare»
(p. e.) Padovafiere se ne va sempre di più verso il matrimonio con i francesi di Gl Events, dopo aver detto no alla controproposta di Verona-Vicenza che mirava a costituire il polo fieristico veneto. E per Massimo Carraro, il candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra che ieri ha dedicato l’intera giornata al Vicentino, è una di quelle occasioni perse «da cui occorre imparare. Per fare davvero un sistema veneto che oggi non c’è». – Lei ha criticato il presidente Galan dicendo che per anni non ha fatto nulla per creare un sistema fieristico veneto: secondo lei quando si doveva agire? «Cinque anni fa ci si doveva muovere. La questione, e lo dico da imprenditore, è semplice: da 6-7 anni Milano sta costruendo una fiera che ha spazi tre volte maggiori di quella attuale, ed è naturale ritenere che svilupperà una grande forza di attrazione. Milano sarà a regime nel 2006, ed è ovvio che sarà un’alternativa al sistema veneto nello scenario europeo. Bisognava muoversi per templ, non lo si è fatto e si scopre a pochi mesi dalle elezioni qual è la situazione. Certo, c’è anche un ritardo nella trasformazione in spa da parte di fiere venete, come Vicenza e Verona, e c’è un modello centralistico di gestione testimoniato anche dal recente rinnovo dei vertici della Fiera vicentina che tende a escludere le categorie economiche». – È sbagliata una guida politica della Fiera che si trasforma? «Strutture come la Fiera sono a servizio delle imprese: le categorie economiche dovrebbero avere un ruolo determinante ed essere ascoltate, mentre mi pare che la politica in questi anni sia tornata ad avere troppi spazi». – Tornando alla vicenda padovana, il presidente Macola di Padovafiere ha dichiarato che c’era da scegliere tra una vera e una falsa privatizzazione. È d’accordo? «Non condivido questa affermazione. Fare sistema era mettere assieme prima i tre poli fieristici veneti, e poi aprirsi come sistema ad alleanze internazionali». – Se fosse stato il sindaco di Padova, allora, lei cosa avrebbe scelto? «Non è la domanda giusta. Io non mi sono candidato a sindaco di Padova. Lei mi può chiedere cosa avrei fatto se fossi stato presidente della Regione». – Risponda a tutte e due le domande, allora. «Sarei partito quando lo scenario si profilava, mettendo assieme Verona, Vicenza e Padova. Questo è un caso emblematico perché così è successo anche per le Casse di risparmio: invece di mettersi assieme sono finite due a Milano e una Torino. Grazie a Dio c’è l’eccezione della Banca Popolare di Vicenza che fa un egregio lavoro di gestione autonoma. Anche nel settore delle municipalizzate il rischio è lo stesso». – A dir la verità sono anni che il presidente Galan dichiara che occorre creare il sistema veneto delle municipalizzate, delle fiere e di altro. « Sì, ma cosa ha fatto? Non è capace di gestire la situazione e questi sono i risultati. Ma non mi interessa criticare. Credo che il nuovo governo della Regione saprà lavorare concretamente per dare al sistema fieristico veneto consistenza. Se si lavora bene la partita non è compromessa. Se Vicenza e Verona completano la trasformazione possono comunque riuscire a dialogare anche con Padova nel quadro di alleanze internazionali con i francesi». – Alla fine, però, conta tirare fuori i soldi da investire. E per l’autostrada Serenissima l’hanno fatto i bresciani, per il quotidiano il Gazzettino l’ha fatto Caltagirone, per Padovafiere l’hanno fatto i francesi. Non pensa che il sistema veneto stia pagando davvero oggi quella sotto-capitalizzazione che tanto è stata denunciata negli anni ’90? «In altre operazioni potrebbe essere vero, ma non in questo caso perché c’erano in gioco due Fiere, e le due Banche popolari che i soldi ce li hanno. Le risorse c’erano, ma il problema è che si è partiti tardi. Queste cose se le improvvisi all’ultimo momento non sono competitive». – Peraltro anche nella loro cordata Verona e Vicenza hanno subito evidenziato problemi: invece di fare squadra c’era chi voleva avere più peso dell’altro… «Perché non si era fatto sistema prima. Non ci si può mettere a litigare al momento giusto: va tutto preparato prima. Glielo ripeto: lo stesso vale per le municipalizzate E la questione è generale. Ci sono 15 consorzi per l’export in Veneto, e invece si dovrebbe riunire le forze in un’unica Agenzia regionale. Ci sono 12 aziende pubbliche di ricerca, e con 5 anni di esperienza al Parlamento europeo posso dirle che in Veneto occorrerebbe creare un unico grande polo di ricerca a sostegno dell’innovazione». – Eppure c’è chi, come il presidente dell’ente camerale Dino Menarin, non parla più di ‘fare sistema’: meglio, come ha fatto Padova, cercare alleanze subito con forti partner internazionali? «Lo ripeto: è meglio fare sistema qui, a livello veneto, per avere le dimensioni giuste per poter giovare un ruolo da protagonista nel cercare alleanze internazionali. Ma chi ha governato qui per dieci anni non l’ha fatto. Quello di cui abbiamo bisogno – conclude Carraro – è di fare massa critica per far sì che i centri direzionali rimangano in Veneto per guidare l’economia del futuro che sarà basata su conoscenze, innovazione, servizi, produzione di qualità. È fondamentale, e occorre un governo regionale che cambi marcia».