Rassegna stampa

Business ricco ma fragile

Si può fare sistema senza ledere le leggi della competizione: è un po’ la filosofia di tedeschi e francesi che da anni ci contendono la leadership nel sistema fieristico. Insomma, nella mappa italiana si dovrebbero individuare, di comune accordo, le eccellenze espositive e dopo stabilire le regole contro «la concorrenza sleale e il cannibalismo». Queste erano anche le motivazioni del tavolo di coordinamento inaugurato dall’ex viceministro Adolfo Urso. Ora però il tavolo è andato in soffitta e chissà “se” e “quando” verrà riaperto. La galassia delle fiere è un mondo frammentato con diverse manifestazioni che ne duplicano altre di successo e, non di rado, attraversato da roventi polemiche. Il business fieristico fa gola a molti: ogni anno in Italia si svolgono più di mille manifestazioni, con 20 milioni di operatori e affari per 20 miliardi. Una fetta importantissima dell’export tricolore passa infatti da saloni e manifestazioni di ogni genere. Un argomento delicatissimo per il Made in Italy, che però a forza di duplicazioni, magari piazzate la settimana prima di quelle collaudate, rischia di venirne danneggiato seriamente. Un pericolo subito individuato da Ettore Riello, neo presidente di Aefi, l’associazione delle fiere, che infatti l’ha posto al primo posto della sua agenda.

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