
Boom di riforme che non saranno leggi
ROMA – Potremmo chiamarla la "fiera delle vanità legislative". Ovvero: tutto quello che (forse) vorrei dalle Camere, ma che (forse) non si potrà fare. Dove chi (forse) vuole, sono il Governo e la sua variegata e travagliata maggioranza. Mentre quel che (forse) si vuole, sono quelle leggi che stanno scuotendo il dibattito politico. In particolare tre leggi, tutte ancora da fare, sia chiaro, rappresentano i veri ultimi fuochi di una Legislatura ormai arrivata agli sgoccioli: tutela del risparmio con annessa e ancora parziale riforma di Bankitalia, riforme istituzionali con la coda amara per tanti della devolution, ritorno al sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza. Tre grandi scommesse tutte da realizzare per un Parlamento che ha davanti a sé al massimo altri quattro mesi di lavoro, ma appena un pugno di sedute d’aula disponibili. Sia chiaro: non si esaurisce nel trittico risparmio-devolution-sistema elettorale il destino delle attuali Camere. Basta pensare alle fatiche in arrivo con la sessione di bilancio per l’esame di una Finanziaria 2006 che si minaccia "pesante" e come al solito rigorosa, ma che poi dovrà fare i conti col ciclo elettorale di spesa e dunque con la caccia ai consensi da conquistare o da non perdere. O, ancora, al cammino ancora a metà strada del Ddl sul rilancio della competitività. Per non dire di provvedimenti nel cassetto, a suo tempo sbandierati come un manifesto dalla Cdl, e che invece spaccano come una mela la maggioranza: la "tolleranza zero" sull’uso degli stupefacenti è uno dei temi più caldi che difficilmente però arriveranno agli onori della Gazzetta Ufficiale.
E chissà se, e quando, sulla Gazzetta Ufficiale troveranno spazio le tre leggi clou di fine Legislatura. Il rischio di aborto più o meno spontaneo, è infatti da considerare una possibilità tutt’altro che remota. Soprattutto per la nuova legge elettorale – e per tanti non sarebbe esattamente una iattura – i tempi non sembrano maturi e neppure sufficienti. Eppure il Parlamento, che ha poco tempo, potrebbe perderci tempo dietro. Certo, di fronte a uno scatto di reni unitario della maggioranza, tutto è possibile. Ma le contro-indicazioni politiche, i distinguo, le perplessità istituzionali non solo del centro-sinistra, depongono per un rinvio della questione ad altri momenti. Fatto sta che – sebbene l’Udc lo neghi – la legge elettorale potrebbe essere materia di scambio col Carroccio che vuole le riforme istituzionali. Sia l’Udc che la Lega, alleati assai poco organici, vogliono d’altra parte che si voti prima la "propria" legge. Ma se cade l’una (la riforma elettorale), passerà la devolution tanto cara a Bossi?
In queste settimane, dovrà esserci il redde rationem. Perché i tempi stringono. E la stessa doppia riforma risparmio-Bankitalia deve scontare una complicatissima congiuntura politico-parlamentare. D’altra parte, tutti a parole da un anno e mezzo vogliono la legge; poi nessuno la "fa". Il rischio, insomma, esiste.
A non rischiare sembra essere invece la legge "salva Previti". Da metà settembre la Camera sarà chiamata al voto finale. Tutela del risparmio, riforma piena di Bankitalia e competitività possono attendere.
L’iter dei Ddl in cantiere
Il calendario delle pricipali riforme in Parlamento e i tempi della legislatura
Tutela del risparmio/Bankitalia: dal 14 settembre al voto del Senato, poi torna alla Camera
Riforme istituzionali: terza lettura in aula alla Camera dal 19 settembre, poi il ddl va al senato per il voto finale
Legge elettorale: all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, deve fare ancora tutto l’iter parlamentare
Ddl competitività: approvato dalla camera, è all’esame della commissione Bilancio del Senato
Tempi di lavoro in Parlamento: 22 sedute d’aula (sessione di bilancio esclusa), salvo lavori supplementari, fino a dicembre.
Leggi fatte fino a luglio: 558
Governo pigliatutto: 447 leggi di iniziativa governativa, di cui 185 di conversione di decreti legge