
Boni: «Fiera aperta alla città»
La lunga e laboriosa trattativa fra Comune e Provincia che è stata necessaria per portarlo alla presidenza delle Fiere di Parma se l’è già lasciata alle spalle. E per questo Franco Boni, conosciuto nella nostra città soprattutto per la sua lunga militanza come manager alla Bormioli Rocco di cui è arrivato a ricoprire il ruolo di amministratore delegato e oggi è « senior vice- president » con delega ai rapporti esterni, pensa già al futuro e allo sviluppo della Fiera di cui è il nuovo presidente, succedendo cosí a Domenico Barili. E nella sua prima intervista da « presidente » nessuna polemica traspare cosí dalle sue parole, nessun « sassolino » esce dalle sue scarpe. Franco Boni, sposato e con due figli, forte della sua quarantennale esperienza manageriale, preferisce parlare del lavoro da fare e delle idee da dare per dare ulteriore sviluppo alla società di Baganzola. « Come prima cosa ci tengo a ringraziare il sindaco Ubaldi e il presidente della Provincia Bernazzoli per la fiducia che mi hanno accordato. Sono consapevole che si tratta di un incarico di prestigio, ma soprattutto di grande responsabilità in un ruolo diverso da quelli cui sono abituato, ma posso dire che mi sento di affrontarlo con la giusta umiltà, ma al tempo stesso con forte determinazione ». Come pensa di vivere questo incarico? Come una posizione al servizio della città e delle sue componenti culturali ed economiche, nonchè del territorio nel suo complesso, perchè la Fiera è un’attività che ha riflessi su tutta la città e la provincia. La soddisfa la composizione del Cda? Sí, senza dubbio, perchè è composto da persone di grande professionalità e di grande rilievo. Non va neppure trascurata la presenza di importanti rappresentanti del privato, che offrono un’importante risorsa aggiuntiva per lo sviluppo della Fiera. Sono convinto che potremo lavorare bene assieme, al di là delle rappresentanze originarie, riuscendo a stabilire corretti rapporti di collaborazione e a « fare squadra », tanto per usare un termine oggi abusato, ma comunque indicativo di quanto mi auguro di riuscire a creare. Venendo all’operatività della Fiera, quali pensa possano essere le linee di sviluppo future? Personalmente ritengo necessario il consolidamento immediato, con interventi mirati, delle posizioni di forza che la Fiera di Parma detiene nei due settori dell’alimentare e dell’antiquariato. In prospettiva, però, la mia idea è di creare un legame molto pi ù stretto di quello che c’è oggi tra il quartiere fieristico e la città con l’attivazione di nuove iniziative e anche di alleanze con strutture e altri « poli » in modo tale da aumentare il numero di giorni di apertura della Fiera. E a questo riguardo un buon aiuto potrebbe venire da un maggiore sfruttamento delle potenzialità del PalaCassa. A proposito di fiere, il viceministro Urso ha parlato a Verona di rischi di « cannibalizzazione » tra le fiere italiane. A questo riguardo cosa si deve fare per respingere l’offensiva di Milano mirata a « scippare » a Parma l’organizzazione di Cibus? Negli ultimi tempi i « rumors » al riguardo sono stati molti. Credo però che l’espansione di Milano in direzione europea non debba realizzarsi con l’indebolimento di altre fiere italiane. Nello specifico, al di là del contratto che è comunque in corso con Federalimentare, c’è una vocazione del territorio parmense all’agroalimentare che non può essere dimenticata di punto in bianco. Per combattere questa battaglia dobbiamo fare tutto quanto è possibile, in termini di ospitalità, ricettività e accessibilità, per rendere la nostra Fiera sempre pi ù attrattiva nei confronti degli espositori. E per questo anche la città dovrà attivarsi per organizzare iniziative di ogni tipo in occasione dei giorni di Cibus. Sul piano industriale, si potrebbe pensare, grazie alla privatizzazione, a un coinvolgimento di Federalimentare nella spa delle Fiere di Parma tramite l’acquisto di quote societarie. In ogni caso è uno dei primi problemi che dovremo affrontare non appena insediati In conclusione, cosa pensa di poter dare alle Fiere di Parma? Io credo molto nel lavoro e non nei « regali » dall’esterno. E adesso, dopo tante parole, è arrivato il momento di lavorare sodo, assieme ai dipendenti che in questi mesi hanno continuato a operare pur vivendo in un clima di incertezza e con un consiglio di amministrazione che avrà un compito impegnativo, ma sicuramente stimolante. Ecco, io penso di poter garantire l’impegno del mio lavoro quotidiano che non dovrà però essere solitario, perchè da soli non si va da nessuna parte, ma dovrà essere finalizzato a creare una « squadra » di persone motivate. E solo in questo modo potranno arrivare risultati concreti.