Rassegna stampa

Bologna fa i conti con gli hotel in crisi

Natascia Ronchetti

BOLOGNA

Diminuiscono le presenze turistiche a Bologna a fronte di un aumento dell’offerta ricettiva che – tra alberghiero ed extralberghiero – è cresciuta del 3,5% fra 2005 e 2006.

In base ai dati raccolti dall’Ufficio statistica della Provincia le presenze complessive sono calate nel 2006 dell’1,37%, una contrazione che nel solo settore alberghiero si attesta sull’1,33 per cento. La città perde competitività sul mercato nazionale. A determinare il calo sono infatti le presenze italiane, con una flessione marcata (-4,11%), solo in parte compensata dall’aumento degli stranieri (+3,22%), che ormai costituiscono un terzo delle presenze totali, attestatesi nel 2006 sulle 1.793.382 unità, delle quali oltre 1,5 milioni negli esercizi alberghieri.

L’incremento degli stranieri è considerato, da amministratori pubblici e operatori, l’indicatore di una crescita dell’appeal di Bologna come meta di turismo leasure, legato anche all’arte e alla cultura, ma non ancora sufficiente a controbilanciare o a neutralizzare la sostanziale stagnazione del turismo fieristico e la contrazione di quello congressuale. Praticamente esaurita la posizione di rendita acquisita a partire dal 2000, con la massiccia promozione di "Bologna città europea della cultura", a incidere maggiormente sul calo sono proprio il settore congressuale e fieristico. Una situazione di sofferenza acuita dal costante aumento dell’offerta ricettiva. Il numero delle camere, nel solo settore alberghiero, è salito (dati di Federalberghi) da 4.900 del 2002-2003 a 7mila, con una previsione di ulteriore crescita nel prossimo anno e mezzo che le dovrebbe portare a circa 9mila. Una delle cause della difficoltà di Bologna a collocarsi meglio nel circuito nazionale del turismo d’arte e culturale deriva anche, per gli operatori economici (vedi articolo a fianco, ndr), da una scarsità di investimenti nella promozione e commercializzazione. « La scarsità di risorse – dice Cristina Santandrea, assessore al Turismo del Comune di Bologna, cui farà capo ora anche la promozione, dopo l’internalizzazione di "Bologna turismo" – è un problema generalizzato. Abbiamo un tavolo di confronto con Apt, Camera di commercio e Provincia dove si definiranno scelte significative di politica turistica. Molto ci aspettiamo dal Mambo, il nuovo Museo di arte moderna, ma anche dai pacchetti turistici che includono ingressi al Teatro comunale e dal rafforzamento del brand Bologna sul mercato newyorkese, grazie al collegamento aereo diretto».

Proprio in questi giorni, come rileva l’assessore provinciale al Turismo Marco Strada, il tavolo di confronto (che sarà allargato a categorie economiche, università, fiera e aeroporto) presenterà agli operatori la proposta di un protocollo d’intesa che definisce le priorità d’intervento con l’obiettivo di costituire dal 2008, con un’aggregazione pubblico-privata, il Sistema turistico locale previsto dalla nuova legge regionale sul turismo. «Di fronte a una situazione di sofferenza degli albergatori – dice Strada – dobbiamo lavorare insieme con forza per sostenere il turismo d’affari e fieristico e per rilanciare il congressuale, sul quale è necessaria una riflessione generale. Ma la scommessa vera è come inserire Bologna nel grande circuito nazionale delle città d’arte e di un turismo di svago che è legato anche all’enogastronomia o alle terre dei motori, come appunto Bologna con la Ducati. Occorre un’agenzia del turismo pubblico-privata nella quale il pubblico promuove con operazioni di marketing territoriale e il privato commercializza».

Dal canto suo Andrea Babbi, amministratore delegato di Apt, auspica un più stretto coordinamento tra pubblico e privato «che a volte – dice – è mancato. Occorre continuare a lavorare sul forte rilancio dell’aeroporto, anche per farne il gateway per le altre città, e sull’incentivazione dei voli low cost. Per quanto ci riguarda in un anno abbiamo portato a Bologna più di 200 tour operator. Ora è necessario che tutti facciano uno sforzo in più, compresi i privati, a partire dai Club di prodotto che devono essere più presenti sui mercati».

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