
Baselworld anticipa la ripresa
Più serenità e maggiore fiducia, ma senza euforia. Sono le note di fondo su cui ha preso il via ieri Baselworld, salone mondiale del comparto orologi e gioielli, che da oggi e sino al 25 marzo sarà aperto al pubblico. «Se l’edizione del 2009 sarà ricordata per i timori e le incertezze sul futuro, penso che questa del 2010 sarà invece quella delle forze recuperate e di un cielo più chiaro», ha spiegato Sylvie Ritter, managing director di Baselworld.
Con 1.915 espositori provenienti da 45 paesi e circa 100mila visitatori previsti, la manifestazione si conferma in pratica come un evento centrale, un termometro di rilievo per l’industria degli orologi e dei gioielli. Essendo la Svizzera un polo principale in questo comparto, i dati sull’export elvetico di orologi sono un indicatore molto seguito. E questi dati hanno mostrato che negli ultimi mesi c’è stata in effetti un’inversione di tendenza rispetto alla fase di contrazione. Già nell’ultima parte del 2009 c’era stato un rallentamento della caduta dell’export rossocrociato, che però non aveva impedito che l’anno si chiudesse a 13,2 miliardi di franchi, con un meno 22,3% in rapporto al 2008. Nel gennaio di quest’anno, l’export elvetico ha invece ritrovato il segno positivo, attestandosi a 975 milioni di franchi, il 2,7% in più rispetto allo stesso mese del 2009. Oggi saranno resi noti i dati sull’export di febbraio, naturalmente molto attesi da operatori ed analisti.
Jacques Duchêne, presidente del Comitato espositori di Baselworld e vice presidente della svizzera Fédération Horlogère, ha sottolineato la svolta avvenuta nel comparto, ma ha iniettato dosi di realismo: «Da alcuni mesi è iniziata la ripresa, si delineano tendenze positive, ma non dobbiamo essere subito troppo euforici, perché la situazione economica mondiale è ancora molto fragile». Duchêne ha comunque ricordato la «realtà economica invidiabile» del settore. Ed ha parlato poi di una transizione in atto, dopo le euforie di anni passati, con il consumatore che effettua ora «scelte più mature e ponderate».
Ma questo venticello di ripresa, che si fa sentire anche a Basilea, da dove viene, principalmente? «Senza dubbio – afferma Jean-Cristophe Babin, ceo del marchio elvetico di orologi TAG Heuer (gruppo Lvmh) – soprattutto dall’Asia. A parte il Giappone, che registra ancora qualche difficoltà, i maggiori mercati asiatici stanno facendo da traino. In Cina c’è una classe media che sta acquisendo un potere d’acquisto crescente, e ne vediamo i riflessi anche nel nostro settore. E c’è Singapore, che si amplia anche come piazza di riesportazione, verso Indonesia, Filippine ed altri paesi dell’area».
Ed i pesi massimi dei Paesi sviluppati, cioè Usa ed Europa? «Le vendite – dice Babin – non possono certo crescere con ritmi asiatici in queste aree, ma ora un po’ di miglioramento si vede anche sul mercato nordamericano e soprattutto su quello europeo. In Europa d’altronde vi sono mercati importanti, tra cui l’Italia, che hanno limitato molto i danni durante la caduta del 2009. Alcuni gruppi, e noi tra questi, hanno avuto in Italia soddisfazioni, anche negli ultimi mesi». Come è già accaduto a Ginevra in gennaio, durante il Salon Internationale de la Haute Horlogerie (Sihh), che raggruppa un numero più ristretto di produttori di orologi di alta gamma, anche alla maxi manifestazione di Basilea c’è ora una certa brezza di ripresa, che fa tirare un sospiro di sollievo ma che viene presa al tempo stesso con qualche cautela. Molti dei protagonisti del mondo degli orologi e dei gioielli ritengono infatti che la svolta, ovviamente benvenuta, non potrà avere un passo molto rapido. Al termine di Baselworld, dopo la miriade di contatti con operatori e visitatori, ci sarà qualche indicazione in più, proprio sui tempi e sui modi di questa ripresa.
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