
Auricchio: cabina di regia unitaria per le fiere italiane
Calendari fieristici in bisticcio tra loro. Esposizioni simili che si rubano gli stessi clienti. Espositori in calo. Eppure il mondo delle fiere italiane ha ancora mille potenzialità da sfruttare, regge meglio quando si internazionalizza ed è uno strumento indispensabile per migliaia di imprese italiane che vogliono trovare clienti per i loro prodotti. Non a caso le rassegne italiane sono ancora assai attrattive per visitatori ed espositori stranieri. Per questo motivo il Cfi, cioè l’agenzia della Confindustria per le fiere, rafforza il progetto Fiere d’Italia e l’idea di un coordinamento unico. Che eviti le sovrapposizioni e gli sprechi di risorse e di energie, che al contrario favorisca le sinergie, che sia un promotore di internazionalizzazione e di visibilità. «Ribadiamo la necessità di una cabina di regìa centrale, sotto il coordinamento del ministero dello Sviluppo economico», diceva ieri Gian Domenico Auricchio, presidente del Cfi, durante la presentazione del nuovo rapporto sul settore. Non a caso il Cfi ritiene necessario «un progetto Fiere d’Italia che stabilisca linee di azione strategica, di medio lungo periodo, con l’obiettivo di proporre un servizio completo per tutti gli operatori coinvolti nelle manifestazioni ospitate nel paese». Fiere d’Italia potrebbe raccogliere non solamente gli enti fieristici e i promotori di esposizioni, ma anche tutto quel mondo di imprese e di attività che traggono dalle esposizioni e dai saloni la loro ragion d’essere, come la logistica, le imprese di servizi fieristici, la fornitura e l’allestimento delle fiere e così via.
Una prima forma di coordinamento, per quanto effetto soprattutto di un’ottima capacità di programmazione e non ancora una vera “regìa unica” degli eventi, viene dalla Fiera di Milano. Come ha detto l’amministratore delegato Enrico Pazzali, i programmi dell’Expo non avranno effetto sul calendario delle fiere in programma a Milano nel 2015. «Manterremo tutte le esposizioni in programma», assicura Pazzali. Di più: l’Expo 2015 potrebbe essere, in nuce, la base su cui costruire la più grande fiera mondiale dell’agroalimentare destinata, secondo Pazzali, a strappare posizioni di riguardo a francesi, tedeschi e anglospagnoli.
I dati del rapporto Cfi illustrati dal segretario Franco Bianchi testimoniano la crisi dell’anno scorso. Ma è una crisi che viene da lontano: dal 2007 al 2009 è una sequenza di numeri in calo in termini di metri quadri venduti, di espositori e visitatori e nel numero di manifestazioni. Ma frenano soprattutto le esposizioni nazionali, quelle di ambito locale, quelle che si rivolgono al pubblico generico; al contrario tengono meglio i saloni di respiro internazionale, quelli mirati a un pubblico specializzato, quelli che hanno un bacino vasto di espositori, come conferma Alfredo Mariotti della Federmacchine: per moltissime imprese che non si rivolgono al grande pubblico indistinto – ricorda Mariotti – esposizioni come la Bimu sono l’unico strumento forte per proporre le loro novità ai consumatori. Non a caso tra le 55 fiere promosse nel 2009 dagli aderenti al Cfi si è notato un aumento leggero ma promettente di espositori stranieri (+3%).
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