Rassegna stampa

ArtBasel ritorna al Minimalismo

«The bling is off» – il tempo dei gioielli vistosi è finito – è la frase che risuona tra gli stand della 40ª edizione di ArtBasel in corso dal 10 al 14 giugno. È finito il tempo dei lustrini e materiali preziosi, la crisi ha portato una scrematura. Si torna a opere classiche, materiali poveri e riciclati, a opere che mostrano il lavoro dell’artista. Largo spazio all’Arte Povera, rappresentata da 25 gallerie, alle sculture minimaliste di Donald Judd, ad Alexander Calder e Andy Warhol. Rispetto al passato il divario tra il piano superiore dedicato al contemporaneo e quello inferiore al moderno, si fa meno profondo. Molte gallerie delle 300 presentano nomi da museo, domina il dipinto di grandi dimensioni. È il caso di Contemporary Fine Arts che porta grandi tele di Georg Baselitz, Peter Doig, Tal R, Dana Schutz e Norbert Schwontkowski; di Eigen+Art, che ha venduto il primo giorno una grande opera di Neo Rauch, secondo indiscrezioni a Brad Pitt per 680mila euro; di Deitch Project che presenta la serie di grandi acquarelli di Francesco Clemente «A History of the Hearth». Eli Broad alla preview ha comprato un disegno preparatorio di una tela di Ed Ruscha che ha in Fondazione a una frazione del valore proposto in asta solo un anno fa. «I prezzi sono scesi della metà – conferma Broad – anche se sono maggiori del 250% rispetto a 10 anni fa. Qui però la qualità dell’offerta è alta». Per ArtTactic da maggio a oggi la media dei prezzi del contemporaneo è scesa del 76,2 per cento.
Pezzi museali anche per Continua con Pistoletto, Subodh Gupta, Ilya e Emilia Kabakov, e White Cube con i fratelli Chapman, Baselitz, Mona Hatoum, Gilbert&George e Tracey Emin. Da Massimo Minini grande attenzione ad Anish Kapoor, di cui vengono presentati due lavori per 220mila e 450mila , e Luigi Ghiri, di cui sono esposte una serie di piccole foto per 2.500 € l’una. Spiccano poi le opere minimaliste di Daniel Buren, Robert Barry, Ettore Spalletti e Mathieu Mercier. Secondo la galleria la situazione è in via di ripresa dopo i primi mesi di stallo post-crisi. Si cercano i nomi affermati rispetto agli emergenti e l’ironia, come nell’opera di Jota Castro che elenca una lunga lista di collezionisti sotto il titolo «Motherfuckers never die» in lightboxes venduti per 12mila € l’uno. Alcuni prezzi rimangono invariati poiché non si vuole intaccare la credibilità dell’artista. Gli sconti raggiungono al massimo il 15%, ma si vedrà solo a fine fiera se queste premesse saranno confermate. Il Minimalismo è la corrente più presente tra i nomi storici e i contemporanei: Mehdi Chouakri dedica lo stand a Charlotte Posenenske, di cui si trovano opere originali per 100mila € e ricostruzioni certificate per 3500-6000, e Peter Roehr con opere per 120mila; minimalismo anche nello stand di Lisson che presenta «Dream» di John McCracken, opere di Sol Lewitt, Dan Graham e Robert Mangold. Molti puntano sui nomi della Biennale di Venezia: Nathalie Djurberg da Giò Marconi e ad Art Unlimited; Mark Müller di Zurigo offre un’opera di Judy Millar, rappresentante della Nuova Zelanda, per 35mila €; Regen Projects di Los Angeles presenta «Untitled» del 2008 di Toba Khedoori (già venduto); Frith Street di Londra presenta «A Lapse of Memory» di Fiona Tan, rappresentante dei Paesi Bassi, all’interno di Art Unlimited.
Silvia Anna Barrilà
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