Rassegna stampa

Arriva il low cost di qualità

Per superare la crisi, molti gruppi alberghieri potrebbero creare catene “low cost”: senza cioè saponette o shampoo nei bagni, magari senza ristorante o prima colazione. Lo sostiene Gabriele Burgio, presidente della catena alberghiera spagnola Nh hoteles, «anche se finora – dichiara in una intervista con Il Sole 24 Ore – nessuno ha ancora fatto proposte in questa direzione o ha creato una marca apposita». Di certo il mercato turistico sta soffrendo in tutto il mondo e di conseguenza anche gli hotel. «I più ottimisti – dice Burgio – prevedono una caduta del fatturato compresa tra il 10 e il 15%, i più pessimisti superiore al 20%».
State pensando a una nuova catena di alberghi low cost?
Stiamo studiando il da farsi. Il problema non è facile, perché sarebbe come se Mercedes iniziasse a produrre delle Twingo: alla fine sarebbe comunque un’auto troppo elegante. Come a dire che non sempre è possibile attuare dei cambi rapidi, tanto più quando ci sono dei limiti di struttura.
In che senso?
Di fronte alla crisi, la prima reazione è stata quella di tagliare i costi. Una scelta giusta, ma che non può superare certi livelli se si intendono garantire la qualità del servizio e la stessa sopravvivenza della struttura. La seconda reazione è stata quella di tagliare il superfluo. Ma anche in questo caso dipende dai mercati. Gli italiani, ad esempio, vogliono assolutamente che il bagno sia dotato di tutti i prodotti per la pulizia, mentre gli americani privilegiano il Wi-fi e sono pronti a rinunciare alla prima colazione.
Lei è recentemente stato a una importante conferenza a San Diego, dove erano presenti tutte le principali catene internazionali. Che clima si respirava?
Aria ovviamente di crisi. Nei prossimi mesi si ridurrà l’offerta e con essa i tanti progetti di sviluppo che erano nella pipeline. Le faccio un esempio: un tempo i nuovi progetti venivano approvati con una quota del 70-80% a debito, mentre ora è il contrario e ci vuole un 70-80% di apporto di capitale. La scarsezza dei finanziamenti è drammatica, così come le previsioni di cash-flow.
Pensa che anche per il vostro settore ci sia bisogno dell’intervento dello Stato?
Siamo tutti messi male, ma l’assistenzialismo non paga e alla lunga è controproducente. Certo, se questa crisi si prolungasse per altri 12 mesi non so che cosa potrebbe succedere nel settore.
E Nh che cosa sta facendo per contrastare la situazione?
Già dalla primavera-estate del 2007, quando il flusso della clientela del fine settimana ha iniziato a calare, Nh ha varato importanti misure di contenimento dei costi, che sono diventate più aggressive negli ultimi mesi: abbiamo introdotto sconti sulle tariffe e nuove formule di prezzo. Ma, come le dicevo, più di tanto non si può fare.
Allora?
Allora tentiamo di razionalizzare tutto quello che è possibile. Tre anni fa, ad esempio, abbiamo varato un progetto che misura i costi ecologici di una catena alberghiera. E quest’anno nel 2009, riusciremo ad ottenere un risparmio del 10%, per arrivare al famoso 20-20-20 nel 2012, vale a dire 8 anni in anticipo rispetto ai dettami europei. In questa ottica, i sacchi della lavanderia sono biodegradabili. Ora stiamo lavorando sui saponi e gli shampoo. Così facendo Nh taglia i costi, ma dà soprattutto un piccolo contributo alla sostenibilità del pianeta.
Sempre in tema di costi, come vanno le vendite via Internet?
E’ il nostro migliore canale di crescita. Offre vantaggi molto forti perché ti permette di conoscere a fondo la tipologia della tua clientela. Come i forum di “Facebook”: un prodotto di stimolo decisionale da parte di gente simile a te che ti spinge a una certa scelta, ti orienta.
Veniamo all’Italia che rappresenta, per Nh, il 16% del fatturato ed è dunque il secondo Paese alle spalle della Spagna con il 29. Come sta andando?
La situazione è quella che è, soprattutto per il fatto che stiamo scontando, oltre alla crisi economica generale, anche le recenti acquisizioni e le ristrutturazioni. Ciò detto, vediamo come andrà il 2009, perché ad esempio abbiamo quasi triplicato le richieste di preventivi per riunioni aziendali e convention. Nh, grazie alle recenti acquisizioni di Jolly e di Franza è leader di mercato.
Nessun pentimento?
Nessuno, anche se il prezzo pagato, rispetto alle attuali quotazioni, è sicuramente elevato.
Avete in programma l’apertura di nuovi alberghi in Italia?
Apriremo a breve Palermo e Milano Fiera. Più avanti nell’anno ci saranno Amalfi, in un convento dei capuccini e Porta rossa di Firenze in un palazzo del 300.
E il marchio Jolly quando sparirà?
Nel giro di un paio di anni, una volta completata la ristrutturazione degli alberghi della catena, per adeguarli allo standard Nh.
Avete in programma qualche nuova acquisizione?
Teniamo gli occhi aperti. Dipende poi dai prezzi e dalle banche. Ma, comunque, se ne riparlerà dopo l’estate.
Perchè le catene alberghiere italiane non hanno saputo espandersi all’estero?
Per ragioni geografiche e familiari non ci sono mai stati gruppi importanti. A grandi linee, solo Jolly e Ciga, nel passato, e Star, oggi, hanno infatti messo piede all’internazionale in modo consistente.
Michele.calcaterra@ilsole24ore.com
(Ha collaborato Gabriele Cagliani)

Gabriele Burgio
Nato a Firenze nel 1954, è presidente e Ceo di Nh Hoteles da ottobre 1997. La catena alberghiera spagnola è la terza in Europa per business hotel. Ha più di 50mila camere nel Vecchio Continente, America e Africa

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