
Armory Show fa squadra nell’orbita di Mmpi
Case d’aste e fiere d’arte quest’anno sono ossessionate dallo spettro della recessione, soprattutto in America. Ma non la decima edizione dell’Armory Show al Pier 94 di Manhattan in calendario dal 27 al 30 marzo: «Perché non è mai stata un’operazione solo commerciale e non ha mai andata dietro le mode» dichiara ad «ArtEconomy24» Katelijne de Backer, che dirige Armory Show dal 2000. «Quest’anno, se avessimo accettato le domande delle 600 gallerie, avremmo occupato due o tre banchine: ma saggiamente il comitato di selezione ne ha scelte solo 160, 30 in meno del 2004. Se poi la rassegna durasse un paio di giorni in più, anche con 160 gallerie potremmo raddoppiare il numero dei visitatori, passati da 8mila del 1999 a 52mila nel 2007» afferma sicura.
Armory Show quest’anno cambia silenziosamente identità dopo essere stata acquisita da The Merchandise Mart Properties Inc. (Mmpi), braccio fieristico del colosso della logistica integrata Vornado Realty Trust quotato al Nyse (ricavi 2007 per 3,2 miliardi di dollari, risultato operativo 576,9 milioni e utile netto 511,7 milioni), e l’alleanza con la società fieristica Volta di Basilea. Il Mmpi di Chicago, che un anno fa acquistò la traballante Art Chicago, organizza già diverse fiere d’arte: oltre l’Armory ad aprile, ci sarà Artropolis a Chicago e, poi, The Artist Project Chicago, The Artist Project Toronto, Toronto International Art Fair, Volta e Volta New York. Di proprietà per mezzo secolo di Joseph Kennedy e dei suoi eredi, ceduta poi nel 1998 a Vornado, Mmpi oggi è presieduta da Chris Kennedy, figlio di Robert F. Kennedy: a Chicago è famosa come il più grande edificio commerciale del mondo.
Gli acquisti di Armory Show, Volta e Chicago Art sono una notizia rilevante nel mondo dell’arte: Armory è sempre stata un’impresa strettamente privata, fondata da galleristi come Matthew Marks e Paul Morris (che ha appena ceduto la sua galleria newyorkese di West Chelsea proprio a Mmpi), e il suo successo ha attirato diversi appetiti compreso quello dell’editore d’arte Louise MacBain. L’ammontare del fatturato della fiera nel 2007 è stato di 82 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto ai 42 milioni del 2004. Ma le informazioni sul recente passaggio di proprietà sono scarse. Katelijne de Backer si è limitata a dirci che finora Merchandise Mart ha svolto solo attività amministrative come la gestione della contabilità.
«New York è la città col maggior numero di gallerie del mondo, Armory ambisce prima di tutto a organizzare ogni anno la migliore rassegna mondiale d’arte contemporanea ed essere appuntamento obbligato per tutti i collezionisti, i direttori e curatori di musei e quanti sono interessati a opere di artisti viventi» spiega de Backer. È sempre stata un’organizzazione agile, sono solo sei le persone fisse nello staff. Il sindaco Michael Bloomberg ha detto che in pochi anni la fiera è diventata una delle attività che più contribuiscono alla vita artistica ed economica di New York, rendendo la città meta di turismo culturale, grazie anche agli eventi speciali organizzati da musei come il Metropolitan e lo Studio Museum ad Harlem, l’International Center for Photography, il Brooklyn Museum, il Guggenheim e il Dia Museum, compresa la Biennale del Whitney Museum. Il successo di questa fiera è strettamente legato al mercato Vip, vero interesse del direttore de Backer: vi fanno parte centinaia di collezionisti internazionali nonché direttori e curatori di una ottantina di musei di tutto il mondo, quasi sempre accompagnati da folti gruppi di soci e amici. «Ed è per questa clientela che ogni anno l’Armory Show diventa un festival – prosegue il direttore – quest’anno i programmi speciali per Vip hanno una tale importanza che le cerimonie d’inaugurazione proseguiranno per due giorni. Dal punto di vista commerciale il rigore della mostra principale è andato a beneficio delle gallerie locali e delle fiere parallele che attirano sempre più visitatori e acquirenti. Scorrendo poi le presenze di artisti e galleristi che Volta si accinge a esporre nel palazzo di fronte all’Empire State Building, appare chiaro che le ambizioni sono ben diverse di quelle delle otto fiere parallele» conclude de Backer. Vari osservatori sono convinti che, facendo tesoro delle esperienze di Armory Show, Volta e Chicago Art, Mmpi cercherà di creare fiere d’arte in località non ancora raggiunte da Miami Basel.
Mauro Calamandrei