
Arezzo, una Fiera anti-crisi
Il distretto dell’oro di Arezzo – il più grande d’Italia insieme a quello di Vicenza – attende con qualche speranza in più il responso di marzo, quando si svolgerà la venticinquesima edizione della mostra orafa. Nel terzo trimestre del 2003, il settore ha infatti recuperato il terreno perso nei primi sei mesi dell’anno rispetto all’andamento nazionale delle esportazioni di prodotti dell’oreficeria.
Secondo i dati già disponibili al 30 settembre scorso, infatti, il calo dell’export per il distretto orafo di Arezzo era pari al 27,7%, rispetto al -36,5% fatto registrare a giugno. In un’ottica positiva, se si isola il dato del terzo trimestre si nota che il calo è stato ridotto al -4,6%, con netto recupero rispetto alla prima parte dell’anno 2003. Una tendenza nazionale confermata dai dati relativi al bimestre settembre-ottobre, nel quale si è registrato un recupero di oltre il 16% dell’export di prodotti orafi italiani rispetto al corrispondente periodo del 2002. Ma il dato non permette ancora di abbandonarsi a facili ottimismi. In Europa, infatti, la tendenza dominante è rimasta quella di un ulteriore ridimensionamento delle vendite. Nel bimestre settembre-ottobre gli indicatori segnalano -14% per Eurolandia e -32% negli altri Paesi. Sul mercato americano, ancora largamente di riferimento per gli orafi italiani, le vendite nei primi 10 mesi del 2003 si sono ridotte del 31%, pur segnando un recupero incoraggiante nel bimestre settembre-ottobre.
Esportazioni in rosso, dunque, per l’oro italiano e per quello di Arezzo, ma se le esportazioni assorbono il 75% della produzione aretina, segnali non molto diversi sono quelli che giungono dal mercato interno, dove regna calma piatta. Il tutto concorre a determinare un calo complessivo del valore della produzione che a settembre era pari al -14,1%, anche se su questo dato incidono il calo del prezzo dell’oro, l’aumento delle quantità di argento lavorato e l’aumento della produzione con materiali misti. Così la UnoAerre, l’azienda orafa che occupa 500 persone, ha deciso di ridurre l’orario di lavoro per otto settimane. Una parte del personale lavorerà un’ora in meno per cinque giorni settimanali, mentre per un’altra parte la contrazione sarà di due ore.
«É una situazione molto difficile – spiega Pietro Faralli, presidente della Camera di Commercio di Arezzo, nonché di Assicor, l’associazione delle camere di commercio delle province orafe – nella quale però si leggono segnali di ripresa. La recente Fiera di Vicenza è andata bene come presenze, ma gli ordini sono risultati ancora di scarso peso. Dobbiamo prendere atto delle trasformazioni che ci sono state in questo mercato. Si va sempre più verso la qualità, mentre le produzioni di quantità faticano a trovare spazio. Per le aziende la conseguenza è una riduzione degli utili, con la necessità di aumentare le spese per i campionari. Dobbiamo confrontarci – conclude – con un mercato più nervoso e più esigente». Una diagnosi rigorosa, alla quale fa riscontro una indicazione di cura decisamente impegnativa: «Serve l’aggregazione delle aziende – spiega Faralli – con formule diverse, che consentano di realizzare strategie comuni per l’evoluzione della produzione. Se necessario si deve pensare anche a delocalizzare una parte della produzione. E nessuno si scandalizzi per questa indicazione, perché se non sapremo fare questa scelta potremmo perdere l’intero processo produttivo e non una sola fase».
Intanto, su iniziativa di Assicor e degli enti fieristici di Arezzo, Vicenza e Valenza, l’Ice gestirà un progetto di promozione del made in Italy negli Usa, destinato a raggiungere 40 milioni di utenti finali. Mentre sarà la mostra orafa internazionale, in programma ad Arezzo dal 27 al 31 marzo 2004, a consentire di tracciare un bilancio definitivo sul 2003 e di tastare il polso all’anno appena iniziato.
Gli organizzatori prevedono la partecipazione di oltre 600 espositori e stanno intensificando le attività promozionali in Italia e all’estero per assicurarsi il maggior numero possibile di visitatori professionali. Nel 2003 sono stati circa 6.400, per il 25% provenienti dall’estero nonostante i problemi creati dalle tensioni internazionali, dalla crisi economica mondiale, dalle agitazioni sindacali degli addetti ai trasporti e dall’epidemia della polmonite atipica, la Sars. Ad Arezzo, dunque, si attende l’appuntamento con la Fiera di marzo e intanto ci si consola con due dati incoraggianti: la tenuta dell’occupazione – rimasta pressoché stabile nell’anno appena concluso – e quella del tessuto imprenditoriale, visto che il calo del numero delle imprese è ridotto all’1 per cento.
Sotto la lente
Il termometro dell’export
Recupero. Nel terzo trimestre del 2003, l’export dei prodotti dell’oreficeria ha fatto registrare un calo del 4,6% in miglioramento rispetto alla caduta a precipizio della prima parte dell’anno. Complessivamente, però, le vendite all’estero al 30 settembre 2003 sono scese del 27,7 per cento. La situazione resta difficile per un distretto che esporta all’estero il 75% della produzione