Rassegna stampa

Ancona boccia la Fiera unica

«Una Spa unica in cui resta l’Erf ma non si sa con che ruolo e da cui esce Pesaro; una società versione in house di cui non si era mai parlato prima e dunque preclusa ai privati, senza un piano industriale né indicazioni sulle sedi operative, cui dovremmo decidere di partecipare in tempi rapidi senza nemmeno sapere che ritorno potrà avere per il nostro territorio». Marco Giaccanella, presidente del Consiglio comunale di Falconara (An) è stato il primo a sollevare in modo ufficiale dubbi e richieste di chiarimento – ancora non arrivate – alla Regione, sulla bozza di atto costitutivo e statuto della nuova fiera unica marchigiana, la “Fiera dell’Adriatico”, predisposta dalla Giunta e recapitata nelle scorse settimane alle cinque Camere di commercio e ai principali enti locali, chiedendone l’adesione.
Nessun dubbio sulla data ufficiale di partenza – 1° gennaio 2010, con una gestione transitoria fino ad allora – e sul capitale sociale, fissato in 2 milioni di euro suddiviso in 40 azioni nominative. Per il resto la “fusione” tra Erf (Ente regionale fieristico, i due quartieri di Ancona e Civitanova controllati dalla Regione) e Fiere di Pesaro, che nei corridoi di Palazzo Raffaello si dava per certa prima delle elezioni amministrative, resta appesa a un filo. Un filo in mano, di fatto, alla Cdc di Pesaro – che ha il controllo dell’expo di Campanara e ha già assicurato l’acquisto di 8-9 quote della futura Spa – e al presidente dell’Erf Dante Merlonghi, che perora la causa delle nozze immediate con lo slogan «facciamo partire l’Spa e poi insieme la faremo funzionare», ma che gli enti pubblici di Ancona e Macerata e lo stesso Consiglio direttivo dell’Erf vorrebbero spezzare. «Chiediamo un progetto chiaro e serio di ciò che si vuole, di chi lo gestisce e come», sottolinea Massimo Mobili, sindaco di Civitanova Marche, favorevole all’unione se «condivisa».
«Il piano industriale è dato dall’unica governance delle manifestazioni che già si fanno nei tre quartieri», sottolinea il presidente della Cdc pesarese Alberto Drudi, rimarcando lo «straordinario lavoro svolto dall’assessore Solazzi negli ultimi mesi». «Gli enti locali già versano ogni anno contributi di decina di migliaia di euro, ora si chiede invece una quota una tantum minima di 50mila euro», precisa Merlonghi, assicurando una gestione snella, con personale dimezzato e bilanci in pareggio.
Se la Cdc dorica preferisce non esporsi e il Comune di Ancona commissariato non si esprimerà fin dopo le elezioni di giugno, parla invece Antonio Gitto, assessore provinciale di Ancona e membro del direttivo Erf: «A titolo personale, visto che l’ente Provincia non ha ancora avviato una riflessione sul tema, trovo il progetto assolutamente campato in aria, perché il presupposto di un’aziendalizzazione è una gestione ispirata a criteri di economicità e dunque l’apertura ai privati; il presupposto dell’attività fieristica è che ci siano quartieri, infrastrutture e dotazioni ricettive adeguate. Premesse che mancano. Così come non si può ipotizzare per una fiera come Ancona, che con le attività proprie non arriva a fatturare 2,5 milioni, una sede nella Quadrilatero dove il canone di affitto annuale è stimato tra 1 e 2 milioni di euro».
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Alberto Drudi
PRESIDENTE CDC PESARO

Favorevole. Fedele agli impegni presi fin dall’inizio sulla Spa unica di gestione, la Cdc di Pesaro ha confermato l’ingresso nel capitale con 400-450mila euro (8-9 quote)

Marco Giaccanella
PRES. CONSIGLIO COMUNALE FALCONARA

Critico. A enti locali e Cdc la Regione chiede di entrare in una Spa in house senza sapere le sorti delle sedi espositive locali e dell’Erf e senza un piano industriale

Dante Merlonghi
PRESIDENTE DELL’ERF

In corsa. La Spa unica va fatta subito guardando al piano di azione (le fiere su cui investire) più che al piano industriale. Assicurata una gestione snella con organici dimezzati

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