Rassegna stampa

Alla fiera dell’Est finiscono in piazza tutti i «segreti» delle Generali

Gli analisti forse esagerano, ma per loro il fatto che Generali abbia dovuto alzare il velo sui “segreti commerciali” nell’Est europeo è come se Coca-Cola fosse stata costretta a rivelare la sua formula davanti ai concorrenti interessati. Fatto sta che gli accordi contrattuali con l’azionista-partner, Petr Kellner, sono finiti in piazza per disposizione della Consob dopo le polemiche e i sospetti sulla natura dell’intesa. Alla fine si è capito che Generali si è mossa come ha fatto per spiazzare i concorrenti che avevano messo gli occhi sulle attività assicurative del finanziere ceco, senza però disporre delle munizioni degli altri che avevano fatto ricorso al mercato per sostenere l’espansione. Così è stata trovata una formula – una joint venture riuscita sotto il profilo del business – che ha consentito alla compagnia triestina di dilazionare nel tempo l’esborso per l’avanzata a Est e al partner ceco di ottenere comunque subito il contante senza rinunciare alla prospettiva di una futura rivalutazione della propria quota. L’opzione da 2,5 miliardi che Kellner ha in mano per la vendita del suo 49% in Generali-Ppf rispecchia il valore iniziale della joint da 5,1 miliardi. C’è un solo caso in cui il Leone sarebbe tenuto comunque a rilevarla: e cioè se la quota si svalutasse al di sotto dell’importo iniziale e non convenisse così né al venditore cederla sul mercato, né a un terzo soggetto acquistarla. Ma il possibile impegno non si traduce nella necessità di accantonamenti nel bilancio di Trieste fintanto che il valore del pacchetto resta superiore alla put.

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