Rassegna stampa

Al Lingotto in scena l’arte-tech

Una filiera produttiva frammentata e sommersa, con potenzialità inespresse, ma anche con settori che fanno i conti con la congiuntura negativa. È quella del recupero, della conservazione e catalogazione, della fruizione e gestione del patrimonio culturale: imprese private e istituzioni, fra tecnologia, artigianalità e nuove professioni. A dar loro visibilità sarà il salone Dna Italia, dal 1° al 3 ottobre al Lingotto, prima manifestazione italiana dedicata alle tecnologie e metodologie applicate al patrimonio artistico, architettonico e archivistico.
L’iniziativa parte da una analisi realizzata nel 2006 dall’Istituto Tagliacarne, su impulso di Unioncamere e del ministero per i Beni culturali, che fotografa un settore, il quale, nel nord-ovest, si presenta con oltre 93 mila «attività potenzialmente collegate al patrimonio culturale», cioè imprese e operatori pubblici e non profit (oltre il 10% della filiera in Italia); in particolare quasi 66 mila in Piemonte, oltre tremila in Vallée e più di 24mila in Liguria. In termini di valore aggiunto, rispettivamente nelle tre regioni, varrebbe 13 miliardi, 467 milioni e 3,7 miliardi, cioè oltre 17 miliardi nell’area (167 miliardi in Italia). Sono dati indicativi, precedenti alla crisi economica. Ciò non toglie che le potenzialità ci siano: riguardano beni, attività e industria culturale, enogastronomia, architettura ed edilizia di riqualificazione.
Finora gli espositori piemontesi di Dna sono sei, sui 150 attesi, e rispecchiano bene quanto sia differenziata la filiera. L’editore torinese Allemandi, che sta sviluppando il progetto di pubblicare nel 2010 l’edizione araba del suo “Giornale dell’Arte”, su richiesta di Abu Dhabi, è uno di questi. Come la Micro-shop di Torino, che sta espandendo il suo business con la gestione degli archivi storici digitali dei quotidiani. È in crescita anche la Ottaviano conservazione e restauro di Torino, che usa le nanotecnologie per i capolavori e che ha lavorato alla Reggia di Venaria, forte della qualifica per concorrere ad appalti pubblici su opere tutelate. «Un requisito – evidenzia la Confartigianato Piemonte – imposto per legge, da luglio, ma che escluderà dalle gare gran parte delle duemila imprese subalpine del restauro, in difficoltà perché gli interventi pubblici sui beni culturali si sono ridotti». «Un sistema di assegnazione voluto dall’Ue – conferma Manuela Lamberti, che coordina il master Destinazione cultura della Facoltà di Economia di Torino – che penalizza le eccellenze, magari piccole ma competenti, per favorire i grandi».
La torinese Euphon communication (gruppo Mediacontech) che si occupa di effetti speciali, grafica e computer animation, segnala nel 2009 «un rallentamento legato alla crisi», ma valuta interessante per il mercato l’opportunità di creare network a Dna. «Sarà un’occasione – conferma il presidente dei costruttori Ance Piemonte Giuseppe Provvisiero – per condividere le esperienze fra operatori qualificati, alla ricerca di uno sviluppo di un settore che soffre per gli inadeguati finanziamenti pubblici».
«Dna – conclude l’ideatore del Salone Andrea Granelli – farà conoscere ai gestori del patrimonio culturale innovative tecnologie per l’illuminazione delle opere d’arte e anche per risparmiare sulla bolletta dei musei, sensoristica e tecnologie spaziali per la sicurezza degli edifici storici, diagnostica per il restauro… Insomma un nuovo made in Italy».
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