
Al decollo gli outsider dell’aria
L’oligopolio tra Airbus e Boeing nella costruzione di grandi jet commerciali potrebbe presto essere interrotto dall’arrivo di nuovi protagonisti.
I costruttori di aerei più piccoli, come la canadese Bombardier, la brasiliana Embraer e l’industria cinese si stanno attrezzando per entrare con velivoli a più basso consumo di carburante nel mercato dei jet con oltre 100 posti, la linea di confine tra produttori di velivoli regionali e grandi costruttori.
Dietro la competizione di facciata, i due oligopolisti sono sospettati di avere un’intesa segreta sui prezzi, per continuare a fare profitti anche quando l’economia è fiacca. Un sospetto alimentato – secondo alcuni clienti importanti tra le compagnie aeree – dalla pigrizia dei due grandi costruttori nell’ammodernare i modelli più vecchi, tuttora i più venduti, il Boeing 737 e l’Airbus 320, aerei tra 120 e 180 posti con autonomia fino a tre ore di volo.
Ci vorrà tempo, ma il duopolio euro-americano sta per cadere. La canadese Bombardier sta sviluppando un jet da 100 a 130 posti, detto “serie C”, di cui è prevista l’entrata in servizio nel 2013. Embraer, concorrente dei canadesi nei velivoli regionali fino a 100 posti, secondo indiscrezioni, ha ricevuto approcci da Eads, la casa madre di Airbus, per realizzare un nuovo aereo tra 120 e 150 posti. In questo quadro si avanza anche l’ipotesi che gli europei potrebbero finire con l’allearsi con i brasiliani per sviluppare insieme il sostituto del l’A320, evitando di avere un concorrente in più.
Poi c’è la Cina, il secondo mercato del mondo per gli aerei commerciali dopo gli Stati Uniti. La Commercial Aircraft Corporation sta sviluppando il jet passeggeri cinese, il C919 da 150 posti. Dovrebbe entrare in servizio nel 2016.
Sullo sfondo, c’è un ping pong tra i due grandi costruttori di aerei e i tre produttori di motori su chi debba muoversi per primo nella ricerca e sviluppo di nuovi modelli. Deve nascere prima l’aereo o prima il motore? General Electric e Rolls-Royce fanno notare che non ha senso avventurarsi nello sviluppo di propulsori finché l’industria non è seriamente intenzionata a progettare un nuovo velivolo che sostituisca i B737 o gli A320. Diversa la posizione di Pratt & Whitney, che ha un nuovo motore.
Schermaglie degne di una partita a scacchi scandiranno le giornate del salone aerospaziale di Farnborough, che si apre domani presso Londra. La “ripresina” nell’aviazione commerciale fa presagire una certa vivacità, ma questo non basta a far tornare il sorriso ai protagonisti dell’industria aerospaziale.
Rispetto all’anno scorso, quando Boeing ed Airbus si erano presentate al salone di Parigi con una “crescita zero” degli ordini nei primi cinque mesi del 2009, quest’anno i contratti per l’acquisto di nuovi aerei stanno aumentando. Nel primo semestre Airbus dichiara di aver ricevuto 117 ordini netti per nuovi aerei, Boeing 177 (questo il dato fino al 6 luglio). Il ritmo di produzione e consegne rimane sostenuto, 250 velivoli nel semestre per il gruppo europeo, 222 per il concorrente di Seattle.
A fine anno dovrebbe essere confermato un lieve vantaggio nella produzione per il gruppo europeo, che già l’anno scorso ha fatto uscire dalle linee di assemblaggio 498 aerei, rispetto ai 481 degli americani. Questi ultimi conservano il primato per valore, perché il loro carnet è più ricco di aerei di maggiori dimensioni. Secondo dati pubblicati dal Financial Times, che cita come fonti le società di consulenza Teal group e Ascend, nel 2009 la Boeing ha consegnato jet per un valore di listino di 32 miliardi di dollari, Airbus per 30 miliardi.
Al risveglio del civile non corrisponde analogo andamento nel settore militare. Anzi. I tagli ai bilanci pubblici dei principali paesi europei colpiscono gli investimenti della difesa. La Germania l’ha già messo in chiaro, in Gran Bretagna si stima una riduzione del 20%, in Italia si parla di un ridimensionamento del 10 per cento. Tiene il bilancio degli Stati Uniti. C’è un aumento degli stanziamenti in paesi come India, Brasile e Cina, dove si riversano tutti i grandi produttori e quindi i margini delle commesse si abbassano.
I tagli alla spesa pubblica generale potrebbero riacutizzare la recessione dell’economia internazionale, con effetti negativi anche sul comparto civile dell’industria. Nel segmento militare c’è una crescente attenzione all’impiego di velivoli senza pilota. Agli “unmanned aircraft systems” è stata dedicata una conferenza a Bruxelles il 1° luglio, organizzata dall’Agenzia europea della Difesa (Eda) e dalla Commissione europea, con la partecipazione di oltre 450 rappresentanti governativi e dell’industria. Tra gli italiani, il commissario Antonio Tajani, l’eurodeputato Vittorio Prodi e l’ex presidente del l’Enac Alfredo Roma.
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